GIULIANI: DALL’UNDICI SETTEMBRE ALLA CASA BIANCA?

“Ci sono tre cose che menziona in una frase: un nome, un verbo e l’undici settembre” disse recentemente Joe Biden, il senatore del Delaware, durante il corso di un dibattito dei candidati democratici alla presidenza. Come si sa, Biden si riferiva a Rudy Giuliani, l’ex sindaco di New York, il quale si trova in prima posizione per la nomina del Partito Repubblicano alla presidenza. Non c’è dubbio che senza i tragici eventi dell’undici settembre Giuliani non sarebbe candidato nella corsa alla Casa Bianca. Il suo ruolo esemplare durante gli attacchi alle Torri Gemelli lo ha reso un eroe nella mente di tutti gli americani. Giuliani ha fino ad oggi strutturato la sua campagna sulla paura creata dal terrorismo e ha coltivato la sua immagine come il più competente a combattere l’islamofascismo terrorista.

La battuta di Biden ha creato ilarità ma non sorprende che un candidato minore cerchi di ottenere trazione aggrappandosi al possibile vincitore del suo partito o quello dei suoi avversari. Ma non tutto è roseo per Giuliani. Malgrado il fatto di essere il capofila dei candidati repubblicani, perderebbe 45% a 49% in un confronto diretto con Hillary Clinton, sempre secondo i sondaggi. La differenza però non è così grande. L’attacco di Biden riflette però una certa paura dei democratici non tanto perché si credono deboli nella questione del terrorismo ma anche per il fatto che Giuliani ha prese di posizione non molto lontane da quelle della probabile vincitrice della nomina del Partito Democratico.

Giuliani ha vedute moderate per quanto riguarda l’aborto e i diritti dei gay. Inoltre, gli manca la “purezza” richiesta del GOP in quanto alla famiglia. La figlia Caroline ha dichiarato che voterà per Barack Obama e il figlio Andrew non parteciperà alla campagna del padre. Inoltre le due ex mogli di Giuliani lo allontanano dall’ideale dell’ala destra del Partito Repubblicano.

Ma sono proprio queste caratteristiche che avvicinano l’ex sindaco al centro politico del Paese che dovrebbero preoccupare i democratici dato che nell’elezione generale darebbe filo da torcere a Hillary Clinton, la probabile candidata del Partito dell’asinello.

Se le previsioni attuali delle primarie andranno in porto la battaglia finale sarebbe fra due newyorkesi, uno l’ex sindaco della grande metropoli, e l’altra la senatrice dello Stato. Lo scontro fra i due probabili vincitori delle primarie potrebbe bilanciare la situazione dato che al momento non sembra promettente per il Partito Repubblicano. L’elezione generale avverrà fra un anno e molto può cambiare ma sembra che sia gli elettori democratici e repubblicani abbiano già nel mirino il risultato finale. Ecco perché i primi della classe dei due partiti sono ambedue non lontani dal centro politico del Paese.

Ciononostante Giuliani avrà più difficoltà di Hillary Clinton a chiudere il conto dell’elezione primaria soprattutto con gli evangelici che molto hanno fatto per eleggere Bush presidente. Sembra però che vi siano delle fratture in questo gruppo che hanno aperto un spiraglio a Giuliani. Il leader televangelista Pat Robertson ha recentemente dichiarato il suo appoggio al candidato italo-americano. Oltre all’amicizia che lega i due, il leader televangelista ha ribadito l’energia dell’ex sindaco contro la “lussuria di sangue” dell’islamofascimo a fargli meritare il sostegno. Inoltre le promesse conservatrici di Giuliani di nominare giudici tipo Scalia, Alito e Thomas alla Corte Suprema stanno facendo che l’ex sindaco della liberal New York sia riconsiderato come possibile presidente dagli evangelici.

Per risiedere alla Casa Bianca Giuliani dovrà ritoccare la sua ideologia e remare a destra senza però allontanarsi dal centro, esattamente come fece George W. Bush nel 2000. L’allora governatore del Texas aveva la reputazione di moderato ma poi si spostò a destra creando alleanze con i valori conservatori del suo partito. Giuliani sembra stia cercando di seguire le orme dell’attuale residente della Casa Bianca. Non sarà facile ma se Giuliani ce la farà, si avrà il primo italo-americano alla Casa Bianca.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (nell’International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc ) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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