CGIL per lo ius soli. Uno stupore, il nostro, motivato

Noi pubblichiamo la posizione espressa dalla CGIL lombarda ma con una nostra nota in calce (ndd):

"Ius Soli: senza l’approvazione, danni per migliaia di persone

La Lombardia detiene il primato di cittadini stranieri e alunni nati in Italia, ma non italiani

Riteniamo indispensabile l’approvazione dello Ius Soli – Ius Culturae per migliorare le condizioni di vita di una fetta consistente della popolazione che vive in Italia.

A ragion veduta possiamo dirlo dalla Lombardia, prima regione nel paese per numero di presenze straniere. Il territorio lombardo è abitato da persone che provengono da molti altri paesi del mondo, segnale di un cambiamento demografico in atto. Prova ne è l’alto numero di risposte positive alle richieste di cittadinanza.

Secondo l’Ismu, la Lombardia, oltre a detenere il primato per numero di nuovi cittadini nel 2015 (un quarto di tutte le acquisizioni), registra la più alta percentuale di cittadinanze ottenute tramite trasmissione/elezione (44,4%), dunque il più alto numero di nuovi italiani.

Il numero di giovani stranieri è altrettanto importante. La Lombardia detiene il primato anche per le presenze di studenti non italiani. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione sono 203.979 i giovani non italiani che frequentano la scuola nella nostra regione, un quarto di quelli presenti in Italia. Nella provincia di Milano sono circa 82mila, il dato più alto in Italia. A Brescia 32.739, a Bergamo 25.214.

La maggioranza degli studenti stranieri, sempre secondo le analisi del Miur, è di seconda generazione, dunque non ha la cittadinanza italiana. La componente di alunni nati in Italia ma privi di cittadinanza è sempre più in crescita.

Questi dati ci portano a ribadire quanto abbiamo espresso più volte, anche in piazza: non approvare lo Ius Soli – Ius Culturae danneggia moltissimi nuovi cittadini, nati nelle nostre province, che però cittadini non sono.

Non godono degli stessi diritti dei loro compagni di classe, vicini di casa, amici. Non hanno gli stessi doveri. Eppure l’unica differenza è il paese d’origine dei genitori, nient’altro.

Perché in un paese civile, che ha l’uguaglianza tra i propri cardini costituzionali, devono esistere cittadini di serie A e di serie B?

Ci sembra un controsenso, cui solo il Parlamento può rispondere.

Angela Amarante - Cristina Pecchioli Ufficio Stampa e Comunicazione CGIL Lombardia"
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Nostra nota
Omettiamo di portare all'attenzione dei lettori le ragioni per le quali è bene non andare all'approvazione di questo Jus soli - per brevità e perchè presentate ogni giorno ormai dai media - limitandoci a due osservazioni.
1. Stupisce che in un Paese democratico si ignori l'opinione pubblica di gran lunga prevalente come da sondaggi ma anche sentendo la gente in piazza, in fabbrica, al bar e via dicendo. Un'apptovazione con voti mercanteggiati sarebbe un insulto alla democrazia.
2. Stupisce che non si tenga conto di un aspetto certamente delicato e da trattare con i guanti ma assolutamente prioritario. La CGIL si chiede perchè "devono esistere cittadini di serie A e di serie B". E infatti. C'è una situazione che è addirittura da serie Z non serie B ed è la condizione della donna in larga parte dell'Islam e probabilmente degli stranieri residenti nel nostro Paese (e del resto del mondo). Non è un caso che in giro si vedano molti uomini venuti da Paesi islamici con moglie italiana ma è raro, perchè non può, vedere una donna islamica con marito italiano. I discorsi generici che i "cittadininzati" dovrebbero rispettare la Costituzione sono pura e irrealistica astrazione.
Quanto ai "danni per migliaia di persone" non è argomento populista ma drammatica realtà dire che di danni ne hanno in tantissimi italiani che di fatto sono discriminati (basta pensare alle assegnazioni di case popolari nelle grandi città con gente che l'aspettava da tempo e si vede scavalcato...).
(ndd)

 

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