Benedetto XVI e la procreazione umana
Il
Dipartimento di Filosofia e Teoria della scienza dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia e Il Centro culturale Palazzo Cavagnis
hanno organizzato un incontro pubblico il 26 aprile 2005 su un
tema di estrema attualità: La vita nelle nostre mani? Le nuove
frontiere della bioetica e la necessità di una regolamentazione
legislativa: Fecondazione assistita, statuto dell’embrione,
cellule staminali. Tema delicatissimo, di scottante attualità
politica, attorno al quale è chiamata ad esprimersi (o a non
esprimersi) la cittadinanza, in occasione dei quattro quesiti
referendari previsti dalla imminente consultazione popolare il
12- 13 del mese di giugno 2005.
Vi sarà il referendum sulla legge 40. Ufficialmente questa legge
è sulla procreazione assistita. In realtà la legge 40 e il
referendum che ha provocato investono un conflitto tra ragione e
fede, tra scienza e religione, e ci viene chiesto di stabilire
cosa sia la vita umana. Le società occidentali sono
religiosamente pacificate. Credenti e non credenti si rispettano
reciprocamente, cattolici, protestanti, credenti di altre
religioni, convivono senza problemi, e la formula della libera
Chiesa in libero Stato ha sinora retto alla prova( abbastanza).
Però, nel complesso, si ha l’impressione del solito
chiacchiericcio mediatico che più di far comprendere le reali
ragioni del referendum si basa, soprattutto, nel criticare la
posizione cattolica a proposito della legge sulla fecondazione
assistita e di tutte le questioni relative.
Il problema è: esiste un limite? C'è un limite? E dove lo si
fissa? E chi lo fissa? E in base a quale criterio?
Oppure,
viceversa, è tutto mobile, si cambia di continuo a seconda
dell'avanzamento della ricerca scientifica, o magari in base al
semplice desiderio di ognuno di noi, per l'occasione
ribattezzato con il sacro nome di diritto?
Al di là delle polemiche sorte sia in campo cattolico che laico,
bisogna dire, senza ombra di dubbio, che la vita umana è sacra:
sempre e lo ha sostenuto con coraggio e fermezza il neo-Papa Joseph Ratzinger, in tempi non sospetti, quando era Prefetto
della Congregazione per la dottrina della Fede e partecipava
attivamente ai vari seminari internazionali (sia di persona o
facendo pervenire un suo documento), come a quello promosso il 12
e 13 maggio 1988 a s. Servolo (Venezia) su ”Questioni – chiave in
Etica e Biologia” indetto dalla Fondazione internazionale Balzan.
In quello straordinario Seminario internazionale che riunì
scienziati di ogni dove (Bouè, Rifkin, Zittoun, Edwards, Singer, Mirabelli, Veronesi, Baum …) e i più accreditati moralisti (tra
questi, Mons. Elio Sgreccia), si discusse a lungo su problemi
quali la fecondazione assistita, l’eutanasia, le manipolazioni
biologiche. Allora, erano discorsi incomprensibili. Tant’è che
molto di quel materiale l’ho tenuto a lungo secretato, con
dispiacere, sapendo che la gente comune in tutt’altre faccende
affaccendate, non avrebbe capito.
Tanti di quei discorsi rimangono tuttora incomprensibili, però
sulla questione della procreazione, specie le donne, sono
diventati tutti più sensibili ed attenti.
Non è che questo mio intervento voglia modificare alcunché.
Impossibile, visto che ritengo, come sempre è stato affermato
dal Vaticano II che l’attuale Papa Benedetto XVI vuole
rispettare la coscienza dei singoli, purché debitamente
illuminate (ma da chi, oggi?).
Esse sono sovrane nelle loro scelte e nel loro giudizio (meno
male).
Ecco cosa disse (Cfr.: J. Ratzinger, Uno sguardo teologico sulla
procreazione umana, Isola di S. Servolo, Venezia, 12- 13 maggio
1988).
Per semplificare e rendere accessibile il suo scritto, lo
presento sotto forma di domanda e risposta.
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Eccellenza, che cos’è l’uomo?
J. Ratzinger: da quando è diventato possibile “fabbricare”
l’uomo, o meglio riprodurlo in vitro, questo nuovo potere che
l’uomo si è conquistato, ha portato con se anche un nuovo
linguaggio. Mentre la sua origine veniva finora espressa
attraverso i concetti di “generazione” e di “concezione” e la
teologia ne comprendeva il processo progressivo nel concetto di
“procreazione umana”, ora sembra che la parola “riproduzione”
sia in grado di descrivere con maggior precisione la
trasmissione della vita umana.
Cos’è per lei la riproduzione?
J. Ratzinger: il termine “riproduzione” indica il processo di
formazione di un nuovo essere umano , a partire dalle conoscenze
della biologia, circa le proprietà degli organismi viventi , cui
spetta la caratteristica di potersi “riprodurre”.
Jacques Monod pone, tra l’altro, una particolare insistenza
sull’invarianza della riproduzione, ciò il codice genetico, una
volta stabilito, viene sempre di nuovo “riprodotto” senza
mutazioni. “Riproduzione” esprime quindi in primo luogo ,
l’identità genetica. L’illustre genetista Jerome Lejeune
afferma: “I bambini sono stabilmente uniti ai loro genitori
attraverso un legame materiale, la lunga molecola del DNA su cui
si trova inscritta tutta l’informazione genetica in un
linguaggio invariabilmente miniaturizzato ripiegato a spirale .
Nella testa di uno spermatozoo si trova un metro di DNA,
tagliato in 23 spezzoni. Ciascuno di essi è minuziosamente
ripiegato a spirale per formare dei bastoncini: i cromosomi. Non
appena i 23 cromosomi paterni, recati dallo spermatozoo e i 23
cromosomi materni, contenuti nell’ovulo, si sono uniti si trova
già raccolta tutta l’informazione necessaria e sufficiente per
determinare la costituzione genetica del nuovo essere umano.
Come si incontrano le due informazioni?
J. Ratzinger: le due serie di informazioni si incontrano
mediante l’unione di uomo e donna, attraverso il loro
“diventare- una- sola- carne”, secondo l’espressione della
Bibbia. Il processo biologico della “riproduzione” è collocato
all’interno dell’avvenimento personale della reciproca
donazione, insieme corporea e spirituale di due persone.
Si può sostituire il procedimento naturale con altri metodi
pilotati razionalmente?
J.R.: Il processo biochimico si può isolare in laboratorio e in
tal modo combinare tra loro le due informazioni genetiche. Ma
l’origine di un essere umano non è qualcosa di più di una
riproduzione e in che cosa consiste questo “di più”?
Secondo la convinzione della morale trasmessa dalla Chiesa e
fondata sulla Bibbia, a questa possibilità fattuale di
separazione si contrappone un’inseparabilità etica.
Da entrambi i lati entrano in gioco decisioni spirituali
fondamentali: anche ciò che si fa in laboratorio, non è affatto
una conseguenza di premesse puramente meccanicistiche, ma
piuttosto frutto di una scelta che deriva da una concezione
basilare del mondo e dell’uomo.
Ma nella storia non vi è già un pensiero di poter “fabbricare”
l’uomo?
J.R.: sì nel giudaismo della Cabala, con l’idea del Golem. Nel
libro di Jezira(circa 500 dopo Cristo) è scritto che i numeri
hanno un potere creativo. Attraverso la recitazione ordinata di
tutte le combinazioni pensabili delle lettere della creazione si
riesce a produrre il Golem.
“Creare” è messo in connessione con
potere: esso è ora nelle mani di coloro che possono produrre gli
uomini. Acquisendo il quale hanno preso il posto di Dio, che è
dunque scomparso dall’orizzonte visivo dell’uomo.
Vi è poi il
tentativo di creare l’Homunculus nel Faust di Goethe e più
avanti ne “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, dove la sessualità
non ha più nulla a che fare con la propagazione della specie
umana. Avendo perso la sua funzione originaria, la sessualità è
solo un elemento di narcosi, con cui la vita diventa
sopportabile, una specie di siepe positivista per proteggere la
coscienza dell’uomo e far sì che siano eliminate le domande che
provengono dal profondo del suo essere. Nel suo libro Huxley
dimostra chiaramente che il mondo della pianificazione
razionale, della “riproduzione” dell’uomo organizzata e diretta
scientificamente, non è per nulla il mondo della libertà.
Forse è meglio passare alla Bibbia. L’uomo, secondo la Sacra
Scrittura, com’è stato fatto?
J.R.: L’uomo non è un esemplare all’interno di una classe di
esseri viventi, ma “qualcosa” di nuovo rispetto ad essi: uomo e
donna li creò. Mentre agli animali e alle piante viene impartito
l’ordine di moltiplicarsi, la fecondità è esplicitamente legata
all’essere uomo e donna. “Perciò l’uomo abbandonerà il padre e
la madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola
carne” (Gen 2, 24). Ciò è visto come vocazione dell’essere umano
e come luogo in cui si compie il mandato creativo conferito
all’uomo, poiché esso corrisponde nella libertà alla chiamata
del proprio essere.
Il “conoscersi” che designa l’atto sessuale,
non è solo a livello fisiologico ma comprende tutte le
dimensioni dell’essere umano che proprio nel loro intreccio
reciproco, costituiscono la specificità dell’essere uomo.
Però, come concretamente si presenta la formazione dell’essere
umano?
J.R.: “Le tue mani mi hanno fatto e plasmato” (Sal 119, 73); “Sei
tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di
mia madre…”Sal 139, 13- 15); “Non mi hai colato forse come latte
e fatto accagliare come formaggio”? (Gb 10, 8-11). Ciò significa
che ogni essere umano è Adamo e che ciascuno è molto di più di
una nuova combinazione di informazioni, è una creazione.
Per la mentalità positivista del nostro tempo, è proprio
necessario chiamare Dio in causa per la procreazione?
J. R. Nell’odierna emergenza ecologica c’è un grande sconcerto.
Marx rivendicò con entusiasmo il diritto dell’uomo alla lotta
per il dominio della natura. Oggi si comincia a provare una
certa angoscia di fronte a questa liberazione (altrochè!).
L’uso della natura diventa abuso e la concezione , secondo cui
la ragione tecnica da sola avrebbe provveduto ad una
composizione razionale della realtà irrazionale, ha dimostrato
ormai da lungo tempo di essere solo un mito fantastico: la
razionalità immanente alla creazione è molto più grande della
ragione dell’uomo e della tecnica. Non è vero che l’idea della
libertà può essere sostituita dal concatenarsi della necessità.
Non è detto che il pericolo della “provetta” non ricada
sull’uomo e lo distrugga. Sembra quasi un’operazione innocente
cercare di “liberare” dal tabù di quella relazione personale,
per cui uomo e donna diventano una sola cosa, qualificandolo
come una sacralizzazione mitica della natura.
Cosa vuol dire che è da considerarsi un progresso riprodurre il
fenomeno biologico della riproduzione in laboratorio?
J.R. Sembra, ma non è. La razionalità tecnica, al servizio della
necessità, mira a sostituire le casualità della sua
combinazione, con la logica della programmazione. La Chiesa
chiede di rispettare nella generazione di un essere umano la
“natura”, cioè la dignità stessa della persona che si rivela
proprio anche nella corporeità, cioè nel dono di sé che è
inscritta nella creazione e nel cuore dell’uomo, secondo
l’espressione di s. Tommaso d’Aquino: “L’amore è per sua natura
il dono originario, dal quale provengono gratuitamente tutti gli
altri doni”.
Bisogna dire che il processo governato dalle leggi naturali è
fondato e reso possibile attraverso l’avvenimento personale
dell’amore, nel quale gli esseri umani donano l’uno all’altro
niente di meno che se stessi. In ciò l’amore creativo può
diventare efficace come nuovo inizio.
Scegliere il laboratorio o la concezione biologica?
J.R. Solo l’uomo può prendere una decisione in questo dibattito
sull’uomo, nel quale egli decide di se stesso tra due
alternative: accettare se stesso o abolire se stesso. L’uomo non
può essere solo riproduzione.
Va considerato falso tutto ciò che nasce in nome della libertà e
del progresso dichiarando come unica legge della scienza quella
che impone di realizzare ciò che è tecnicamente possibile, la
legge dei risultati e della fattibilità della tecnica e, quando
appellandosi ad essa, ci si vuole difendere da una indebita
tabuizzazione della natura.
In altri termini, la questione della procreazione umana è
scottante e tutti hanno il compito di superare la frammentazione
specialistica delle conoscenze settoriali e lavorare per una
integrazione sempre migliore del sapere per un’autentica civiltà
umana.
Maria de Falco Marotta
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