CINEMA: Minority Report



“...il futuro è un’ipotesi, forse è il prossimo alibi che
vuoi...” Sono le strofe di una famosa canzone di Enrico Ruggeri,
che si adattano perfettamente a questo ultimo colossal targato
Twenty Century Fox.


Il film, tipicamente aderente alla filmografia “Fantasy”
americana, condita di incubi futuribili creati dall’uomo stesso,
è ben confezionato, sufficientemente inquietante (soprattutto
nella prima mezz’ora, girato con prevalenza di toni azzurro
pallido) per accendere il dubbio su tutta quella parte della
scienza che progredisce lasciando l’uomo troppo indietro per
poterla apprezzare, ed a rischio anzi di rivoltarcisi contro.


La sceneggiatura pure è di primo livello, scritta a quattro mani
da Jon Cohen e Scott Frank, con il prevedibile che diventa
imprevedibile, e non ha particolari cali di tensione (a parte
magari la piccola caduta di stile nel momento in cui il tenente
Anderson-Cruise rincorre i propri occhi che rotolano in un
tombino!); buona anche l’interpretazione dei protagonisti, tra i
quali merita una nota particolare la giovane Samantha Morton,
che interpreta in un ruolo non facile e credibile, uno dei tre “Precog”,
punto di forza della struttura narrativa scritta dal duo
Cohen-Frank.


Quindi complessivamente un’opera riuscita, gradevole e dinamica,
scorrevole e con un minimo di significato.


Vale il prezzo del Biglietto.
Mirko Spelta


               

Per comunicazioni all'autore della recensione:

               
ginodilegno@inwind.it



GdS 28 X 2002 
www.gazzettadisondrio.it

Mirko Spelta
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