DAL SEN. SALVI UNA NOTIZIA SCONVOLGENTE: SPIRITO TALEBANO NELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA AFGHANA CUI COLLABORA L’ITALIA

Dal “Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana” (www.etimo.it - ) il significato della parola “Apostasìa”: dal greco APÒ, da che dà senso di allontanamento e radice di STÀSIS l’atto di stare, dimora dall’inusitato STÀO= ÌSTEMI – Rinnegamento o abbandono di una religione, per abbracciarne un’altra…

Per quale arcana ragione siamo andati a scomodare quel bel Vocabolario per un termine certo oggi non di uso corrente? Non l’abbiamo trovata sull’Osservatore Romano o sul quotidiano dei Vescovi, L’Avvenire o ancora su qualche vecchia pubblicazione di un tempo in cui c’era più attenzione alla religione e alle sue manifestazioni nel bene (conversione ad esempio) come nel male (apostasia, appunto).

Ne ha parlato il presidente della Commissione Giustizia del Senato, leccese ma eletto a Roma, Cesare Salvi. già Vicepresidente a Palazzo Madama nella precedente legislatura e prima ancora Ministro del Lavoro nel Governo Amato, oggi autorevole membro della minoranza diossina che contesta Fassino, D’Alema e la dirigenza del suo Partito per la scelta del Partito Democratico. Persona quindi che se parla di apostasìa non è sospettabile come potrebbe essere il Cardinale Ruini o il Monsignore di Viale Milano a Sondrio.

Il sen. Salvi ha chiesto come mai nel nuovo Diritto afgano l’apostasìa venga considerata reato. Qualcuno si può chiedere cosa c’entriamo noi.

Noi c’entriamo e come!

"L'impegno italiano più importante, in questo momento, è sicuramente quello per la riforma della giustizia, che ha preso l'avvio nel 2003 e nei tre anni successivi ha già dato risultati tangibili". Lo dice il Ministro D’Alema che ha confermato con soddisfazione che "il coinvolgimento italiano nel settore della giustizia si sta ulteriormente approfondendo… La giustizia, sta alla base di qualsiasi sviluppo della società: senza giustizia e senza uno stato di diritto nessun aspetto della vita civile può svilupparsi adeguatamente".

Occorre “un forte impulso alla formazione del personale addetto alla giustizia ed all'insegnamento ad ampio raggio dei principi dei diritti umani".

Sta bene tutto questo. Sta bene che siamo noi ad occuparci col Governo di Kabul della Riforma della Giustizia (sperando che non esportino là durata dei processi e relativi accessori).

Ma, a questo punto, facciamo anche noi la stessa domanda del sen. Salvi:

COME E’ POSSIBILE CHE NELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA AFGHANA ENTRI UNA NORMA TALEBANA COME LA CLASSIFICAZIONE DELL’APOSTASÌA COME REATO?

A CASA!

Se dovesse restare confermata nel Codice Penale di Kabul una norma di questo genere, assolutamente contraria alla Carta dell’ONU, di quell’ONU che è lì a sacrificare vite umane e grandi risorse, gli italiani, non solo gli esperti del diritto ma tutti, militari ovviamente compresi, dovrebbero far fagotto immantinente e tornarsene a casa.

E che non venga in mente a qualcuno, dai Ministri ai volontari sociali, di giustificare una simile norma o anche solo tentare di diminuirne la potenzialità negativa.

Amarilli

Amarilli
Politica