Ai migranti un lavoro? A spese di chi non l'ha !!! (anche dei valtellinesi)

Irrealistica e indecente proposta “politica” (!) del Prefetto Morcone Capo dell'Immigrazione

Indecente proposta avanzata dal Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione presso il Ministero dell'Interno, dr. Mario Morcone, dimenticandosi di essere un funzionario del Ministero dell'Interno e mettendola di fatto in politica, lui che è stato candidato  a Sindaco non di Vattelapesca ma di Napoli, sostenuto dal PD. Per la cronaca i napoletani, evidentemente con il loro voto da giudicarsi intelligente, lo avevano lasciato fuori persino dal ballottaggio mandando avanti De Magistris e Lettieri.
In un'intervista al Corriere della Sera, da politico e non da funzionario, candidamente propone che ai migranti, oggi a spasso per tutto il giorno, venga dato un lavoro. Tra i lavori che i profughi potrebbero svolgere, Morcone elenca "settori che hanno bisogno: l'agricoltura, le costruzioni, l'assistenza agli anziani". Come evitare lo sfruttamento e i business ciminali? "Ci sono sanzioni penali", afferma il prefetto. Che poi afferma: "Certo, dove c'è formaggio arrivano i topi. Bisogna tenere lontano affaristi e garantire trasparenza. Ma non possiamo più essere prigionieri dei 'no' dei sindaci che mirano più alla caduta di Alfano o di Renzi che a risolvere la situazione". (Sindaci di sinistra che dicono che non ce la fanno più, come il Sindaco di Milano,  anche loro mirano alla caduta di Alfano o di Renzi?).
Quanto alla paga se ne dovrebbe trattenere una parte per contribuire alle spese dell'accoglienza. Così facendo l'ex candidato a Sindaco di Napoli ruba il mestiere al suo Ministro e al Governo appropriandosi del loro ruolo perchè la proposta che ha fatto lui non è da funzionario ma da politico, proposta da discussioni addirittura in Parlamento

E dei disoccupati? In buona sostanza: chi se ne frega!
E sensazionale nella sua spocchia è la risposta che dà alla ovvia osservazione che se si à lavoro ai migranti si toglie il lavoro a tanti giovani disoccupati.
La domanda, elementare ed ovvia dell'intervistatore: “Le diranno: e gli italiani che non hanno un lavoro?”
«Io mi occupo di immigrati. Dei cittadini italiani se ne dovrebbero occupare altri ministeri. Se mi danno l’incarico cercherò soluzioni per quel problema. Attualmente mi piacerebbe che a rompermi la testa non fossi solo io che sono un prefetto».
E allora chi?
«La soluzione non può essere dirigista con un “super-qualcuno” che decide su tutto e tutti. Ma con chi è sul territorio. Presidenti di Regione e sindaci per primi».
Lavoro ai migranti, un furto ai giovani e meno giovani italiani che non l'hanno
In Italia sono 1.944.000 i giovani tra 25 e 34 anni senza lavoro. Un numero che ci fa guadagnare il primato negativo in Europa per il più alto tasso di giovani inattivi: 25,9% a fronte del 15,7% della media Ue. Le cose vanno decisamente male per il Mezzogiorno e per le giovani donne: sul totale di 1.944.000 giovani inattivi, 1.120.000 si concentrano nel Sud e 1.341.000 sono femmine.
La situazione del mercato del lavoro giovanile nel nostro Paese è fotografata in un rapporto dell'Ufficio studi di Confartigianato in cui si rileva che la crisi pesa sulle spalle dei giovani: tra il 2008 e il 2011 gli occupati under 35 sono diminuiti di 1.130.000 unità, pari al -15,6%. La flessione in Italia è di intensità doppia rispetto all’Eurozona dove il calo è stato del 7,1%. Ed è sempre il Mezzogiorno l’area che ha registrato la maggiore perdita di occupati under 35: 371.000.

Lombardia - DISOCCUPAZIONE GIOVANILE - In Lombardia la percentuale di giovani disoccupati, nella fascia d'eta' che va dai 15 ai 24 anni, e' il 12,9 per cento, contro il 15 per cento della media nazionale. I giovani che non studiano ne' lavorano - cosiddetti 'Neet', 'Not (engaged) in Education, Employment or Training' -, nella fascia di eta' che va dai 15 ai 29 anni, sono in Lombardia il 18,7 per cento, contro una media nazionale del 25,6 per cento.

Il Ministro Alfano
Il Ministro, chiamato in causa dalla stampa, ha risposto che “gli italiani avranno la priorità”. Una risposta diplomatica per non smentire il suo collaboratore ma fragilissima nella sostanza. In altri termini non vuol dir niente. L'equazione è invece semplice: ogni migrante che fa un lavoro è un disoccupato di casa nostra che non l'ottiene.

L'iter
Una minestra e un letto.
Poi una paghetta giornaliera.
Poi un lavoricchio pagato.
Poi una casa popolare.
Eccetera.

 

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