La mimosa è off?
La festa della donna
non ha più ragione di essere celebrata?
Allo stato delle cose( una ragazza di trent’anni che vince per
la seconda volta l’Oscar 2005 per la migliore interpretazione
femminile, una certa, grintosa, bravissima Hilary Swank
americana trentunenne, una sua coetanea italiana e pugliese,
Paola Zanna, che consegue quasi un corrispondente dell’Oscar,
però nelle scienze per le sue scoperte sul melanoma della pelle,
tanto da essere considerato un Nobel al femminile, un Segretario
di Stato americano nero e donna, una indiscutibile Condoleezza
Rice, una vecchia signora del giornalismo- Giuliana Sgrena- di
estrema sinistra che viene riscattata con un milione di dollari
più la morte di un 007 italiano) si può concludere con quel
piccolissimo sondaggio realizzato da Nexsus per conto dell’Aism (Associazione
italiana sclerosi multipla) che la famosa, tanto decantata festa
della donna dell’otto marzo non ha più ragione di essere
celebrata?
Sembrerebbe di sì, vista la grande libertà che oggi tutte
praticano in occidente.
Però… quel 41,3%
Però…mi ha turbato non poco quel 41,3% delle intervistate che
ammette di non conoscere i valori e gli eventi su cui si basa la
festa.
Come pure mi turbano certe ex femministe che oggi disprezzano le
mimose ritenendole un “odore cattivo”, mentre nel passato se ne
gloriavano moltissimo (tipo la Barbara Palombelli) per fare
carriera (e quando si corre sulla spider rossa dietro ai
politici, se ne fa di strada).
Non è che all’improvviso, visto che qui in Occidente (salvo
drammatici incidenti di percorso) possiamo gettare alle ortiche
una data che per la liberazione della donna ha significato
molto.
Bisognerebbe avere il coraggio e la forza che questa festa che
per noi ha perso la sua valenza etica, fosse esportata negli
altri Paesi del mondo dove le nostre simili soffrono e gemono in
attesa di una emancipazione di ogni genere.
Sono convinta che vi siano molte tra noi che si danno da fare in
questo campo, che brigano perché ogni donna possa gestire la sua
vita nel rispetto della comunità in cui vive, però senza inutili
ciarpami, pesanti catene che le asservano ancora a un genere
maschile da sempre “coccolato” e “sfruttatore”.
Godetevi l’8 marzo 2005 come volete, però, per favore, date ogni
tanto un’occhiata alle informazioni sul come e perchè si va
ancora in giro a festeggiarla.
L’inizio
Le origini della festa dell'8 marzo risalgono al lontano 1908,
quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le
operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per
protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette
a lavorare. La protesta si protrasse per alcuni giorni, finché
l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò le porte della
fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento
venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere
all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa
data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a
favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della
tragedia.
Il triste accadimento, ha dato il via negli anni
immediatamente seguenti ad una serie di celebrazioni che i primi
tempi erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico
scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte
nel rogo della fabbrica. In prosecuzione, con il diffondersi e
il moltiplicarsi delle iniziative, che vedevano come
protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e
alla condizione sociale, la data dell'8 marzo assunse
un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni
femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto
subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per
il proprio riscatto.
Ai giorni nostri
Ai giorni nostri la festa della donna è tuttora "in": le
associazioni femminili organizzano manifestazioni e convegni
sull'argomento, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica
sui problemi che pesano anche adesso sulla loro condizione.
Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di
festeggiare queste data, è andato in massima parte perduto il
vero significato della ricorrenza, perché la grande maggioranza
delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con
le amiche, per concedersi una serata diversa, magari all'insegna
della "trasgressione", che può assumere la forma di uno
spettacolo di spogliarello maschile, come ci informano i
giornali, che danno grande rilevanza alla cosa, riproponendo per
una volta i ruoli invertiti.
Per celebrare la festa della donna, bisogna comportarsi come gli
uomini?
E la binah (cioè quella dote speciale che Dio ha dato alle donne
per compensarle della loro differenza con gli uomini, specie per
la supremazia del potere di ogni genere) che fine farà?
Per il 40,3% delle ragazze che non sa quanto è costato ciò che
per loro è normale.
Tappe principali
dell'emancipazione femminile nel mondo
Tappe principali dell'emancipazione femminile nel mondo:
1) 1628: Papa Urbano II autorizza le suore dell'ordine delle
Orsoline e delle Agostiniane a fondare scuole femminili per
ovviare "all'ignoranza delle ragazze e alla corruzione dei
costumi". Negli stessi anni, la figlia adottiva di Montaigne,
Marie Le Jars de Gournay (1566 - 1645), scrive un Trattato
sull'uguaglianza degli uomini e delle donne e uno scritto
Lamenti delle dame, che inquadra la sottomessa condizione
femminile, anche nei ceti più nobili.
2) 1647: In Inghilterra Mary Astell propone la fondazione di
un’università femminile (poiché alle donne non è permesso
frequentare le altre, esclusivo privilegio degli uomini). La
proposta però fu bocciata.
3) 1785: Sarah Trimmer riesce a fondare delle scuole
specializzate di istruzione tecnica, che trovano la loro
collocazione alla luce dello sviluppo industriale della nazione
inglese.
4) 1791: In Francia, Olympiè de Gouges prepara la "Dichiarazione
dei diritti delle donne".
5) 1832: Ancora in Francia Marie Reine Guindorf e Désirée Véret
fondano il giornale "La donna libera", redatto esclusivamente da
donne.
6) 1835: Nasce in Inghilterra il movimento detto delle
"suffragette", perché chiedono che il suffragio, cioè il diritto
di voto, sia veramente universale, esteso quindi anche alle
donne.
7) 1865-1870: Due donne inglesi, dopo aver ottenuto di essere
ammesse a frequentare l'Università, conseguono la laurea in
medicina.
8) 1866: Per la prima volta in Europa, precisamente in Svezia,
la donna viene ammessa al voto.
9) 1871: Nasce in Francia "l'Unione Donne" per iniziativa di
Elisabeth Dimitriev, amica di Marx. E' una specie di camera del
lavoro che si propone di raggruppare le donne secondo le
categorie lavorative.
10) 1900. Viene approvata in Francia una legge che permette alle
donne di esercitare la professione di avvocato.
11) 1920. Per la prima volta nella storia, una donna, Jean Tardy
entra a far parte di un ministero, il Ministero del Lavoro.
12) 1947. Viene eletta la prima donna Ministro della Francia:
Madame Poins - Chapuis, che assumerà il dicastero della Sanità
Pubblica. Nel 1945 le francesi avevano ottenuto finalmente di
votare.
13) 1963. Valentina Tereskova, russa, è la prima donna
astronauta lanciata nello spazio.
14) 1966. Indira Gandhi diventa Primo ministro dell'India;
l’evento desta grande stupore, mai fino ad allora, una donna
aveva ricoperto questo ruolo.
15) 2004: Condoleezza Rice, una donna nera diventa Segretario di
Stato degli USA.
Ma più che raccontare episodi, storie di oggi, vorrei proporre
un qualcosa di “speciale” per le donne.
Per coloro che hanno visto The Passion il film tanto discusso di
Mel Gibson, avrà sicuramente impressionato il diavolo con il
volto di Rosalinda Celentano completamente calva che poi si
presenta nei vari spettacoli tuttora così.
Perché?
La donna calva nei secoli
Chi è stata la prima donna calva al mondo? Era di moda tra le
principesse e le regine dell'Egitto dei Faraoni (egiziacalva.jpgegiziacalva.jpg).
Cinquemila anni fa, le egizie per igiene si radevano la testa a
zero ed usavano parrucche. Il cranio rasato era considerato
segno di nobiltà, il massimo dell'eleganza, della raffinatezza e
della femminilità( egiziane.jpgegiziane.jpg).
Presso gli Ebrei le donne sacrificavano l'ornamento del capo
solo per un grande dolore. "Tagliati i capelli, rasati la testa
per via dei tuoi figli, tue delizie: renditi calva perché vanno
in esilio lontano da te". E' il castigo annunciato dal profeta
Michea. Anche la forestiera che andava sposa a un ebreo doveva
rinunciare ai capelli. E' scritto nel Deuteronomio: "Se vedrai
tra i prigionieri una donna bella e ti sentirai legato a lei
tanto da volerla prendere in moglie, ella si raderà il capo".
Isaia nel condannare aspramente il lusso delle ebree le
ammonisce con una profezia: "Dice il Signore: poiché si sono
insuperbite le figlie di Sion e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi, perciò il Signore
renderà tignoso il cranio delle figlie di Sion, il Signore
denuderà le loro tempie. In quel giorno invece di ricci ci sarà
calvizie". Ecco perché per le donne ebree la perdita dei capelli
era considerata come la più tremenda punizione da parte di Dio.
Ricevevano, però, la stessa durissima condanna qualora venivano
scoperte come adultere.
Nell'antica Sparta, dove vigevano le severissime leggi di
Licurgo, il giorno delle nozze la donna veniva rapata per
dimostrare che rinunziava a ogni vanità e seduzione e che da
allora in poi avrebbe pensato solo al marito e alla cura della
casa. Nel mondo antico (Grecia e Roma) ci si strappava i capelli
o ci si tagliava qualche ciocca nelle manifestazioni di dolore e
di cordoglio. Si racconta che quando i Galli nel 390 avanti
Cristo minacciarono Roma, le donne corsero in massa a tagliarsi
i capelli per farne corde e funi. Ne è segno il tempio di Venere
Calva eretto in ricordo dello storico sacrificio.
Secondo la tradizione, alla martire cristiana Crispina i
persecutori, per oltraggio, rasero i capelli, già argentati per
l’età, prima di eseguire la pena capitale.
Una fanciulla cristiana di Cordova (nell’ottavo secolo), Maria,
ricevette tanti di quei colpi di frusta in testa dai musulmani,
che si staccò l’intero cuoio capelluto.
In varie epoche le donne hanno rasato a zero la testa anche per
un altro motivo,
Probabilmente nel Medioevo, sotto le complicate cuffie e veli
che furono di moda nei primi secoli le dame radevano i capelli:
solo verso l’XI- XII secolo scomparvero cuffie e veli e i
capelli tornarono alla luce del sole. Sempre durante il Medioevo
così ricco di superstizioni e pregiudizi, poiché si credeva che
nei capelli femminili si nascondessero forze misteriose e
malefiche, per costringere le streghe a confessare la verità e
togliere loro ogni potere soprannaturale, non c'era che un
rimedio: rasarle alla radice.
Pare che anche nel Settecento, all’epoca dei colossali pouf
montati sulla testa, le dame portassero la testa rasata per il
proliferare dei pidocchi che si annidavano in quelle tronfie
acconciature sovraccariche di polveri, pomate e imbottiture.
In varie epoche storiche e in diversi contesti, le donne, come
le adultere, sono state mortificate e severamente punite con il
taglio drastico dei capelli e la rasatura. La rasatura del capo
è stata considerata una tremenda punizione per le donne.
Nella Vienna degli Asburgo, alla fine del ‘700, le donne di
liberi costumi, se offendevano la moralità, venivano condannate
a una pena esemplare: dopo averle raccolte in una pubblica
piazza, davanti a una grande folla e in presenza del giudice, i
giustizieri tagliavano loro i capelli alla radice, che venivano
raccolti per farne parrucche.
La rasatura del cranio fu il marchio crudele e infamante che
accompagnò le tante deportazioni di donne nei campi di
concentramento nazisti. Nella Francia degli anni Quaranta, al
tempo della Liberazione del paese dalle truppe naziste, molte
donne, ingiustamente punite con la scusa di "collaborazione
orizzontale" (cioè per essere andate a letto con il nemico),
simbolizzano uno degli episodi meno gloriosi e più problematici
della recente storia d'oltralpe. Certamente si trattò di una
crudele espressione di controllo degli uomini sul corpo delle
donne. Rasare la testa delle donne accusate di collaborazione
con il nemico (per almeno la metà di loro non fu esplicitamente
invocata nessuna relazione sessuale) significò privarle
simbolicamente della loro femminilità, oltre alla condanna che
le aspettava quando veniva provato che avevano commesso un reato
punito dalla legge. Si trattò quindi di una punizione
"sessuata": le donne sarebbero state maggiormente colpevoli
degli uomini per il solo fatto di aver accettato di avere a che
fare con il nemico.
Spesso anche le condannate nei lager nazisti venivano rapate per
punizione.
Fino ad alcuni anni fa, a chi sceglieva la vita monastica,
veniva recisa la chioma: un simbolico addio al mondo e alle sue
peccaminose tentazioni, rappresentate dai capelli.
In alcuni paesi dell’Asia, come nelle campagne dell’India e
della Cina, da secoli le donne si radono i capelli quando
perdono il marito. Le vedove si distinguono per la testa rapata.
Presso moltissime tribù africane le donne sono rasate per
apparire bellissime e irresistibili agli occhi dei loro uomini.
La testa rasata a zero è ritenuta affascinante, sensuale,
incantevole.
In alcune culture tribali il taglio dei capelli è un rito di
iniziazione all’età adulta. Nell'Africa equatoriale e centro-
orientale le donne si rasano per lutto o per eccesso di pulizia.
Nelle scuole e nei collegi dell’Africa nera, le studentesse per
pulizia sono obbligate a portare i capelli cortissimi,
preferibilmente rasati.
Le donne Masai abbelliscono il cranio rasato con enormi piume.
Al giorno d'oggi l'India - secondo alcune stime - avrebbe il più
alto numero di donne calve al mondo. Una quantità innumerevole
di donne di ogni età si rade a zero, va nei templi e offre i
capelli tagliati alle divinità del pantheon induista.
Nell'Estremo Oriente, particolarmente in Giappone, le
sacerdotesse buddhiste vengono rasate a zero durante le
cerimonie di consacrazione.
Da alcuni anni, indossatrici, modelle, donne di spettacolo e
dell'alta società si radono i capelli a zero per crearsi un look
originalissimo e darsi un'aria particolare.
L’ultima, in ordine di tempo( 2004) è stata Rosita Celentano,
ovvero il diavolo.
Sennò che altro?
-
Sempre per aiutarsi a conoscere propongo alcuni Siti dove è
possibile trovare tutto al femminile:
www.l’altrametà.it
Un ricchissimo Sito dove si trova la cronaca rosa più recente, i
dossier, opinioni, interviste di un certo peso culturale,
indicazioni su come muoversi, informarsi, collaborare,
ritrovarsi.
-
http://www.fondazionebadaracco.it
Fondazione Badaracco.
Studi e documentazione delle donne.
L'interesse della Fondazione è quello di promuovere
la storia e la cultura delle donne nei diversi ambiti del
sapere, con
particolare riguardo per la storia del movimento politico delle
donne degli
anni Settanta.
-
Rivista raggio -
La rivista delle suore missionarie comboniane
-
"GIUdIT - Giuriste d'Italia - ONLUS"
E' un'associazione che ha lo scopo di promuovere, secondo
un'ottica di genere, studi, ricerche, formazione, attività di
promozione sociale su tematiche giuridiche concernenti la
differenza sessuale, il rapporto tra differenza sessuale,
uguaglianza formale e sostanziale, differenze culturali;
soggettività giuridica e diritti; empowerment delle donne;
diritto e politica; libertà e autodeterminazione in materia di
sessualità, riproduzione, salute, usi del corpo, orientamento
sessuale e identità di genere; relazioni personali e familiari;
violenza contro donne e minori; lavoro produttivo e
riproduttivo; conciliazione e ridistribuzione delle
responsabilità familiari e professionali.
- http://members.xoom.virgilio.it/giudit/
Il presente ha un cuore antico - Letizia Lanza.
Riletture della classicità greco-romana nell'immaginario delle
donne, oggi.
Da Omero ai tragici, dalle scritture latine alle testimonianze
medievali e
moderne - alla ricerca di protagoniste femminili e personaggi
eroici (o
anche mostri, spettri, ibridi inquietanti e grotteschi, esseri
bisessuali...)
- http://digilander.libero.it/letizial
Ereditare il femminismo: Lezioni di Filosofia di Luisa Muraro
Tramanti.
E' una tesi sperimentale sulle relazioni fra le nuove tecnologie
della comunicazione e le filosofie femministe contemporanee. La
Rete come fucina del simbolico, come spazio aperto alla
sperimentazione di identità fluide, nomadi, frammentate.
Sito in spagnolo con diversi articoli interessanti sul
femminismo, il pensiero della differenza, il cyberfemminismo, la
globalizzazione...
http://www.creatividadfeminista.org
Simone Weil
-
DWF
Rivista di politica femminista. Trimestrale. La rivista è nata
nel 1976. Ha una sezione di women's studies e abstracts in
inglese.
http://www.storiadelledonne.it/dwf/index.html
Il Paese delle donne
Giornale nato per rendere visibili quelle donne che,
singolarmente o aggregate in qualche modo, stanno modificando i
comportamenti del vivere civile.
DWpress
Il quotidiano delle donne propone un servizio, unico nel suo
genere, che focalizzi l'attenzione sulla realtà dei saperi e
delle passioni femminili, sulle azioni positive intese a
valorizzare i percorsi delle donne attraverso articoli,
interviste, inchieste e approfondimenti.
http://www.mclink.it/n/dwpress/
L'Araba Felice
Il Sito de L'Araba Felice mette in rete Dominae, Dizionario
biobibliografico interattivo delle donne (di ieri e di oggi), e
dà notizia delle attività dell'Associazione (fondata nel 1984)
riguardanti poesia, narrativa, dibattiti sull'attualità, lavoro
con le scuole, eccetera).
E allora, mimosa sì o no?
Il fiore simbolo dell’8 marzo è stato ideato in Italia nel 1946.
L’UDI (Unione Donne Italiane) stava preparando il primo "8
marzo" del Dopoguerra, e si pose il problema di trovare un fiore
che potesse caratterizzare visibilmente la Giornata.
C’era il precedente del garofano rosso per la festa del
lavoratori il Primo maggio, che come simbolo aveva sempre
funzionato bene, soprattutto negli anni del fascismo, durante i
quali metterselo all’occhiello era un segnale inequivocabile, e
non privo di rischi.
Alle giovani donne romane piacquero quei fiori gialli
profumatissimi, che avevano anche il vantaggio di fiorire
proprio nel periodo giusto e non costavano tantissimo.
Quindi la preferenza della mimosa non ha un significato
recondito, ideologico o quant’altro.
La sua scelta fu semplice e casuale, ma indovinata, un’idea di
grande successo, visto che è rimasta stabile fino ai nostri
giorni.
Si offre alle ragazze, alle mogli e alle amiche, alle impiegate
nei luoghi di lavoro e alle mamme.
E’ un dono che viene fatto non solo dagli uomini, ma si regala
anche fra donne.
E oltre ad essere un fiore profumatissimo e durevole, lo si
trova l’8 marzo come "logo" di tanti manifesti, cartoline e
copertine di giornali.
Maria de Falco Marotta
GdS 10 III 2005 - www.gazzettadisondrio.it