"L'ULTIMO SUONATORE"



Una imprevedibile serata all’insegna del puro divertimento
quella di venerdì 7 marzo alla Sala “Don Bosco” per la Banda
Osiris e l’effervescente Eugenio Allegri nel penultimo
appuntamento della Stagione Teatrale del comune, “L’ultimo
suonatore” a cura di “Progetti Dadaumpa”.

Un gradito ritorno, quello nel capoluogo del grande Eugenio, già
splendido interprete nella passata edizione del capolavoro di
Baricco “Novecento” che faceva eco al suggestivo film “La
leggenda del pianista sull’oceano”. Il suo stavolta, però, è
stato accompagnato da un esilarante gruppo: quello della Banda
Osiris. Il riferimento alla celeberrima Vanda Osiris che
scendeva leziosa le scale del varietà, non è certamente casuale.
Infatti, tutta la ridondanza coreografica che caratterizzava i
momenti migliori dell’avanspettacolo, rappresenta in questa
scalcinata band la controparte disorganizzata, evanescente,
inconcludente, dell’ “ultimo suonatore solitario”, uno
strampalato direttore d’orchestra che vuole ammaestrare le
scimmiette che sfuggono al suo controllo.

Numerosissimo il pubblico intervenuto, tanto che è stato
necessario ricorrere a posti aggiuntivi, e veramente divertito
dalle mirabolanti gags della scombinata banda che sembrava
recitare a soggetto, completamente a ruota libera, come nelle
migliori commedie dell’arte, se non fosse stato per quella
perfezione stilistica, per quella accuratezza millimetrica degli
effetti ampiamente studiati che hanno strappato un inaspettato
fuori programma di un Allegri un po’ più in carne, ma
sicuramente più in tiro, come i tromboni che luccicavano sulla
scena trasformandosi proditoriamente in ali, corna, armi,
asciugacapelli, appendici inconfondibili di figure estemporanee
dettate dalla narrazione. Una corroborante iniezione di vitalità
e di allegria che ha coinvolto gli spettatori anche in un
curioso intervallo a scena aperta. Non sono mancati, però,
momenti più impegnati e satirici con un’inedita lettera al
Presidente del Consiglio per un accorato appello alla pace da
parte di chi di guerra non vuol sentirne parlare nemmeno per
l’anticamera del cervello, oppure con la declamazione di “Tanto
gentile e tanto onesta pare” o dell’”Infinito” leopardiano,
subitamente messa alla berlina da un infido scimmiottamento
della tuba. Il copione è tratto liberamente dal “Tingeltangel”
di Karl Valentin, genio dissacrante che si libera di ogni
stucchevole schema scenico, per seguire una sua comicità tutta
surreale a cui i cultori dello “Zelig” televisivo potrebbero
attingere a piene mani. La scalcinata band di fiati ha spaziato
dagli scanzonati motivetti del prima, durante e dopo-doccia, al
sound più duro e aggressivo delle dissonanze metropolitane,
ricucendo così brandelli di narrazione a tratti demenziali, ma
non per questo meno acuti e corrosivi.
Nello Colombo


GdS 28 III 2003 - www.gazzettadisondrio.it

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