I FALSI MORALISTI ANTI-PASSIONE

di Carlo Climati

Il film di Mel Gibson "La Passione di Cristo" sta suscitando
molte polemiche. Ciò che colpisce, negli articoli e nei commenti
pubblicati sui giornali, è la critica ricorrente che viene fatta
alla violenza del film. Si tratta, secondo me, in molti casi, di
una critica non sincera e spesso dettata dai pregiudizi.

Viene da chiedersi: ma dove erano i moralisti anti-Passione
quando certi cantanti di rock satanico venivano a suonare in
Italia con i loro show aggressivi e blasfemi? Dove erano, questi
signori, quando centinaia di film sanguinari e violenti
riempivano gli schermi dei nostri cinema? E perché questi
improvvisati difensori della purezza e del buon gusto non dicono
nulla quando la pornografia (quella vera!) invade le edicole,
perfino sotto gli occhi dei bambini?

Mi permetto di manifestare un sospetto. "La Passione" di Mel
Gibson suscita tante polemiche, semplicemente, perché è un film
che parla di Gesù. E questo dà fastidio.

L'ondata di moralismo anti-Passione è, in realtà, solo
ipocrisia. Se, davvero, vogliamo preoccuparci della violenza,
facciamolo per quella violenza stupida, commerciale e gratuita
che viene costantemente proposta ai giovani attraverso i mezzi
di comunicazione più disparati: da certi video musicali a certi
videogiochi, da alcuni fumetti a certi cartoni animati.

Tutto questo è il segnale di un pericoloso rovesciamento
culturale. E' una metafora dei nostri tempi. Viviamo, sempre di
più, in un mondo "al contrario", dove la morte e la violenza,
invece di impaurire, diventano elementi d'attrazione.

Pensiamo ai tanti film dell'orrore che hanno per protagonisti
mostri, demoni e maniaci assassini. Propongono una serie di
omicidi senza fine, nelle forme più orribili e brutali.

L'aspetto più inquietante di queste pellicole è che il male non
viene mai sconfitto definitivamente. Alla fine di ogni storia,
riaffiora sempre. Il maniaco assassino viene puntualmente ucciso
in ogni film. Ma poi, alla fine, risorge ed è pronto ad uccidere
di nuovo. Tornerà nel film successivo e continuerà a colpire, in
una spirale di violenza senza fine.

Il messaggio lanciato ai giovani da certi film dell'orrore è
profondamente pessimista. Spinge a credere che il male non si
possa sconfiggere una volta per tutte.

E' un concetto radicalmente anticristiano. L'idea della continua
"resurrezione" dell'assassino (e quindi, del male) sembra voler
prendere il posto dell'unica e vera resurrezione, che è quella
annunciata da Gesù. Sembra voler rappresentare la vittoria del
pessimismo sull'ottimismo del Vangelo.

Ho citato questo esempio, tra i tanti che si potrebbero fare,
per mettere in luce il falso moralismo dei critici
anti-Passione, perennemente urlanti contro Mel Gibson e
colpevolmente silenziosi di fronte ai vari film sanguinari,
dischi di rock satanico e programmi televisivi-spazzatura.

Un po' di coerenza in più, a volte, sarebbe utile.

Carlo Climati

md3416@mclink.it


GdS 10 IV 2004 - www.gazzettadisondrio.it

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