LA SVIZZERA HA UNA RICETTA SPECIALE CHE NON È SOLO QUELLA DEL CIOCCOLATO... SI PARLA DELLA STABILITA’ DEI GOVERNI

Qual è il segreto della stabilità dei governi in questo ordinato paese? Vivendo in Ticino da tanti anni è inevitabile fare qualche confronto.

Qualche tempo fa, ma potrebbe essere ieri o fra un mese, sono capitata su uno di quei programmi di attualità in cui gli ospiti sono invitati solo perché possano litigare fra di loro.

Più si insultano meglio è, e non importa se il pubblico non capisce di che cosa si sta parlando, ciò che conta è lo spettacolo. Forse gli ideatori e i conduttori di tali programmi pensano di cogliere due piccioni con una fava, fare un programma informativo all’interno di un incontro di lotta libera.

Io abito e lavoro da più di vent’anni nella tranquilla Svizzera, e confesso di ringraziare spesso la sorte che mi ha dato questa possibilità. Vivendo nel Canton Ticino poi, oltre al clima mite e alla vicinanza alla nostra vicina penisola, non ho nemmeno subito il trauma di dover usare un’altra lingua. E’ vero che la lingua locale a volte necessiterebbe di una sciacquatina in Arno, ma in tempi di recupero dei dialetti locali non ci si può lamentare.

E a proposito di dialetti regionali, c’era un siciliano ospite di quel programma, con un fortissimo accento, che rendeva quasi difficile la comprensione. Un personaggio noto, che ricopre una importante carica politica. Si era portato anche la coppola per esibire meglio la sua sicilianità. (Il mio caro e sicilianissimo Commissario Montalbano la coppola non la porta mai). Insieme a lui, altri siciliani, gente comune. Ma non poi troppo. Uno, giovane, era il nipote di un uomo ucciso dalla mafia, l’altro il fratello.

Qual era il problema? A quanto pare il morto non aveva avuto il riconoscimento ufficiale di “vittima della mafia” e il personaggio importante si stava arrabbiando con i parenti del morto ammazzato, quasi avessero loro delle colpe. L’atmosfera si stava surriscaldando. Cos’ha fatto allora il nostro uomo per raffreddarla? Si è rivolto al cameraman o al regista dicendo: “Ma perché mi riprendete di faccia? L’avevo detto che vengo meglio di profilo!”

Ho spento la televisione, disgustata, e me ne sono andata a letto a leggere.

La mattina dopo, appena sveglia, ho acceso come sempre la radio. Mi sono sintonizzata sulla rete due della radio svizzera dove c’era un signore con marcato accento ticinese che parlava del suo lavoro di investigazione sui centri segreti di detenzione della CIA in Europa. Mi colpiscono la semplicità, il tono piano, quasi dimesso dell’esposizione. Purtroppo era l’ultima parte di una lunga intervista andata in onda nel corso della settimana. Chi parlava era Dick Marty, parlamentare elvetico, già magistrato nel Canton Ticino, incaricato dal Consiglio d'Europa di svolgere quella delicatissima indagine. Nel “Rapporto Marty” del giugno 2006 diversi paesi europei sono stati accusati di aver collaborato con la CIA o perlomeno di aver tollerato le sue attività illegali. Non sono state risparmiate le critiche neppure all'operato della Svizzera.

Stava parlando un uomo che non aveva esitato ad accusare pubblicamente ed istituzionalmente la più grande potenza mondiale di aver effettuato delle “extraordinary rendition” (in italiano “consegne straordinarie”, raccomandate? espresso?) di prigionieri. E ne parlava semplicemente, come si farebbe appunto di un lavoro svolto con diligenza e serietà.

Certo è stata la coincidenza di questi due episodi assolutamente non collegati fra di loro che mi ha portato a fare questa riflessione. A volte fare confronti è inevitabile. Proprio perché la mia è una situazione privilegiata. Amo l’Italia naturalmente, ma essendo così vicina non soffro di nostalgia. Posso sentire tutti i programmi radio italiani e svizzeri, ricevo via cavo le televisioni italiane, svizzere, francesi, tedesche, un paio in lingua inglese e se volessi potrei guardare anche dei canali spagnoli e portoghesi. In Ticino, nonostante il ridotto numero di abitanti, c’è una buona offerta culturale. Anche la rete due della radio svizzera in lingua italiana offre degli ottimi programmi di approfondimento, cui partecipano spesso personalità del mondo accademico e culturale del nostro paese.

Anche qui naturalmente ci sono personaggi politici “borderline”, ma il loro campo d’azione è limitato, perché a livello nazionale sono considerati delle macchiette. La politica svizzera non è infatti come la politica–spettacolo italiana che diverte tanto gli stranieri. Gli attori non sono delle primedonne, ma dei funzionari diligenti, appunto. Meno divertente, forse, ma più efficiente.

Le primedonne non inizierebbero mai a lavorare alle otto del mattino, come fanno al parlamento di Berna.

Ma chi crede che qui manchino di fantasia si sbaglia. Per più di quarant’anni infatti la confederazione elvetica è stata condotta da un governo chiamato “Formula Magica”.

Non si tratta della ricetta segreta dell’ottimo cioccolato, ma, in termini tecnici, è la ripartizione dei seggi in Consiglio federale (consiglio dei ministri) effettuata in base alla forza elettorale dei grandi Partiti.

Il governo che scaturisce da questa formula integra nel processo decisionale tutti i principali attori politici in grado di lanciare un referendum (che qui è pratica frequente) ed è orientato alla ricerca del consenso, quindi comprende anche i partiti all’opposizione.

Dal 1959 la "formula magica" politica garantisce che i quattro maggiori partiti siano rappresentati in Consiglio federale in proporzione alla percentuale dei propri elettori

Il Consiglio federale è composto da sette membri, cioè sette ministri, eletti per un quadriennio dal parlamento. Il presidente della Confederazione è un consigliere federale, eletto per un solo anno, ed è primo fra pari (primus inter pares).

Mentre è in carica, il Consiglio federale non può essere fatto cadere mediante un voto di sfiducia. Inoltre, i sette membri del Consiglio vengono eletti singolarmente. Nonostante il principio della collegialità, il Consiglio federale non è così soggetto a una responsabilità collettiva nei confronti dell’autorità elettiva.

Non voglio fare qui valutazioni di merito, non ne avrei né la competenza né l’autorità, ma è chiaro che le differenze fra i modi di governare i due paesi sono tante...

Forse il sistema italiano ci garantisce un maggiore intrattenimento, ma ritengo estremamente interessante anche l’elvetica formula magica, non per nulla la Svizzera oltre che il paese del cioccolato è anche il paese degli gnomi...

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Politica