CINEMA: FORMULA PER UN DELITTO
Esiste il delitto perfetto? Si può commettere un omicidio senza
lasciare traccia? La domanda non è nuova, e meriterebbe
approfondimenti di medicina legale e di scienze forensi cui in
questa sede riteniamo di dover soprassedere.
Ad ogni modo Sandra Bullock si confronta con una parte non
facile, inizialmente dura e decisamente impopolare, per poi
dipingersi di umana debolezza. Un ruolo impegnativo a dispetto
del viso angelico di un’attrice che passa con disinvoltura dalla
commedia brillante di “Miss detective”, all’action Movie
rumoroso (“Demolition man”), all’opera introspettiva (“28
giorni”) fino a giungere a questa nuova detective struccata,
decisa ma pronta per l’analista.
Per il resto il film è discretamente tecnico, a tratti
emotivamente coinvolgente (sopratutto quando pone l’accento
sulla solitudine adolescenziale ed i suoi risvolti
psico-patologici, che sono traversali rispetto alla differenza
sociale), anche se ripropone un motivo, quello tra i teen-ager
americani e la morte, non nuovo ma ben suonato dai due giovani
di talento Ryan Gosling e Michael Pitt.
Le definizioni medico legali e l’ambiente giuridico americano
sono ben descritti e senza nessuna poetica aggiunta, dunque
tutto sommato un film migliore di molti suoi predecessori.
Dunque non è “con Air”, ma non merita di essere troppo
bistrattato dagli amanti del genere.
Mirko Spelta
Per comunicazioni all'autore della recensione:
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GdS 8 X 2002
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