I LEGALI DI SADDAM AVEVANO FATTO APPELLO PER NOMINARE UN ‘AMICUS’ E CHIESTO COOPERAZIONE GIUDIZIARIA COL QATAR, ITALIA, GERMANIA, FRANCIA, PAESI BASSI E REGNO UNITO

Giovanni Di Stefano che fa parte dei legali coinvolti nella difesa di Saddam Hussein aveva presentato la richiesta formale all’Onorevole Giudice Emmet H. Sullivan e due richieste all’Alta Corte dell’Iraq

Riceviamo e pubblichiamo:

Roma – Washington D C – Baghdad – 22.12.2006 Giovanni Di Stefano, è uno degli avvocati che difendevano Saddam Hussein. Al suo ritorno dalla Giordania, egli aveva annunciato in una riunione che per potere difendere Saddam Hussein nel processo ‘Anfal’ in corso intendeva chiedere alla Corte e agli Stati Uniti d’America di consentire alla nomina di un ‘amicus’, amico della Corte, da una lista di avvocati presentata dalla ‘International Bar Association’ (Associazione Internazionale degli Avvocati) e da Amnesty International. “Durante il processo Milosevic, per assicurarsi che il Presidente Milosevic fosse effettivamente protetto, la Corte nominò due ‘amicus’ avvocati che si rivelarono efficaci e utili”, ha detto Di Stefano. “Il Presidente Hussein non ha potuto scegliere i suoi legali e quelli nominati attualmente dalla Corte non sembrano efficienti” dichiara Di Stefano. “Sia il Regno Unito che l’Italia e gli Stati Uniti, hanno tutti la possibilità, in merito a delle leggi recenti, di nominare in Corte, un legale speciale per proteggere i diritti degli accusati, e questo caso ne ha una necessità disperata. Non vedo la ragione per la quale la nostra richiesta sarebbe respinta dagli Ex-Occupanti quando le loro leggi prevedono un tale servizio che sarebbe più che equo”.

Un’altra richiesta presentata dal team che difendeva Saddam Hussein concerneva una collaborazione giudiziaria da parte di certi paesi per esaminare dei documenti in loro possesso relativi a relazioni commerciali con l’Iraq tra 1983 e 1999 e che sono probativi per il processo ‘Anfal’ in corso. “La collaborazione giudiziaria non può essere limitata all’Accusa”, dice Di Stefano. “Siamo particolarmente interessati a esaminare i documenti che la FBI ha custodito in un locale affittato nel Qatar. Ci sono tutti i documenti confiscati nei Ministeri dopo l’attacco diretto dagli USA. Secondo una informazione pervenuta a me, ce ne sarebbero quasi 200 milioni. L’Accusa nel Processo Anfal ci ha fornito circa 10,000 documenti. Non è nemmeno quello a cui ci si aspetterebbe in un processo per rapina a mano armata, senza parlare di genocidio. In un solo processo, Milosevic si trovò davanti a 4 milioni di documenti. E il nostro parere che nel deposito centrale della FBI a Qatar, ci sono dei documenti assolutori. Presenteremo una richiesta di collaborazione giudiziaria al Governo del Qatar, come lo faremo all’Italia, alla Germania, al Regno Unito e ai Paesi Bassi, tutti paesi che beneficiarono degli affari con l’Iraq negli anni dove gli Stati Uniti finanziavano Saddam. Dobbiamo potere esaminare questi documenti e sapere inoltre perché la FBI noleggiò un deposito in Qatar nel 2002? E una domanda interessante” dice Di Stefano.

Intanto, il 18/12/2006, l’Onorevole Giudice Emmet Sullivan ha ricevuto nella Corte Circondaria di Columbia una mozione formale chiedendo il rinvio dell’esecuzione di Saddam Hussein per almeno ‘dodici settimane o fino a un ordine ulteriore’. Aspettiamo una decisione imminente.

Fonte:

www.studiolegaleinternazionale.com

Il testo della mozione presentata alla Corte Circondaria degli Stati Uniti a Washington D.C. può essere trovato su (Studio Legale Internazionale) www.studiolegaleinternazionale.com

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