NEWT GINGRICH: DA IPOCRITA ALLA CASA BIANCA?

"L’amministrazione Bush sta conducendo una ‘guerra fasulla’ contro il terrorismo”. Sembra la frase di un membro del Partito Democratico, un ultraliberal che vuole la pace. Le parole sono uscite invece dalla bocca di Newt Gingrich, l’ultra conservatore repubblicano, già presidente della Camera dei Rappresentanti fra il 1995 e il 1998. Gingrich continuò a elaborare la sbagliata strategia di George Bush chiarendo che la guerra contro il terrorismo non si può vincere in un’unica nazione come l’Iraq ma significa invece sconfiggere l’islamismo radicale in tutto il mondo e ciò richiede anche l’indipendenza di energia.

Sono parole sagge di un iconoclasta che al momento i sondaggi per la nomina del Partito Repubblicano piazzano al quinto posto con il 7% dei consensi. E Gingrich non è nemmeno candidato anche se non ha escluso la possibilità di prendere la corsa per la Casa Bianca nel futuro. Ma le parole di Gingrich sorprendono per la sua sincerità oltre che per il fatto che l’ex professore di storia ha la reputazione di essere un ipocrita. Basti ricordare solo alcuni momenti della sua vita politica. Quando era presidente della Camera tradiva la moglie, agonizzante in ospedale, con una donna che eventualmente ha sposato. La sua terza moglie per esser precisi, molte per un repubblicano il cui partito sostiene di professare la santità della famiglia. L’ipocrisia va più in alto dato che durante il suo rapporto extraconiugale Gingrich guidava la crociata morale contro Bill Clinton e l’affaire di Monica Lewinsky. Almeno Clinton è rimasto sposato con la stessa donna malgrado tutti i loro problemi.

Oltre all’ipocrisia nei rapporti personali Gingrich fu accusato di ottantaquattro violazioni etiche mentre era Presidente della Camera. La situazione divenne così pericolosa politicamente che alla fine i leader repubblicani lo convinsero che per il bene del partito dovrebbe dimettersi, ciò che lui fece nel 1998.

Quando un politico sbaglia e poi confessa gli elettori hanno la scelta di perdonarlo e riconsiderare la loro posizione. Ciò è naturalmente avvenuto con Bill Clinton il quale sembra essere più popolare adesso da ex presidente e tutti sembrano avere dimenticato le sue “bugie” perché in realtà, vedendo tutto con l’adeguata prospettiva, erano cose da poco comparate all’ipocrisia di Gingrich.

Ma l’ex presidente della Camera sembra volere cercare di fare dimenticare il suo passato anche con la sua sincera affermazione sul fallimento completo dell’amministrazione repubblicana. “Guardate a New Orleans… e Baghdad. Se non possiamo vedere il fallimento davanti ai nostri occhi come possiamo migliorare la situazione” continuò a spiegare Gingrich. Sono anche queste parole che potrebbero benissimo uscire dalla bocca di un membro del Partito Democratico. Gingrich continuò a schierarsi contro coloro che non sono bipartisan dicendo che il sistema è corrotto e che non gli si dovrebbe “negare il diritto” di dire qualcosa di positivo su Hillary Clinton solo perché i due appartengono a partiti diversi.

La sincerità di Gingrich emerse anche con il suo commento sul fatto che in questo momento i dibattiti per la nomina dei due partiti consistono di una gara simile ad American idol, basata sulla popolarità dove i candidati hanno trenta secondi per spiegare complessi problemi. Gingrich avrà difficoltà a convincere molti americani che la sua nuova persona sia la veritiera. Al momento però sembra l’unica voce repubblicana a parlare senza fare giochi politici per sedurre gli elettori. I candidati repubblicani alla nomina del loro partito invece sembrano restare impantanati nel fango di Bush. L’unica eccezione è Ron Paul, parlamentare del Texas, a cui si danno pochissime chance di vittoria. Se lo status quo continua Gingrich potrebbe facilmente decidere di scendere in campo. Il suo fardello di ipocrita gli sarebbe difficile da eliminare ma in questo momento sembra essere il più veggente fra tutti i candidati del suo partito anche se le previsioni sono quasi tutte che la Casa Bianca nel 2009 parlerà la lingua del Partito Democratico.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri
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