MITI E LEGGENDE OSIRIDE E IL KA DEI FARAONI LE VOCI INTERIORI E L'ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEGLI ANTICHI EGIZI

LE VOCI INTERIORI E L'ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEGLI ANTICHI EGIZIIl "Ka" Indizi non chiari - Il "Ka"come l'Ili - Egizi passivi nei confronti del "Ka" - "Ka" come Superego di Mario




IL "KA"


Se potessimo dire che l’antico Egitto aveva un psicologia,
dovremmo dire che la sua nozione fondamentale era il Ka,
il problema sta solo nello stabilire cosa fosse esattamente per
gli antichi egiziani il Ka .

Gli studiosi che si sono affaticati attorno al significato di
questo concetto particolarmente ambiguo, che ricorre di continuo
nelle iscrizioni egizie, lo hanno tradotto in una grande varietà
di modi: spirito, fantasma, doppio, forza vitale, natura,
fortuna, destino e chi più ne ha più ne metta. Esso è stato
paragonato allo spirito vitale dei Semiti e dei Greci oltre che
al genius dei Romani. Nessuna di queste spiegazioni risulta
soddisfacente.

A Menfi, su di un blocco di granito dell’VIII secolo a.C. (su
cui era stato stato copiato uno scritto risalente al 3000 a.C)
in una strana mescolanza tra mitologia e realtà si racconta tra
l’altro delle contese tra Horus e Seth, ma soprattutto si
accenna ad Osiride (che ha una sua propria tomba realmente a
Menfi) e di come ogni Re, alla morte diventi Osiride, proprio
come ogni Re in vita è Horus. Ma Osiride non è rappresentato nè
come un Dio, nè come un Dio che muore, e neppure, come hanno
sostenuto alcuni interpreti moderni, come "la vita caduta in
potere della morte", o come "un Dio morto". Egli risulta
piuttosto l’eredità ispiratrice, il Ka del nuovo faraone, "la
voce del Re morto " che persiste con le sue ammonizioni e che
continua, attraverso di lui, ad avere autorità.



INDIZI NON CHIARI


Gli indizi forniti da successivi testi ieratici sono tutt’altro
che chiari. Si accenna al Ka come di una peculiarità personale
connessa al rango sociale. Come di ciò che accomuna gli
individui che dipendono dallo stesso capo e che struttura,
collega, e rende efficiente quella che potremmo definire "la
burocrazia" dello Stato. Altrove se ne parla come il sostituto
di ciò che chiamiamo volontà ma con un accento più passivo,
ineluttabile, fatalista: d’altra parte a quei tempi non si era
ancora sviluppata quell’area della volizione che noi chiamiamo
"io cosciente". Nei testi delle piramidi risalenti circa al 2200
a. C. i morti sono chiamati "i padroni del loro Ka", quasi a
sottolineare la natura esoterica del Ka e di come in vita esso
venga ispirato ed imposto sempre dall’esterno.

Il simbolo del Ka nei geroglifici è un simbolo di ammonimento
rappresentato da due braccia sollevate con le palme tese ed
aperte poggiate su una base usata di solito per sostenere i
simboli delle divinità. Il Ka di ciascuno è sempre di origine
divina e percepito come la "voce di un altro".



IL "KA" COME L'ILI


"Io credo - sostiene Jaynes - che il Ka sia ciò che l’Ili o il
Dio personale era in Mesopotamia. Il Ka di un uomo era la voce
guida che egli sentiva interiormente con accenti autoritari, ma
che quando veniva udita, allucinata dai suoi amici o parenti
anche dopo la sua morte, veniva ovviamente percepita in modo
allucinatorio come la sua voce".

In alcuni testi si dice che "il Re fa il Ka di un uomo" e la
traduzione che se ne fa in "fortuna" è una chiara imposizione
moderna. Il significato di Ka in questo caso è che l’uomo
nell’acquisire una voce ammonitrice allucinatoria (dalla quale
viene guidato nel suo lavoro) acquisisce anche la sicurezza di
appartenere al gruppo, rango sociale e protezione.

Particolarmente rilevante era il Ka del faraone, il Re Dio.
Ciascun Re è Horus ed eredita il Ka , ovvero la sua
persona-voce, come ispiratrice divina, dal padre defunto il
quale, morendo, diventa Osiride. Non c’è da stupirsi che il
Faraone percepisse il proprio Ka come il sogno o la voce stessa
del padre morto e che di quest'ultimo si cercasse con
l’imbalsamazione di mantenere viva la funzione ispiratrice.

Nelle allucinazioni dei suoi cortigiani, però, il Ka viene udito
con la voce del Re-faraone e presso coloro che avevano come
riferimento tali funzionari, il Ka era udito con la voce di
questi ultimi e cosi via fino all’ultimo dei sudditi che poteva
vantare un rango sociale. Ed è questo il fatto rimarchevole.

Alcuni funzionari egizi si esprimono in questi termini "il mio
Ka appartiene al Re" o "il Re è il mio Ka ". Nel museo del Cairo
la stele numero 20538 dice: "Il Re dà il Ka ai suoi servi e
nutre quelli che gli sono fedeli".



EGIZI PASSIVI NEI
CONFRONTI DEL "KA"


L’atteggiamento degli Egizi nei confronti del Ka è interamente
passivo. Come nel caso dei Greci dell’Iliade, in completa e
passiva balia degli dei ispiratori, udire il Ka e obbedire ai
suoi comandi è un tutt’uno. I cortigiani in alcune loro
iscrizioni dicono parlando del Re: "Feci ciò che il suo Ka
comandava" o "Feci ciò che il suo Ka approvava" il che, con
buona probabilità, significa che il cortigiano udiva
effettivamente (in modo allucinatorio) la voce del suo Re che
ordinava, dirigeva ed approvava il suo lavoro.

Le piramidi contenevano molte false porte dipinte sui muri
attraverso le quali il Ka del Re-Dio defunto poteva uscire nel
mondo ed essere udito. Nei monumenti il Ka del Re è dipinto come
un vessillifero che regge la testa del Re adornata da penne (in
grado di volare?) o come un uccello appollaiato dietro la testa
del Re.

In una scena molto rappresentativa si vede raffigurato il Dio
Khanun che forma il Re ed il suo Ka sulla sua ruota da vasaio.
Essi sono due figurine identiche, con la sola differenza che il
Ka indica la propria bocca suggerendo di essere quella che
potremmo chiamare la "parola personificata".

Il Ka del Re è ovviamente il Ka di un Dio. Opera come suo
messaggero. Per lui è la voce dei suoi avi e per i suoi sudditi
è la voce che essi odono e che dice loro ciò che devono fare. E
quando in qualche testo un suddito dice "il mio Ka deriva dal
Re" oppure "Il Re fa il mio Ka ", oppure ancora "Il Re è il mio
Ka" queste frasi vanno interpretate come l’assimilazione della
voce guida, interiore e personale, con la voce o la presunta
voce del Re.



"KA" COME SUPEREGO


Nella civiltà egizia il Ka , pertanto, rappresentava una sorta
di Superego, un determinismo esoterico di origine divina che,
ispirato nel faraone, "volava di testa in testa", attraversando,
collegando e controllando tutta l’organizzazione gerarchica, da
lui fino all’ultimo dei suoi sudditi.

Questo tipo di organizzazione ha reso possibile la formazione di
strutture sociali altamente complesse ed efficienti, in grado di
realizzare opere incredibili e grandiose pur in un contesto in
cui gli individui non erano ancora coscienti di sè. Perchè si
sviluppi qualcosa che assomiglia alla coscienza in termini
moderni, infatti, l’umanità dovrà aspettare ancora qualche
migliaio di anni.
Mario Quaglia

Bibliografia: "Il crollo della mente bicamerale e l’origine
della coscienza" di J. Jaynes ('84).

(x) Mario Quaglia, Vico De Negri 17, 16100
Genova, con note illustrative eloquenti ("Mago, genio,
inventore, taumaturgo) ha queste sue note biografiche in calce
ai suoi articoli (che via via pubblicheremo):
"Giuro solennemente che tra Benvenuto Cellini e me non vi è
altro che il cognome di una mia nonna e la mitomania di una
sorella di mio padre.

Costei, rilevando in famiglia un certo geniaccio creativo
diffuso, una predisposizione alla manualità artistica condita
con una punta di stravaganza e di follia, giurava esattamente il
contrario di quello che sto giurando io. Naturalmente suffragava
la sua convinzione mostrando false dichiarazioni genealogiche (fu
raggirata da un simpatico buontempone) ed un "naso" che a suo
dire dimostrava ciò che è indimostrabile.

Devo riconoscere che la storia di mia zia mi fece sempre
sorridere, ma per rispetto a quel "naso", di cui anche io tra
gli altri nella mia famiglia sono portatore sano, finii col
millantare pure io quel titolo del quale amava fregiarsi
Benvenuto Cellini (anche lui abusivamente).

Ora sapete perchè, accanto a Mario Quaglia vedrete spesso
lampeggiare, illuminato di modestia, il titolo di:  "Mago,
Genio, Inventore e Taumaturgo"

GdS 5 III 2002

Mario Quaglia (x)
Società