I DOLLARI E LE PRIMARIE USA: PROFUMO DI VITTORIA

"Io ho fatto la mia promessa" e "mi aspetto che il Senatore Obama mantenga" la sua di rinunciare ai finanziamenti privati nella campagna finale per la Casa Bianca. Ecco come ha spiegato il senatore John McCain il suo supporto per limitare le spese della campagna politica. Il rinuncio ai fondi privati sarebbe ricompensato dal governo federale il quale darebbe 85 milioni di dollari a ciascuno dei due candidati vincitori della nomina dei loro rispettivi partiti.

È strano che il candidato del Partito Repubblicano spinga per il finanziamento pubblico delle elezioni data la filosofia del GOP di mettere sempre l'enfasi sull'iniziativa privata per risolvere qualunque problema. Ma in questo caso l'assenza di fondi privati offrirebbe un vantaggio a McCain. Nonostante la ricchezza del GOP e dei suoi sostenitori, in questa elezione presidenziale i contributori repubblicani non hanno spalancato i loro portafogli sentendo l'odore di sconfitta e non volendo investire in cause perse.

Ecco come si spiega il fatto che McCain, il quale ha quasi la nomina del suo partito in tasca, vuole limitare i contributi finanziari privati. Obama non ha ancora vinto la nomina del suo partito e quindi ha risposto alla sfida di McCain dicendo che l'idea dei finanziamenti pubblici è un'opzione. Se ne discuterà dopo avere vinto la nomina. Nel frattempo la prodigiosa capacità di Obama di raccogliere fondi lascia sospettare che il senatore dell'Illinois rifiuterà i contributi pubblici perché impongono limiti. Questo tetto di fondi naturalmente sarebbe un vantaggio per McCain ed un grosso punto negativo per Obama il quale negli ultimi mesi è riuscito a raccogliere 30 milioni al mese, una buonissima parte da piccoli contributi, individui che non hanno donato il massimo (2.300 dollari).

Obama è riuscito anche a sorpassare Hillary Clinton nonostante la fortissima struttura dell'ex first lady ereditata in parte dai contatti del marito Bill Clinton. Ma la Clinton ha anche lei avuto delle serie difficoltà economiche ed ha dovuto prestare 5 milioni di dollari di tasca sua alla propria campagna per mantenersi a galla. La situazione è migliorata e dopo il Supertuesday la Clinton ha raccolto 13 milioni di dollari ma Obama ne ha raccolti 32.

I soldi sono importanti perché i costi degli annunci televisivi sono molto alti. Nove giorni dopo il Supertuesday l'ex first lady ha spento 8 milioni di dollari in annunci televisivi ma "il ricco" Obama ne ha spesi 13 milioni.

La vaga promessa di Obama di limitarsi ad accettare fondi pubblici solamente durante il periodo post-nomina in ogni probabilità non sarà mantenuta. La Clinton non si è pronunciata al riguardo ma al momento sembra che il momentum, lo slancio delle recenti vittorie, si trovi nelle mani di Obama.

Se Obama vincerà la nomina e poi decide di accettare i fondi privati, McCain insisterà che la parola del senatore dell'Illinois non ha nessun valore e non lo si potrà credere in nulla. Obama sa benissimo che per conquistare la Casa Bianca ci vogliono molti soldi. Anche se lui rifiuterebbe i contributi privati ci sono altri modi per contribuire non direttamente ai candidati ma alle loro cause mediante i comitati 527. Questi gruppi per legge non devono avere nulla a che fare con i candidati direttamente ma possono usare fondi per attaccare un candidato. È successo come si ricorda nell'elezione del 2004 quando gli Swift Boat Veterans for Truth spesero 22,5 milioni di dollari per mettere in dubbio le medaglie ricevute nel Vietnam dall'allora candidato democratico John Kerry.

Se Obama decide di continuare ad accettare fondi privati dopo la nomina potrebbe cercare di raggiungere un accordo con McCain di limitarli a piccole somme. In tal caso lui ne uscirebbe vincitore anche moralmente dato che gli americani sono contrari alle grosse somme che le aziende contribuiscono. Quando una corporazione dà quattrini a un candidato lo fa generalmente perché vuole qualcosa nel futuro. Se invece sono i piccoli contributori a scrivere gli assegni lo fanno semplicemente per ideologia politica. Comunque vada i soldi aiutano a "comprare" la Casa Bianca e al momento sembra che molti americani abbiano scommesso su Obama.


Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a

Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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