CHIARIFICATRICE CONFERENZA DELL’AMBASCIATORE SERGIO ROMANO ALL’ISTITUTO STUDI MEDITERRANEI DI LUGANO

Quali prospettive per il “mare nostrum”? Storia di una frontiera - La situazione del Mediterraneo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale

Presso l’Istituto Studi Mediterranei di Lugano il presidente Vittorio Dan Segre ha introdotto la conferenza di un illustre ospite: Sergio Romano, giornalista, storico e diplomatico sulla situazione del Mediterraneo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Conferenza caratterizzata da un’ estrema chiarezza e linearità.

Linearità in questo caso è la parola giusta, perché il suo esposto ha seguito una precisa linea del tempo per ricordarci e capire insieme gli avvenimenti che hanno segnato la storia del Mediterraneo dal 1945 ad oggi.

Ed è stato un lavoro utilissimo perché noi contemporanei non siamo degli storici, ricordiamo sì alcuni fatti, ma ne dimentichiamo altri. A volte siamo influenzati da opinioni personali, simpatie e antipatie e non sempre abbiamo una visione panoramica della situazione geo-storico-politica.

Altre volte ci rendiamo conto della gravità o dell’importanza di certi avvenimenti solo quando ne vediamo le conseguenze.

Cercherò qui di ripercorrere insieme questa linea del tempo così come è stata illustrata dal professor Romano l’altra sera.

Premessa utile. Il Mare Adriatico secondo l’ambasciatore costituisce un argomento separato che meriterebbe uno studio a parte.

Alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945 la presenza coloniale europea era ancora molto forte sulle coste del Nord Africa e del Medio Oriente. In Siria e Libano, Tunisia, Algeria e Marocco era forte la presenza francese, in Egitto quella inglese. La costituzione libanese era stata scritta sul modello di quella francese. La Libia dopo l’occupazione italiana e la guerra si era rivolta agli inglesi e nel 1951 Re Idris fondò il regno di Libia, alleato degli inglesi.

Il mare non costituiva quindi una vera frontiera fra le costa nord e quella sud del Mediterraneo.

Le comunità ebraiche in questi paesi erano ancora numerose e contavano circa 900.000 persone. Queste comunità tenevano vivi i contatti con l’Europa, per le attività commerciali, per i legami di parentela, per i soggiorni di studio dei giovani.

Nel 1948 nasce lo stato di Israele con la prima guerra arabo-israeliana.

Ecco il primo fattore di divisione fra la costa settentrionale e quella meridionale. La fondazione di Israele era per l’Europa un atto dovuto, secondo la tradizione ideologica risorgimentale che credeva nella creazione degli stati nazionali. Pensiamo alle lotte per l’indipendenza di Grecia, Italia, Germania e degli altri stati nati dopo la prima guerra mondiale. Non così veniva considerata dagli stati arabi che non gradivano questa indebita ingerenza da parte dell’Europa nel loro mondo.

Nel 1952 il Colonnello Nasser guida la rivoluzione egiziana. Nasser aveva preso a modello, e come lui avrebbero fatto molti altri, fino a Mubarak e Musharaf, Kemal Atatürk, il padre laico della nuova Turchia. Il modello era nazional-socialista, nel vero senso della parola. Noi europei naturalmente non riusciamo a non attribuire a questa parola un significato malefico. Il libro di Nasser “La filosofia della rivoluzione” diventerà la guida spirituale e non solo per tutti i rivoluzionari arabi.

Due anni dopo, nel 1954 ha inizio la Rivoluzione Algerina. Si apre uno dei periodi più difficili della recente storia francese. L’ Algeria era infatti considerata territorio metropolitano, sia per la presenza dei tanti coloni francesi, sia per le sue ricchezze. La sanguinosa guerra d’indipendenza algerina durerà fino al 1962.

1956. Anche Tunisia e Marocco ottengono l’ indipendenza.

1956. Crisi di Suez. Nell’estate del 1956 Nasser “nazionalizza” il canale di Suez. Francia e Gran Bretagna, in un ultimo gesto di rivincita coloniale decidono colpire e punire l’Egitto. Israele, guidato da David Ben Gurion, vede non solo una minaccia ma un’occasione per rafforzarsi. L’operazione si rivelò un disastro diplomatico e segnò l’inizio della nuova frontiera fra il nascente nazionalismo arabo e gli imperialismi europei.

Non solo. E’ dello stesso tempo l’aggravarsi della guerra fredda, con la crisi ungherese da una parte e la costituzione di alleanze fra i paesi africani e l’Unione Sovietica.

Inizia così la “deeuropeizzazione” del Nord Africa. Partono gli europei e gli ebrei. Si va verso un panarabismo.

Nel 1958 infatti Nasser costituisce la RAU, Repubblica Arabia Unita, che non sarà tuttavia mai effettivamente realizzata.

1967. Guerra dei sei giorni, con l’occupazione dei territori che si pensava forse transitoria, ma che dura ancora oggi con i problemi ben noti.

Esplode il problema palestinese. La Palestina faceva prima parte della Grande Siria e non era una nazione a sé. Come ha fatto giustamente notare Sergio Romano le nazioni sono situazioni innaturali che nascono da una sconfitta, che crea vittime e di conseguenza identità e orgoglio. Pensiamo alla storia europea degli ultimi centocinquant’anni.

Gli stati arabi vicini non accolgono volentieri i profughi palestinesi. Sono tutti stati poveri senza organizzazioni assistenziali e questa moltitudine di profughi aggiunge problemi a problemi. L’unica soluzione sono i campi profughi.

La presenza più importante sarà comunque in Libano, soprattutto dopo la cacciata dalla Giordania del 1968/70.

1973. Guerra del Kippur. Anche se non fu una vera e propria vittoria militare l’Egitto di Sadat riconquista la dignità perduta nella guerra dei sei giorni.

1975. Anche a causa della presenza dei profughi palestinesi scoppia la guerra civile in Libano fra cristiani e musulmani, per lo più sciiti.

1979. Rivoluzione Iraniana. Tutto il mondo islamico ne sarà “contaminato”, in quanto questo evento permetterà agli islamici di combattere in nome di una identità religiosa, unita alla forte identità nazionale. Là dove la laicità araba non era riuscita ecco che la religione è stata efficace.

E saranno proprio questi due fenomeni a rendere diverso il Mediterraneo.

Gli avvenimenti che seguono sono storia recente purtroppo noti. Dalla prima guerra del golfo agli attentati dell’11 settembre e al disastro della seconda guerra del Golfo. Dal problema demografico arabo-palestinese, che vede una crescita esponenziale della popolazione araba sia in Palestina che in Libano, alla attuale debolezza politica di Israele. Dal rafforzarsi di movimenti come la Fratellanza Musulmana in Egitto, alla vittoria di Hamas alle elezioni politiche palestinesi dell’anno scorso.

Inoltre, è solo dal 2005 che il presidente Bush comincia ad avere una politica mediorientale più organica e dichiara che gli usa vogliono trasformare il Medio Oriente. Ha finalmente capito che la democrazia occidentale non è così facilmente esportabile?

Si chiede allora il professor Romano che cosa accadrà all’Egitto dopo Mubarak, alla Libia dopo Gheddafi, al Libano, alla Siria?

Teme che il Mediterraneo sia e diventi sempre di più una corsia di ammalati.

Non c’è proprio niente di nuovo all’orizzonte?

Sì, forse due ipotesi possibili.

La prima è l’iniziativa di Sarkozy per un’Unione Mediterranea. Ma molti temono che sia un contentino dato alla Turchia perché non la vuole nell’Unione Europea.

La seconda è rappresentata da ciò che succederà in e con la Turchia, il solo stato musulmano – ma non arabo - importante, efficiente e funzionante nel Mediterraneo, nato con Atatürk, grande inventore del modello statuale mediorientale. Il solo stato di quell’area che non sia mai stato una colonia. Il solo che abbia rapporti diplomatici e amichevoli con Israele, da sempre membro della Nato.

E’ vero che in Turchia è andato al potere un partito islamico, ma non è un partito integralista, anzi è più democratico dei nazionalisti “laici” – appoggiati dai militari e con inquietanti legami con movimenti come i Lupi Grigi. E’ un partito religioso come poteva essere la nostra Democrazia Cristiana, che era certo meno integralista di certi movimenti cattolici attuali. Quest’estate in Turchia sono riusciti a risolvere democraticamente e costituzionalmente una grave crisi politica.

Qualcuno dal pubblico allora ha chiesto, sì, ma come la mettiamo con la storia, con il genocidio degli armeni? E qui il professor Romano ha fatto un approfondito excursus nell’interessante storia dell’impero ottomano, che era stato sempre contrassegnato da tolleranza religiosa. Si pensi che aveva persino un calendario sinottico, con le feste delle tre religioni.

Come tutti i grandi imperi nell’ottocento è stato debilitato dalle lotte per l’indipendenza di regioni come la Grecia, la Bosnia, l’Albania, la Crimea, regioni tuttavia esterne alla Turchia vera e propria, che ottennero l’indipendenza anche grazie all’aiuto delle altre potenze europee.

L’Armenia per sua sfortuna si trovava all’interno dell’impero ottomano e vicina alla Russia che d’altra parte premeva da sempre sui confini con il fine ultimo di raggiungere Costantinopoli e gli stretti. La Russia premeva anche attraverso regioni e popoli che per loro sfortuna si trovavano in mezzo.

La prima guerra mondiale – ci vuole sempre una guerra totale per poter portare a termine un genocidio, pensiamo alla Shoah – creò le condizioni per cui questo genocidio si compisse.

Poco si parla dei massacri delle popolazioni musulmane compiuti dai russi nel periodo della grande espansione verso oriente, nel Caucaso e nella zona dell’Asia Centrale. Pensiamo alla ferita ancora aperta della Cecenia.

Questo naturalmente non per trovare giustificazioni, ma solo per cercare di capire fatti altrimenti incomprensibili. Ed ha aggiunto: la storia non è un tribunale. Ed ha concluso che senza la Turchia l’Unione Europea mancherebbe di una strategia di lavoro importantissima.

Cristina Cattaneo, Lugano, 14 dicembre 2007

I libri più recenti di Sergio Romano:

Saremo moderni? Diario di un anno,Longanesi 2007

La quarta sponda. La guerra di Libia 1911-1912, TEA 2007

Il paese delle molte storie, Rizzoli - 2007

Con gli occhi dell'Islam. Mezzo secolo di storia in una prospettiva mediorientale, Longanesi 2007

Libera Chiesa. Libero Stato? Il Vaticano e l'Italia da Pio IX a Benedetto XVI , TEA - 2007

Europa, storia di un'idea, Longanesi - 2006 .

I Libri di Vittorio Dan Segre:

La guerra privata del tenente Guillet, Corbaccio, 1993

Il poligono mediorentale, il Mulino, 1994

Storia di un ebreo fortunato, Corbaccio, 2000

Il bottone di Molotov, Longanesi, 2004 Le metamorfosi di Israele, Il Mulino 2006

Sito web dell’Istituto Sudi Mediterranei:

http://www.ism.unisi.ch/presentazione.htm

Cristina Cattaneo
Politica