McCain: TASSE PIÙ BASSE PER TUTTI?

"Le tasse non piacciono a nessuno", secondo Barack Obama. "Se le tasse non piacciono a nessuno, allora non le aumentiamo a nessuno" ha ribattuto John McCain. Il botta e risposta è avvenuto nel terzo ed ultimo dibattito presidenziale alla Hofstra University, nello Stato di New York.

Obama ha chiarito che lui ridurrebbe le tasse per il 95% degli americani. Solo quelli con un reddito superiore ai 250.000 dollari annui dovrebbero pagare di più in una sua amministrazione.

Solo l'idea di aumentare le tasse causa problemi agli americani anche se si parla dei benestanti. Questa paura che gli aumenti eventualmente tocchino anche quelli con redditi bassi è stata resa manifesta da un cittadino americano il quale aveva chiesto personalmente ad Obama perché aumentare le proprie tasse. Joe Wurzelbacher aveva detto ad Obama che lui intendeva comprare un'azienda ed un possibile aumento di tasse lo spaventava. A Joe l'idraulico, invocato da McCain parecchie volte durante il faccia a faccia con Obama, McCain promise di non aumentare le tasse.

Si è saputo dopo il dibattito che Joe non è altro che un impiegato in una azienda idraulica. Il suo salario è infatti di quarantamila dollari annui. Con le proposte fiscali di Obama, Joe usufruirebbe di uno sgravo fiscale di millecento dollari, secondo un analisi di Money Magazine, comparato a solo trecento con il piano di McCain.

Quando si parla di tasse la logica non importa. Le tasse devono essere sempre ridotte. Ecco cosa dice di volere fare McCain. In ciò riflette a pieno la filosofia repubblicana. Quando si riducono le tasse il governo ha meno fondi per aiutare la gente. Incapaci di ridurre le spese, i leader del governo non fanno altro che prestarsi soldi e creano deficit astronomici che poi dovranno essere pagati dalle future generazioni. In questi tempi i "prestiti" sono avvenuti in modo significativo dagli investitori stranieri i cui soldi poi vengono usati per pagare l'energia necessaria per mantenere l'America in movimento. In effetti, si usa una "carta di credito" per vivere. McCain ed i repubblicani spendono senza pensare a chi pagherà il conto finale. Chi pagherà i 700 miliardi stanziati dal governo recentemente per il salvataggio a Wall Street?

In sintesi, McCain dice agli elettori ciò che loro vorrebbero sentire. Si potrà vivere bene senza pagare nulla perché tutto sarà rimandato verso il futuro. McCain parla da politico ed è difficile credere le sue parole.

Obama ha almeno cercato di mostrare un po' di responsabilità fiscale quando ha spiegato che le spese ci saranno e i soldi devono venire da qualche parte. Se si vogliono mantenere programmi indispensabili alla gente come il Social Security qualcuno deve pagare. Sembra logico che quelli che hanno avuto molto successo potrebbero pagare di più specialmente considerando che durante l'amministrazione Bush hanno visto le loro tasse andare giù.

Pagare tasse fa male ma più che altro causa paura. Quando un candidato politico dice che aumenterà le tasse a una piccola parte dei cittadini il resto pensa che eventualmente il governo metterà le mani nelle tasche di tutti. Quindi quando Joe Biden, il numero due di Obama, parla dei valori patriottici di pagare più tasse, non fa che confermare il clichè repubblicano che i democratici non fanno altro che aumentare le tasse.

Da una parte ciò è vero come ci fa vedere la storia recente. Quando i democratici sono al potere si creano surplus mentre invece quando i repubblicani controllano il governo si creano deficit che vanno alle stelle.

Sia Obama che McCain vivono bene e guadagnano molto più di 250.000 dollari annui. Fra i due, McCain è l'ultra ricco specialmente per la moglie Cindy, la benestante ereditiera il cui patrimonio si aggira sui 100 milioni di dollari.

"Dobbiamo pagare per gli investimenti fondamentali" del Paese, ha detto Obama al terzo ed ultimo dibattito. "Non mi dispiacerebbe pagare qualcosa in più" ha continuato il candidato democratico alla presidenza. Et tu, McCain?

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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