A

CONFRONTI (CON NOSTRO COMMENTO IN CALCE) Nel testo numerati i punti che poi vengono ripresi nel nostro commento

Gentile dott.
Frizziero,

permetta, con molta umiltà e rispetto, di esprimere alcune
personali opinioni circa il testo di sua paternità: “La
“civiltà” avanza: in Spagna sì alle unioni-gay e al resto. La
legge va rispettata ma…. Comunque sia ora cambieranno tante
cose. Non solo in Spagna”.

Cercherò di essere il più possibile breve e chiara
nell’esposizione, se dovessi fallire perdoni la mia scarsa
capacità di sintesi.


Gli omosessuali costituiscono una minoranza, si stima almeno il
3 % della popolazione, da sempre facente parte della realtà
sociale umana. Empiricamente avallate teorie mediche ed
evoluzionistiche, sostengono che gli omosessuali non
rappresentano una “devianza comportamentale” alla naturalità, ma
una tipologia dell’essere umano, che può trovare condizioni più
o meno favorevoli di espressione, in dipendenza della maturità
dei tempi e dei contesti che non ne stigmatizzino la natura.
1 Aldilà
delle personali convinzioni morali, il riconoscimento
istituzionale delle coppie omosessuali permette di affrontare,
concretamente, i problemi e le discriminazioni che una minoranza
della società chiede di risolvere, come ad esempio il diritto di
successione, le sistemazioni fiscali, il diritto di visita in
caso di ricovero ospedaliero e via dicendo…apparentemente banali
aspetti del quotidiano, che, se negati, possono assumere la
forma di insormontabili ostacoli.

Diversi sono i Paesi europei che da tempo hanno già adottato
leggi di parificazione. Anche nella vicina Svizzera esiste, in
alcuni Cantoni, una forma di riconoscimento delle coppie
omosessuali (il partenariato), su cui il popolo svizzero verrà
chiamato a esprimersi a giugno, per la sua estensione o meno a
tutto il territorio nazionale.

2 Lei scrive,
riferendosi ai doveri nei confronti dello sviluppo della
comunità di “ “produrre” i nostri sostituti del domani, cosa che
non è alla portata delle unioni-neutre”.

Che io sappia gli eterosessuali, anche se sposati, non hanno
l’obbligo, neppure moralmente condiviso, di procreare per
contribuire allo sviluppo della comunità : ci sono, nella storia
e nell’attualità, costanti esempi di esimi individui che non
hanno “procreato” ed eppure, con la loro opera, hanno trasmesso
e trasmettono alle nuove generazioni insegnamenti notevoli,
nonché elevati apporti allo sviluppo della società civile..

D’altro canto ci sono anche esempi di individui ignavi che hanno
procreato, ma che si sono dimostrati negligenti verso gli
obblighi morali di partecipazione ad una società che evolve.


Nel passo iniziale se la prende ironicamente con gli animalisti
che difendono dall’estinzione certi animali, ma che
dichiarandosi sostenitori di questa legge non difendono la
sopravvivenza della specie umana. In che modo lei ritiene questa
legge lesiva per la sopravvivenza della specie? Come
concretamente una famiglia sarebbe messa in pericolo da
un’unione omosessuale, tra individui che mai realizzerebbero
un’unione eterosessuale, con annessa –possibile- procreazione?


3 Infine il
nodo più delicato, quello dell’adozione…

Viviamo in un’Europa dai confini facilmente valicabili, in cui
la mobilità è fatto sempre più diffuso e comune. Nonostante gli
ordinamenti, i divieti, le chiusure, le restrizioni che un Paese
può darsi al suo interno, spesso, paradossalmente, superato il
confine, le cose stanno diversamente. Da qualche settimana, in
stazione centrale a Milano, ci si può soffermare presso una
piccola mostra fotografica, che allieta l’attesa del treno, il
cui tema è la famiglia.

Si propone l’avvicinamento a particolari forme di nucleo
familiare: il campo zingari, la coppia che vive in comunità
autogestita, la famiglia di teatranti…ed infine la coppia di
lesbiche, con il loro figlio di pochi mesi, frutto di una
donazione di seme realizzata a Bruxelles.

E’ molto probabile che in Italia di esempi di “adozioni” e
“gravidanze” non riconosciute ne esistano diverse, al di là dei
limiti legislativi -che non ne consentono neppure
l’immaginazione-, soprattutto tra chi ha l’effettiva possibilità
economica di concretizzare un progetto all’estero.


Concludo affrontando di specifico la questione adozione-figli di
lesbiche e gay, da un punto di vista più tecnico: lei afferma
che i danni psicologici dell’adozione omosessuale sono di
evidente comprensione.


In materia di famiglie gay o lesbiche sono state pubblicate dal
‘78 ad oggi, circa una cinquantina di ricerche scientifiche,
sulle più autorevoli testate scientifiche internazionali di
psicologia.

Le ricerche si sono occupate di confrontare lo sviluppo e le
caratteristiche di bambini nati dalla donazione di seme a coppie
di lesbiche o adottati da coppie gay e lesbiche, rispetto a
bambini adottati da coppie eterosessuali o figli biologici di
coppie eterosessuali.


I risultati non mettono in luce, in alcun modo, il “danno
psicologico”.


Ecco citate alcune tra le più recenti:


(adozioni di gay-lesbiche) “I risultati indicano un effetto non
negativo della funzione genitoriale su bambini adottati da
famiglie di gay/lesbiche” ( “A comparison of family functioning
in gay/lesbian, heterosexual and special needs adoptions”
P.Leung et al., University of Houston);


(figli di lesbiche) “I risultati sono in linea con quelli di
precedenti investigazioni che mostrano relazioni positive
madre-bambino e bambini sicuri e stabili.”

( “Children With Lesbian Parents: A Community Study”, Susan
Golombok et al., Developmental Psychology, 39, January 2003,
Pages 20-23).


(figli di lesbiche) “I risultati mostrano relazioni positive
madre-bambino e bambini sicuri e stabili”.

(“Children's Play Narratives: What They Tell Us About
Lesbian-Mother Families”, Beth Perry MSca et al., American
Juornal of Orthopsychiatry, Volume 74, Issue 4 , October 2004,
Pages 467-479)


(coppie di lesbiche che hanno ricorso a donazione del seme) “la
qualità della relazione del bambino con la madre-sociale lesbica
è comparabile a quella con la madre lesbica biologica. A
differenza delle famiglie eterosessuali, la madre-sociale
lesbica è altrettanto coinvolta nelle attività del bambino
quanto la madre biologica. Inoltre, la madre-sociale lesbica
esercita una funzione di autorità tanto quanto il padre nelle
famiglie eterosessuali”

(“Family Functioning in Lesbian Families Created by Donor
Insemination” Katrien Vanfraussen et al, American Journal of
Orthopsychiatry, Volume 73, Issue 1 , January 2003, Pages
78-90).


(da uno studio longitudinale sull’orientamento sessuale condotto
su figli di coppie lesbiche dai 9 anni e mezzo ai 23 anni e
mezzo) “sebbene per figli di famiglie di lesbiche siano più
probabile l’esplorazione di relazione con lo stesso sesso,
particolarmente se l’ambiente familiare era caratterizzato da
aperture e accettazione delle relazioni lesbiche e gay, la larga
maggioranza dei bambini che è cresciuta in famiglie di lesbiche
si identifica negli eterosessuali”.

(“Do Parents Influence the Sexual Orientation of Their Children?
Findings From a Longitudinal Study of Lesbian Families” Susan
Golombok and Fiona Tasker, Developmental Psychology , Volume 32,
Issue 1 , January 1996, Pages 3-11)


“sono state usate una varietà di misure di assessement per
valutare lo sviluppo delle funzioni cognitive e della
regolazione del comportamento, così come la qualità della
relazione coi genitori e le competenze dei genitori. I risultati
rivelano una differenza non statisticamente significativa tra i
due gruppi di bambini (di coppie di lesbiche e di
eterosessuali)…. Solo nell’area della genitorialità i due gruppi
differiscono; le coppie lesbiche esibiscono più competenze di
consapevolezza e preoccupazione di quanto facciano le coppie
eterosessuali”.

(“Lesbians Choosing Motherhood: A Comparative Study of Lesbian
and Heterosexual Parents and Their Children”, David K. Flaks et
al., Developmental Psychology, Volume 31, Issue 1, January 1995,
Pages 105-114).


La ringrazio per l'attenzione rivolta. Cordialmente,
Mariateresa Dell'Avanzo


mariateresadellavanzo@virgilio.it

IL NOSTRO COMMENTO
Premetto che sono lieto di ricevere e di
pubblicare lettere come questa, civilissima e documentata. Si
può essere di idee diverse, talora opposte, ma c'é qualcosa che
unisce. Se qualcuno si impegna, dedica parte del suo tempo ad
esprimere le proprie idee, al contrario di tanti che
preferiscono lo svago variamente vissuto, contribuisce alla
crescita. Il confronto, la dialettica sono il lievito della
democrazia. Ci può essere sempre da imparare e anche laddove non
vi sia nulla da attingere alle argomentazioni altrui, ebbene
verrà un risvolto positivo, nella fattispecie un rafforzamento
delle proprie opinioni.

Ciò detto alcune osservazioni, ovviamente sommarie per non
dilagare, avendo già il tema occupato abbastanza spazio. Oltre
rischia di far scappare i lettori...

1) Riconoscimento delle coppie per
i problemi che Ella sottolinea. Nulla quaestio. Il problema é
sostanzialmente da provvedimenti amministrativi e vale non solo
per le coppie omosessuali. Lei pensi a quelle figure, un tempo
diffuse, in pratica di "badanti" integrate nelle famiglie o
costituenti nucleo con la persona rimasta sola. Ben diversa
l'equiparazione spagnola con la coppia sposata.

2) Ovviamente la mia posizione era
di tipo dialettico ma non strumentale o campata per aria. Se se
ne fa una questione di principio non c'entrano più i numeri. Che
siano il 3%, il 5, il 10, il 30, il 72 é lo stesso. Può essere
ritenuto uno scenario apocalittico, ma sta il fatto che ove, a
riconoscimenti avvenuti, a contesto sociale mutato, a costumi
trasformati, vi fosse un'espansione delle unioni neutre, una
sorta di proselitismo, la posizione sostenuta avrebbe pure un
suo rilievo. E' vero che il discorso riguarda anche persone
eterosessuali, ma una coppia eterosessuale intenzionata a non
avere figli può sempre averne, ai limiti per, come si diceva una
volta, colpa di Ogino-Knaus. La coppia neutra ovviamente no.

3) Non mi cimento sul Suo terreno tenendo ovviamente nel
debito conto le citazioni portate. Due osservazioni in ogni
caso. Innanzitutto osservo che le citazioni addotte si
riferiscono pressoché tutte a coppie lesbiche, a donne cioè che
hanno adottato un/a bambino/a. Non sembra che sia la stessa
cosa, speculare, se al posto ci coppie femminili si tratti di
coppie maschili.

Secondariamente io ho sempre sentito parlare di maternità e
paternità. E non si tratta soltanto, come Lei cita, che
l'autorevolezza della figura paterna possa essere assunta con
successo dalla lesbica. Ci sono altri aspetti. Ci sono ad
esempio le relazioni sociali del bambino/ragazzo/giovanotto con
i suoi coetanei, compagni, amici che hanno un padre  e una
madre e non "due madri" o "due  padri" con le possibili
conseguenze del caso, e comunque con una vita piena di
condizionamenti esterni. In una parte dei casi perfino il
condizionamento del rapporto di coppia per effetto dell'arrivo
del "figlio".

Infine il problema della scelta. Fra due bambini quale da
mandare in adozione ad una coppia normale - mi consenta di
ostinarmi ad usare questo aggettivo - e quale alla coppia
"neutra"?


Sta comunque il fatto che la parificazione, come avvenuto in
Spagna, tra unioni neutre e coppie normali, rappresenta una
ulteriore espressione della società "dei diritti" non più in
equilibrio con i doveri, della crisi dei valori, con un germe
che non promette nulla di buono per le generazioni a venire.

Scriva pure ancora. Cordialità

Alberto Frizziero



GdS 30 V 2005 - www.gazzettadisondrio.it

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