Contro gli “inciuci” eletti i presidenti di Senato e di Camera

di Maria de falco Marotta

In uno dei suoi articoli più citati, Antonio Gramsci scriveva il 3 aprile 1917 in un articolo sulla politica questo:” Nella vita politica l’attività fantastica deve essere illuminata da una forza morale: la simpatia umana. Questa forza è inaridita dalla superficialità, che significa mancanza di profondità spirituale, mancanza di sentimento, mancanza dunque di simpatia umana. Perché si provveda adeguatamente ai bisogni degli uomini di una città, di una regione, di una nazione, è necessario sentire questi bisogni; è necessario potersi rappresentare concretamente nella fantasia questi uomini in quanto vivono, in quanto operano quotidianamente, rappresentarsi le loro sofferenze, i loro dolori, le tristezze della vita che sono costretti a vivere.
Se non si possiede questa forza di drammatizzazione della vita, non si possono intuire i provvedimenti generali e particolari che armonizzino le necessità della vita con le disponibilità dello Stato. Se si scaglia un’azione nella vita: bisogna saper prevedere la reazione che essa sveglierà, i contraccolpi che essa avrà. Un uomo politico è grande in misura della sua forza di previsione: un partito politico è forte in misura del numero di uomini di tal forza di cui dispone. Perché ogni provvedimento è un’anticipazione della realtà, è una previsione implicita. Il provvedimento è tanto più utile quanto più aderisce alla realtà” (Antonio Gramsci, Politici Inetti – Una verità che sembra un paradosso, pubblicato il 3 Aprile 1917, riprodotto in Odio gli Indifferenti, Chiarelettere, 2011).
Mi pare che ciò che è successo con le votazioni del 4 marzo 2018 e le conseguenze, combacino con ciò che disse lo studioso Gramsci quasi un secolo esatto a ciò che è accaduto oggi. Di fatto, i due eletti sono omologhi di ciò che la gente si aspetta da loro: serietà, rispetto, ottemperanza alle leggi, al di là degli accordi dei partiti, attenzione alle donne e ai più deboli, funzionalità dello Stato. Ci sarebbero tante altre cose importanti da suggerire loro, ma credo, che si atterranno alla volontà popolare che li ha voluti lì. Noi, per ora, ci atteniamo a presentarli ai nostri lettori secondo le varie notizie che tutti possono ritrovare nei propri media.
Chi è
Maria Elisabetta Alberti Casellati, la prima donna presidente del Senato, è del 1946. E’ nata a Rovigo. Vicina a Ghedini, è stata sottosegretaria alla Giustizia con Berlusconi. Un collaboratore: «È inflessibile con se stessa e pretende il massimo dagli altri». In pubblico si presenta sempre con sobrietà   ma non rinuncia agli abiti eleganti e ai gioielli di rara fattura. La neo presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, è un famoso avvocato matrimonialista a Padova ( è laureata anche in diritto canonico) ed è la prima donna nella storia della Repubblica a ricoprire la seconda carica dello Stato. Ma prima di essere eletta consigliere laico dell’organo di autogoverno della magistratura (è stata al Csm dal 2014 al 2018), la senatrice di Forza Italia ha percorso molte tappe in Parlamento. Nel ‘94 ha aderito tra i primi a Forza Italia e da allora è stata da sempre vicina al suo leader, Silvio Berlusconi: eletta per la prima volta senatrice nel ‘94, nella XII legislatura, è stata sempre confermata (tranne che nel ‘96) in Parlamento e a Palazzo Madama ha ricoperto gli incarichi di presidente della commissione Sanità, vice capogruppo vicario di Forza Italia, membro del consiglio di presidenza del Senato come segretario d’aula, capogruppo di FI nella giunta delle elezioni.
È stata per due volte sottosegretaria alla salute e dal 2008 al 2011 è approdata al ministro della Giustizia come vice di Angelino Alfano occupandosi di giustizia civile, edilizia penitenziaria e giustizia minorile. Un volto “amico” al Senato. Oltre ai buoni rapporti con i colleghi parlamentari, la neo presidente del Senato conta da anni su una rete di rapporti di cordialità con la struttura di Palazzo Madama. La sua segretaria è sempre la stessa e l’ha seguita anche nella parentesi al Csm. Fino a ieri ha mangiato insieme ai suoi collaboratori nel tavolo comune del ristorante del Senato. Dice di lei un suo affezionato collaboratore: «E’ inflessibile con se stessa e pretende il massimo dagli altri». La senatrice è sposata e ha due figli: uno fa il direttore d’orchestra e l’altra l’avvocato. Le auguriamo di non dimenticare le donne.
ChI é
Roberto Fico è laureato in Scienze della Comunicazione, è uno dei fondatori dei primi meet up di Beppe Grillo, a Napoli, nel 2005. All’epoca si arrabatta tra mille lavori: tour operator, impiegato in un call center, responsabile della comunicazione per un ristorante, importatore di tessuti dal Marocco. Ma poi è la passione politica a prevalere. Prima a sinistra, con il voto per Bassolino e per Rifondazione. Poi con i nascenti 5 Stelle, che lo vedono subito protagonista. Fico — che diventerà membro della Commissione di Vigilanza Rai — è il punto di riferimento degli ortodossi e di chi vuole mantenere un presidio contro eventuali derive a destra. Che si verificano puntualmente, sia sui temi dell’immigrazione, sia su quelli delle alleanze. Anche nella gestione interna del Movimento, Fico prova a ritagliarsi un ruolo, appunto, da ortodosso, cercando di fare in modo che M5S resti fedele alle intenzioni delle origini, con una gestione collegiale e democratica. Per tale motivo non apprezza la nomina a capo politico di  Di Maio dopo un duro confronto con il leader dei 5 Stelle, torna nei ranghi. E da allora si instaura una rinnovata sintonia con il Movimento, che lo porta alla rielezione e ora alla Presidenza della Camera. Un modo per premiarne la fedeltà, ma anche di depotenziarlo e dissuaderlo da prese di posizioni polemiche nel caso, ormai decisamente certo di alleanze politiche con la Lega Nord. Come quella recentissima del 24 gennaio 2018, quando disse: «Vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi».

Maria de falco Marotta
Politica