° Festival di Cannes: vincono i “piccoli”

E' toccato al Belgio

Contro ogni
buon previsione dell’alta stampa specializzata che, chissà
perché ha sempre un occhio di riguardo per le Mayor o, magari
sull’onda del politically correct del momento tifa per questo o
quello, L'enfant di Luc e Jean-Pierre Dardenne, registi belgi,
cioè di un piccolo cinema che non fa quasi mai notizia, ha
conquistato la palma d'oro del 58.mo festival di Cannes. E’
strabiliante che è il secondo riconoscimento sulla Croisette per
i due fratelli belgi già vincitori nel 1999 con 'Rosetta'.

Poco prima dell'inizio della cerimonia, il Presidente della
giuria Emir Kusturica , un tipo “tosto” che è difficile
“arginare” in un complesso cerimoniale di lustrini e di strass,
di grandi sfilate dei belli e delle belle del momento, ha detto
a ragione che ci sarebbero state delle “sorprese”.

Infatti la giuria ha incoronato un film d'autore e di impegno
sociale.

Una piccolissima, commovente storia.

Cos’è L’enfant ?

L'enfant racconta le avventure di un ladro di videocamere e
borseggiatore,

della sua compagna 18enne, Sonia, e della loro difficoltà di
sopravvivere

sull'orlo del baratro, con il neonato Jimmy. Una storia ai
confini dell'emarginazione sociale all'insegna del cinema-
verità. Ma descritto con tanta delicatezza, humour,
partecipazione, sincerità. Anche per la ragione che i giovani
europei si trovano spesso, anzi, spessissimo in questa
situazione di quasi drop aut.

I fratelli Luc e Jean-Pierre hanno dedicato il premio alla
giornalista Florence

Aubenas e al suo autista Hussein Hanoun al-Saadi, sequestrati in
Iraq il 5 gennaio scorso e ancora nelle mani dei loro rapitori.

Il governo francese, al contrario di quello italiano, non sborsa
per le donne che volontariamente vogliono fare le “eroine” nei
disastrati luoghi di guerra che poi hanno tutto una loro legge
basata sul Corano assolutamente contrario al femminile che si
vuole “mascherare” al maschile, neanche un centesimo di euro.

Non sono mancate le sorprese anche dagli altri premi: Grand Prix
a Jim Jarmusch (per l'applauditissimo Broken Flowers), miglior
attrice Hana Laszlo

(Free zone di Amos Gitai), miglior attore Tommy Lee Jones , per
la regia, premiato Michael Haneke per Caché.

Premio della giuria al cinese 'Shanghai dreams'.

CAMERA D'OR EX AEQUO A MIRANDA JULY E ALLO SRI LANKA

L'attrice Milla Jovovich e il regista iraniano Abbas Kiarostami
hanno consegnato la 'camera d'or', premio per il miglior film di
un esordiente,

a Miranda July per 'Me and you you and everyone we know', già
vincitore

della Semaine della critique, e a 'Sulanga Enu Pinisa' (La Terre
Abandonnée) di Vimukthi Jayasundara , film dello Sri Lanka
(dalla sezione parallela 'Un certain regard').

PALMA D'ORO PER IL CORTOMETRAGGIO ALL'UCRAINA

Anna Mouglalis ha consegnato la Palma d'oro per il miglior corto
in concorso a PODOROZHNI (VOYAGEURS) di Igor STREMBITSKYY.
Menzione speciale per CLARA di Van SOWERWINE.


La Palma d'oro a 'L'enfant' sembra il risultato di un verdetto 'democratico'.
Il cinema dei Dardenne infatti e' quanto di più lontano si possa
immaginare dall'estetica di Emir Kusturica., però il verdetto a
ben guardare, ancora una volta è stato il frutto di una
discussione democratica.

Con Emir Kusturica, geniale regista di origine serba, dalla
lingua puntuta e graffiante, molto amato dai cinefili, non
poteva che essere così. Meno male.

Ma esiste il cinema belga?”. Di sicuro sì, se per la seconda
volta a Cannes la Palmares d’0ro viene attribuita ai Fratelli
Dardenne, ex- documentaristi da sempre impegnati nel cinema di
denuncia sociale. Vi sono reali difficoltà di riconoscimento
delle loro produzioni, ma anche della problematica più Ampia
dell’identità di un piccolo Paese che, pur essendo scelto come
nucleo dell’Unione europea, ha una visibilità un po’ scarsa nel
mondo, in generale.

Nonostante siano spesso assimilati a film dei vicini francesi e
siano poco numerosi, quelli della comunità francofona belga
godono tuttavia di ottima reputazione nel panorama
cinematografico mondiale. I films che riescono a passare le
frontiere del Paese deludono raramente e, ogni anno, vengono
selezionati in quasi tutti i festival. Difficilmente, infatti,
dimenticheremo la Palma d’oro a Cannes nel 1999 a Rosetta. Il
Belgio e la cultura del suo popolo, evita lo star-system,
prediligendo la modestia alla grandezza, l’umiltà alla
celebrità. I nomi dei registi, che hanno dimostrato il loro
talento in diverse occasioni, non si sono stampati nella memoria
del pubblico all’estero. Sono invece i film stessi a colpire.
Chi non si ricorda di Toto l’eroe di Jaco Van Dormael o di La
promessa dei fratelli Dardenne?

I film belgi hanno la caratteristica di giocare sul confine tra
realtà e immaginario. In bilico tra una forma di realismo
sociale, crudo, aspro come nei film dei fratelli Dardenne o in
Les convoyeurs attendent e una forma di onirismo, di percezione
del tutto soggettiva della realtà come in Ma vie en rose, o
addirittura la fuga verso un mondo virtuale come in Thomas est
amoureux. Il cinema belga oscilla spessissimo tra questi poli,
come se la carenza identitaria di una nazione che non ha neanche
una lingua unica portasse gli artisti a vedere l’universo in due
dimensioni: si affronta la realtà così com’è o se ne scappa. Due
tipi di rapporto con la vita che si spiegano forse per via della
doppia identità del paese.

In ogni caso, noi ricorderemo sempre con tanto affetto Padre
Deans, presentato a Venezia anni fa, una bellissima storia di un
duro prete che aveva portato i diritti dell’uomo (e delle donne)
molto prima di Marx.

Ma chi ne ha parlato?

Maria de Falco Marotta




GdS 30 V 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Maria de Falco Marotta
Società