. COMPITO

Sesto racconto della serie

“Guarda che tre parole di inglese puoi sempre impararle, ma se
non capisci adesso che non si mastica la cicca con la bocca
aperta mentre parli con una persona andrai incontro ad un sacco
di umiliazioni. E poi, facci caso, quando nei film si vuole
rafforzare la valenza negativa di un personaggio gli si fa
sempre masticare la cicca con aria di sfida e un sogghigno”.
Questo più o meno il succo di quello che dico ai miei scolari in
tante occasioni. Probabilmente loro mi rifanno il verso
prendendomi in giro. Non importa. Forse gli ritornerà in mente,
chissà, fra qualche anno.


Che cosa si può insegnare a un ragazzo che non si possa leggere
su un libro?

Proprio così. Le uniche cose che si possono insegnare veramente
sono le “skills”. Le abilità, le tecniche. Quindi insegnare a
leggere e scrivere, poi non dovrebbe essere più necessario
insegnare altro. Forse nemmeno quello. Certi bambini imparano da
soli a leggere e scrivere, purché abbiano un libro.


Pitagora, Euclide, hanno scoperto da soli i loro teoremi.
Sapevano osservare.


Anche Pascal dice che le ragioni che convincono di più sono
quelle che si trovano da soli.


I ragazzi sono più bravi di noi ad usare il computer.


Gli slavi imparano facilmente le lingue.


La vecchia montanara conosce tutte le erbe medicinali delle sue
montagne.


Si potrebbe andare avanti ad oltranza nell’elencare tutti i
luoghi comuni che fanno al caso nostro.


Certo, molti scienziati non erano bravi a scuola. Molti bambini
imparano da soli a leggere e scrivere. Quello è un autodidatta,
si dice. Perché allora si pretendono i pezzi di carta?


Semplicemente perché non siamo tutti Euclide, Pitagora, Einstein,
o autodidatti.


Come tutte le cose importanti della vita anche imparare lo si fa
da soli. Nel senso che siamo noi che ascoltiamo, facciamo
esercizi, interiorizziamo, assimiliamo, ricordiamo. Che ruolo ha
allora l’insegnante? Motivare, si dice adesso. Ma allora come
mai mio nonno si ricordava a memoria la Divina Commedia? Si
erano preoccupati i suoi maestri di motivarlo? Ai suoi tempi i
maestri non erano denunciati se davano una sberla a un ragazzo.


Io adesso insegno inglese. E’ la passione, una delle passioni,
della mia vita. Ma c’è stato un momento, quando lo conoscevo
poco, che non mi piaceva. Non avevo niente contro le mie
professoresse. Preferivo il francese.


Non sempre studiare è divertente, ma si deve fare.

Non sempre cucinare è divertente, ma si deve fare.

Non sempre lavare e stirare è divertente ma si deve fare.

Non sempre andare a una riunione è divertente, ma si deve fare.

Non sempre preparare programmi o scrivere relazioni è
divertente, ma si deve fare.

Compilare la denuncia dei redditi non è mai divertente, ma si
deve fare.

Scrivere un reclamo, una lettera di ringraziamento, un biglietto
di condoglianze, anche queste cose non sono quasi mai
divertenti:


Ma si devono fare.


Ecco allora che abituarsi a fare i compiti regolarmente vuol
dire abituarsi a fare cose che si devono fare, perché ce le
impone il vivere in comunità. Il sopravvivere in comunità. A
meno che non si voglia fare gli eremiti.


Imparare a discernere fra i vari registri, non dire che K vuoi o
non rompere le p all’insegnante o alla signora anziana che si
incontra sull’autobus è discernere un registro. Alzarsi per
lasciare il posto alla persona anziana sul bus è discernere un
registro. Riuscire a non ribattere se ti fanno una giusta
osservazione, anche.


Imparare a sopportare le persone antipatiche, se non moleste. Il
capoufficio, il collega. Non sempre è possibile trovare subito
un altro posto di lavoro. La suocera, la sorella o il fratello
del marito. La vecchia zia. I genitori quando diventano vecchi e
noiosi. Capire che non si può sempre scappare, cercare altrove,
perché anche altrove si troveranno persone antipatiche e
moleste. Ecco allora che imparare a sopportare il professore
rompip.. e le sue prediche è un’ottima scuola.


Aiutare ed essere aiutati. Un giorno io riesco a far bene una
cosa, ma un altro sono io ad aver bisogno di aiuto e il compagno
che ho snobbato fino a ieri mi può aiutare. Anche abituarsi ad
avere pazienza con quelli che fanno fatica a capire è un’ottima
scuola. Se avrò dei dipendenti un giorno non potrò trovare tutti
fenomeni. Magari anche i miei figli faranno fatica a capire le
cose più semplici. Io dovrò avere la pazienza di insegnare e
aspettare che imparino.


Certi ragazzi sono brillanti, geniali. Sanno di esserlo. Non
fanno fatica a capire, si ricordano tutto. Ma un capoufficio non
vuole artisti. Preferisce persone che svolgano il compito loro
assegnato, regolarmente. Preferisce persone puntuali, in tutti i
sensi. Anche il lavoro più interessante ha i suoi aspetti
noiosi, burocratici, ripetitivi. Ecco che abituarsi a fare i
compiti, così vilipesi, regolarmente, è un’ottima scuola. E
farli bene, in modo ordinato, chiaro.


Le maggiori difficoltà con mio marito sono dovute al mio
disordine, alla mia distrazione. Io sono il tipo artista, lui
no. Ma io posso contare su di lui per effettuare i pagamenti in
tempo, per un’amministrazione oculata dei conti di casa, per una
manutenzione attenta della casa.


Certe cose però non le ho ancora scoperte. Come fare ad
appassionare i giovani alla lettura? Un ragazzo mi ha detto un
giorno, a me piacciono le cose trasgressive…non ho mai letto un
libro. Un altro mi ha detto, no a me non piace leggere. Come
fare? Raccontare, raccontare storie. Ma se a casa la sua mamma
non gli ha mai letto una storia prima di andare a letto, potrò
fare ben poco. Se invece di tanti libri in casa hanno tante
televisioni, cosa posso fare? Se ai libri di Poe e alle storie
di Flannery o’Connor o di Kurt Vonnegut o di Chaim Potok o di
Abraham Yeoshua o di Roald Dahl o di Graham Greene o di Raymond
Carver o di Giulio Verne o di Philip Dick o di … o di …..preferiscono
solo i film di Quentin Tarantino o di Arnold Schwarzenegger,
cosa posso fare io in due, tre ore la settimana.


Si puo`sempre tentare. Un professore inglese mi raccontava di
essere entrato in una classe con un libro a forma di scatola, o
forse viceversa, una scatola a forma di libro. Sopra c’è scritto
Macbeth, in lettere dorate, molto grandi. Lo apre con
circospezione ed ecco che dal libro esce tanto, tanto liquido
rosso scuro. Allora lui promette solennemente ai suoi ragazzi:
Questo libro è pieno di sangue. Provare per credere.


Tre parole di inglese si possono imparare facilmente. E poi si
possono leggere cose interessanti, la lingua è uno strumento di
comunicazione, l’inglese è importante, Internet, Inglese
Impresa, le tre i, bla bla bla….

Cristina, 4 novembre 2003

Cristina Cattaneo


I precedenti:

1. E' tutta colpa di Internet - 10 VII

2. Caterina e la zingara - 20 VII

3. Caterina e le figure retoriche. L'elaborazione - 30 VII

4. La vendetta - 20 VIII

5. Semafori intelligenti - 30 VIII


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Cristina Cattaneo
Società