Alle radici della civiltà mediterranea con Manoel de Oliveira

di Antonio De Falco


De Oliveira è unico


All’indomani della presentazione di Un filme falado (Un film
parlato), in concorso a Venezia 60, del geniale regista
portoghese Manoel de Oliveira che a 96 anni sbalordisce ancora i
cinefili per la sua profonda lucidità mentale e culturale,
Tullio Kezic scriveva sul Corriere della Sera(1 settembre 2003):
"Se qualsiasi altro cineasta avesse fatto un film come questo,
gli contesteremmo difetti plurimi, ingenuità e magari un po' di
noia; ma quando l'autore si chiama de Oliveira, non valgono le
abituali regole. Il maestro si esprime in anarchica libertà,
erudisce, allude, gira attorno alle cose; e nel finale,
congelando sul volto di Malkovich lo stupefatto orrore della
tragedia, si congeda con un segno geniale dopo averci colpiti al
cuore. A che cosa servono la cultura, le belle maniere, i
sentimenti e le canzoni se poi…”. Tale giudizio ciascuno lo
potrà convalidare o annullare, rivedendo proprio in questi
giorni nelle sale italiane, il citato film che, quantomeno,
meriterebbe di essere proiettato per tutti gli studenti delle
scuole italiane, per essere una bellissima sintesi della storia
occidentale che, nella confusione dei linguaggi, sta cadendo
nell’oblio.


La storia


Rosa Maria (Leonor Silveira) è una giovane professoressa di
storia che viaggia insieme alla figlia in una crociera che la
porterà dal Mediterraneo fino a Bombay, dove raggiungerà il
marito. Durante la crociera Rosa Maria vedrà posti di cui ha
sempre parlato nelle sue lezioni, ma che non ha mai visto: Ceuta,
Marsiglia, Pompei, Atene, Istanbul e l'Egitto. L'incontro coi
luoghi si connette con quello con tre personaggi: una donna
d'affari francese (Deneuve), una ex modella italiana (Sandrelli)
e un'attrice greca (Papas). Il film si svolge prevalentemente a
tavola dove le signore conversano tra loro e col capitano, un
americano di origini polacche (Malkovich.) Durante la crociera
Rosa Maria conosce persone e culture di varie nazionalità.
Naturalmente ognuno parla nel proprio idioma così da trasformare
la nave in una torre di Babele galleggiante...

Dopo uno sviluppo lento e un ritmo da crociera, scoppia un
finale rapido e tragico: un attentato affonda la nave.


DOMANDE & RISPOSTE


-
Perché un “Film parlato”?

E' un film parlato perchè è parlato in varie lingue. Poichè sin
dai primordi ognuna di esse rappresenta un contributo
all'evoluzione della civiltà occidentale.

È’ Un filme falado perché si parla molto, si parlano diverse
lingue, accomunate da un’identica origine. Esemplare è in
proposito la cena in nave tra una greca (Irene Papas), una
francese (Catherine Deneuve), un’italiana (Stefania Sandrelli) e
un americano (John Malkovich), ammiraglio della nave. Ognuno
parla la propria lingua e ognuno è in grado di capire la lingua
altrui in un lungo dialogo in cui si vede quanto siano affini
tali diversità. I commensali affrontano discorsi quali
l’etimologia, la seduzione, i rapporti interculturali, la
necessità e la bellezza del comunicare. E si comprendono .

-
Perché le protagoniste principali sono una madre e la sua
figlioletta?

La donna portoghese, professoressa di storia, con la propria
figlia , vuol raggiungere il marito a Bombay. Attraversano il
Mediterraneo e il canale di Suez perchè la madre vuole mostrare
alla figlia alcuni grandi momenti della civiltà, che lei stessa
conosce solamente attraverso i libri. L’esplicito rapporto
educativo tra i due personaggi funziona come espediente
narrativo. Il viaggio attraverso le acque è uno dei temi
simbolici più importanti della cultura occidentale. Il
Mediterraneo, nella sua stessa etimologia, è, storicamente, il
più duraturo esempio di contatto tra civiltà piuttosto che di
separazione ed è per questo motivo che nel film appaiono delle
frequenti riprese, sia in campi lunghi che in piani più
ravvicinati, della nave che solca il mare. Allo stesso modo il
canale di Suez è il simbolo storico della comunicazione marina
tra Oriente e Occidente, ma è anche un simbolo di sfruttamento
imperialista. Così, lentamente, viene a proporsi il tema
dell’attuale distanza tra queste due culture, fino alla
sconvolgente conclusione.

Di fatto, l’ultima scena del film cambia improvvisamente di
registro. Una bomba messa da terroristi, presumibilmente arabi,
fa saltare in aria la nave. Per un motivo assurdo quanto
simbolico, gli unici due morti sono proprio la madre e la
figlia.

Infatti la bambina, che indossa un vestito arabo, torna in
cabina per riprendere la bambola, anch’essa con indumenti arabi.
L’ultima inquadratura mostra un primo piano di John Malkovich
dall’espressione stravolta.

-
Lei rende omaggio al femminile in modo palese…

Sono le donne a generare il mondo e la vita, e dunque la
civiltà. Ho voluto nel cast grandi attrici, un pretesto per
rendere loro omaggio( Stefania Sandrelli , Leonor Silveira.
Irene Papas e Catherine Deneuve) perché rappresentano il
“femminile” della civiltà mediterranea.

Il finale non è troppo pessimista e contrario al suo modo di
fare cinema?

La minaccia terrorista che grava sui miei personaggi e sui
passeggeri della nave che attraversa tutto il Mediterraneo da
occidente a oriente è maschile. Va accettata come metafora
inevitabile dei tempi che stiamo vivendo.

Pensa che sia vicino il declino dell'umanità?

Le bombe spazzano via ogni tentativo di comunicazione e la
violenza distrugge tutto ciò che l'uomo ha costruito di buono in
millenni di storia. Ogni civiltà è destinata a scomparire.

Il linguaggio cinematografico non ascolta le ragioni del cuore?

Il cinema è cultura, è arte e anzi una sintesi di tutte le arti:
non è una droga, non è irrazionalità ma un esercizio della mente
che il cuore non deve minacciare. E’ una visione fantasmagorica
della vita( Ma non era anche sogno, il cinema, come forse un po'
la vita? Forse che a 96 anni non lo si ascolta più?)


Chi è

E’ difficile non aver mai visto un film di Manoel de Oliveira,
come non averne mai sentito parlare ad un convegno, ad un
incontro qualsiasi in cui si parla di cinema. Difatti, il suo è
rigoroso, serissimo, profondamente etico, magari non colpisce
tanto la "fantasia" dei nostri giovani che “impazziscono” per
Crowe o…

Tuttavia è da ricordare che il vegliardo( ha 96 anni) è un
esempio di lucidità intellettuale notevole e che continuerà ad
essere presente ad ogni Festival( ha sempre le carte in regola
per essere ammesso, non certo per l’età), fino “all’ultimo
respiro”.

Un film all'anno. Presenze (e premi) record nei principali
festival internazionali. Manoel De Oliveira, il grande vecchio
del cinema portoghese, firma un film parlato(2003), totalmente e
senza musica, sulla storia della civiltà.

Manoel Candido Pinto de Oliveira e nato a Porto, Portogallo, il
12 dicembre 1908, da una famiglia della borghesia industriale.

Si è interessato al cinema molto giovane, grazie al padre che lo
portava a vedere le pellicole di Chaplin e Max Linder. Ha
studiato al Colegio Universal, a Porto, e poi al Colegio Jesuita
de La Guardia, in Galizia. Si è guadagnato anche una certa
notorietà come sportivo, praticando ginnastica, nuoto, atletica
e automobilismo.

A vent'anni Manoel de Oliveira si è iscritto alla scuola per
attori cinematografici fondata da Rino Lupo e ha partecipato
come comparsa, insieme al fratello Casimiro, al film Fatima
Milagrosa (1928). All'inizio degli anni trenta de Oliveira
compra una macchina da presa Kinamo e, con il foto- amatore
Antonio Mendes, comincia a girare Douro, Faina Fluvial, (1931),
ispirato al film di Walter Ruttmann Berlino Sinfonia di una
grande città(1927).

Nel 1942, gira il suo primo lungometraggio, Aniki-Bobo, ma i
progetti successivi non riescono a trasferirsi dalla carta alla
pellicola per mancanza di appoggio finanziario, e il regista e
costretto a lavorare nell'azienda agricola di famiglia, nella
regione del Douro, dove si occupa della produzione di vino di
Porto.

Nel 1955 è a Leverkussen, in Germania, per studiare il colore
presso i laboratori AGFA, e l'anno dopo gira il documentario Il
Pittore e la città (1956).Negli anni sessanta il suo lavoro
comincia ad essere riconosciuto in campo internazionale con un
omaggio al Festival di Locarno nel 1964, e una rassegna della
sua opera alla Cinematheque di Henri Langlois, a Parigi, nel
1965.

Nel 1971 gira Passato e presente, grazie all'appoggio della
Fondazione Gulbenkian che inizia a sostenere economicamente la
cinematografia portoghese. Dagli anni ottanta la sua carriera è
stata costellata da premi e riconoscimenti, e l'anziano regista
ha mantenuto l'incredibile ritmo di lavoro di un lungometraggio
l'anno, fino al 2003.


Scheda tecnica


Un film parlato

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Anno: 2003

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Genere: Drammatico

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Durata: 96'

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Uscita italiana: 26/03/2004

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Origine: Francia/Italia/Portogallo

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Suono: Dolby Digital

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Formato: 35mm Colore

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Negativo: 35mm

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Stampa: 35mm

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Sinossi

Rosa Maria è una giovane professoressa di storia che parte con
la figlia Maria Joana per una crociera attraverso il
Mediterraneo con destinazione Bombay, per raggiungere il marito
Pedro pilota d'aerei. Finalmente Rosa Maria ha l'occasione di
vedere con i propri occhi i luoghi di cui ha parlato tante volte
in aula. Sulla nave conosce tre donne che la colpiscono molto:
un'imprenditrice francese, una famosa ex modella italiana ed
un'attrice greca. Inoltre stringe amicizia con il comandante, un
americano d'origine polacca. Ma giunta nei pressi del Golfo
Persico, la crociera viene messa in pericolo da una minaccia
terroristica che finisce tragicamente.

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Regia
Manoel de Oliveira

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Cast:
Leonor Silveira, Filipa de Almeida, J.Malkovich, C. Deneuve, S.
Sandrelli, Irene Papas.

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Contatti:
MADRAGOA FILMES
Rua da Palmeira, 6 1200-313 Lisboa - Portugal
Tel: 351.21.3255800 | Fax: 351.21.3428730
geral.madragoa@madragoafilmes.com
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Antonio De Falco



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Antonio De Falco
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