EVVIVA SOFIA!

L'altra Sofia - La giovane e bella regista - Filmografia - La scheda del film


L'altra Sofia


Sofia, non la gloriosa Loren ma quella più giovane, la Sofia
Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, è cresciuta proprio
bene.

In un battere d’occhio, dopo la sua presenza a Venezia 60 in
Controcorrente con il suo film Lost in Translation, si è
aggiudicata ben cinque nomination al “Golden Globe” (una
specie di anticamera dell’Oscar) 2003.

Sicuramente i critici che l’hanno ritenuta tra i registi
migliori del 2003, le assegneranno un qualche premio. Molti
ritengono che sia stata spiritosa, allegra, opportuna nel
cogliere nel suo film le situazioni a volte comiche, altre
aberranti di quanti si trovano a vivere in una cultura
diversa, cosa questa che capita di sovente a tutti gli
occidentali “globalizzati”.

Di fatto la giovane Sofia nel suo film narra una storia
pervasa dal senso di perdita, di confusione, di spiazzamento
che segue il momento della ‘traduzione’, del cambiamento,
della modificazione., in un’altra cultura, sebbene lo
sviluppo della storia svelerà diversi gradi e sfumature del
sentirsi ‘lost in translation’ (cioè “spersi, perduti nella
traduzione, non solo linguistica, ma culturale).

Nel passaggio dall’America al Giappone emerge immediatamente
la difficoltà linguistica e, in generale, comunicativa, che
crea una frattura tra i protagonisti e ‘l’altro’. L’esito è
tragicomico, e dà spunto a momenti di ilarità.
Fortunatamente, la regista non si sofferma più di tanto su
questo, e progressivamente passa dalle perplessità
linguistico-culturali a quelle esistenziali, più intime,
accentuate dall’insolita situazione di un pesce fuor d’acqua
che si trova a nuotare in un mare sconosciuto.

Lost in Translation è un film che restituisce il piacere
dell’immagine filmica. Sofia Coppola è abile a suggerire le
emozioni e ad accenderle con la macchina da presa, con il
suo sguardo meravigliato e affascinato che si muove per le
strade della città, fondendo immagini e musica. Ne risulta
una sorta di omaggio a Tokyo, satura di luci e annegata nel
mare dei suoi abitanti, costantemente avvolta da voci,
rumori e musica. L’hotel dei due protagonisti diventa per
loro, e per l’occhio dello spettatore, una sorta di
fortezza, una scatola trasparente dalla quale ammirare la
metropoli, così frastornante e inafferrabile.



La giovane e
bella regista


Sofia Coppola dopo il convincente esordio de "Il giardino
delle vergini suicide", confeziona una delle pellicole che
ha convinto di più al 60.mo Festival di Venezia. In questo
film usa un tocco leggero e un occhio filmico notevole che
si basa anche su parole non dette e sulle espressioni
facciali, sia di Murray che della giovane Scarlett Johansson,
già in "Ghost World".

Intensità e leggerezza, tra smarrimento ed incertezza che
passa dal buffo al malinconico sono elementi che vengono
sospinti da uno stile già molto evidente in "Il giardino
delle vergini suicide" (uno dei film che ha rivelato le
capacità registiche di Sofia). in cui si fondono immagini e
musica e che qui sottolinea anche un omaggio alla capitale
nipponica ricolma di luci nel mare dei suoi abitanti,
costantemente avvolta da voci e rumori.

Sofia è nata nel 1971 a New York (Usa)

Attrice e regista, ha respirato 'aria di cinema' fin da
piccola, sotto l'ala protettiva del famoso padre. Ha
iniziato come attrice apparendo, quasi neonata, nei primi
due episodi della saga de "Il padrino".



Filmografia


Lost in Translation - L'amore Tradotto (2003)

Il Giardino delle Vergini Suicide (1999)

Star Wars Episodio i - la Minaccia Fantasma (1999)

Hearts Of Darkness: a Filmmaker's Apocalypse (1991)



La scheda del
film


LOST IN TRASLATION

Anno: Usa, 2003

Regia: Sofia Coppola

Interpreti: Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi

Sceneggiatura: Sofia Coppola

Genere: commedia sentimentale

Durata: 1h e 42'

Distribuzione: Mikado

Giudizio: positivo

TRAMA:

Bob e Charlotte sono due americani a Tokio. Non sono
turisti: lui è una star del cinema, è ultra-cinquantenne ed
in declino. Ha accettato, per soldi, di andare a Tokio per
girare una pubblicità di una marca di whisky giapponese. Lei
è poco più che ventenne, ed è a Tokio assieme al marito, un
giovane fotografo di moda. In realtà è sempre sola, il
marito le preferisce di gran lunga il lavoro, in un
tecnologico hotel, il Park Hyatt Hotel che sembra sospeso
sopra la città. Anche Bob è alloggiato in quell'albergo. E
poiché entrambi soffrono di insonnia, finiscono per fare
amicizia. Un'amicizia sorprendente tra due persone che
nonostante la grandissima differenza di età scoprono delle
affinità nella loro fragilità, nel loro smarrimento

Già il titolo potrebbe essere un gioco di parole sul valore
che nel nostro Paese hanno i vocaboli e su come vengono
erroneamente tradotti i titoli dei film da qualche imbranato
interprete.

In Italia Lost in translation diventa senza ragione "L'amore
tradotto", ennesimo crimine linguistico di una lunga serie,
ma sarebbe stato meglio lasciargli il titolo originale che,
più o meno, significa: “Perduti nella traduzione”. Infatti….


Cose che non si devono perdere nel film.

Imperdibile tutto ciò che è collegato allo spot
pubblicitario ed ai suoi tentativi di comunicare con i
giapponesi! Non è possibile raccontare quello che succede.
Occorre l’occhio.

Antonio De
Falco

GdS 28 XII 03  www.gazzettadisondrio.it

Antonio De Falco
Società