UNDER FIRE

E’ lampante che se la questione “palestinese- Israeliana” non si risolverà, il Medio- Oriente e l’Occidente saranno sempre “Under fire”

Siamo sotto il fuoco di molte armi che ancora non conosciamo.

L’occidente si difende come può, però il nemico è sempre lì pronto ad attaccare. Le guerre sono diventate asimmetriche e ci sono sempre i “martiri” pronti a far saltare in aria magari 10 aerei, pur di tenere sotto pressione i potenti( si fa per dire) dei Paesi ricchi.

Sono anni che proponiamo, senza alcun successo, le opinioni di gente che conosce molto da “vicino” il mondo islamico.

Siamo anche concordi nell’affermare che non tutti gli islamici sono terroristi, che tra loro vi sono persone dabbene come il nostro vicino, però è proprio su questo che “marciano” i grandi capi del mondo musulmano. Loro debbono tenere sotto “controllo” i poveri, dominarli con la paura e con Maometto che, sempre secondo loro, è l’unico profeta che porta alle genti la “parola di Dio”(Allah) che sottometterà il mondo (terrestre, ovviamente).

Con il petrolio, gli atti terroristici, i soliti rituali musulmani che stanno prendendo piede anche da noi (per esempio, la spiaggia in quel di Riccione , riservata alle donne velate), la civiltà musulmana avanza, senza scampo.

In ogni caso, se non si risolve il conflitto israeliano- palestinese, saremo sempre daccapo.

Il nostro tormento, sarà sempre e solo questo.

La buona volontà dei tanti, come il giovane Angelo Frammartino che era andato a Gerusalemme in nome della pace ed invece è stato assassinato miseramente da un bullo locale per niente, dovrebbe essere frenata ed indirizzata diversamente.

Intanto, è lampante che se la questione “palestinese- Israeliana” non si risolverà, il Medio- oriente e l’Occidente saranno sempre “Under fire”.

E, come scrivono molti opinionisti sui maggiori quotidiani, la risoluzione ONU è un compromesso al ribasso, perché dietro Israele c’è l’ombrello protettivo degli USA, così come dietro gli sciiti di Hezbollah vi sono le fatwa antisioniste, la fede apocalittica, l’uranio arricchito, i petrodollari e i consigli del fanatico Ahmadinejad che ha “suggerito” all’Europa di “riprendersi” gli ebrei e di lasciare la terra ai palestinesi.

Si muove inesorabilmente tutto in questa direzione.

La Prima lettera di Sami Aldeed alle autorità svizzere.

La Palestina ed il Libano pagano per l'occidente

Signore, Signori , Consiglieri federali,

Signore Parlamentari svizzere.

In quanto cittadino svizzero e cristiano di origine palestinese, io mi

permetto di scrivervi per sollecitare il vostro pronto intervento per

mettere fine alla tragedia che vive il Vicino-Oriente.

Sono appena ritornato da una visita di tre settimane ai miei genitori in

Palestina dove ho scoperto un paese traforato, cinto di muri, con

più di 500 checkpoints dell'esercito israeliano che rende la vita

impossibile ai semplici cittadini, con più di dieci migliaia di prigionieri,

di cui un buon numero bambini e donne, con centinaia di

migliaia di profughi ammucchiati da più di 60 anni nei campi,

cacciati dalle loro terre e che aspettano di ritornarvi, con

migliaia di olivi ed altri alberi da frutto strappati da Israele

per rendere la vita insostenibile ai poveri contadini palestinesi, con

una situazione economica sempre più precaria, con migliaia

di funzionari che non hanno riscosso i loro stipendi da mesi....

L'occidente, morso dalla sua colpevolezza a causa dei suoi crimini verso gli

ebrei, ha creato Israêl, senza preoccuparsi delle conseguenze dei suoi atti,

sulla popolazione civile della regione. Oggi, come ieri, i palestinesi ed i libanesi, come i civili ebrei in Israele, pagano per i crimini occidentali verso gli ebrei. Questo è ingiusto e immorale da parte dell'occidente. L'occidente deve assumere la sua responsabilità intera per questa tragedia che ha provocato:

* fermando l'aggressione israeliana contro il Libano

* vietando la vendita di armi ad Israele e bloccando i suoi

Beni nelle banche occidentali

* esigendo il ritorno dei profughi palestinesi nella loro terra

* esigendo l'abolizione delle leggi discriminatorie israeliane,

contro i non-ebrei in Palestina, e la liberazione delle decine di migliaia di

prigionieri palestinesi.

* operando per la creazione di un solo stato democratico in

Palestina/Israël come è il caso in Africa meridionale, coi diritti,

uguali per tutti, qualunque sia la loro religione.

L'occidente è il principale responsabile della tragedia del

Vicino-Oriente ed è vostro dovere, in quanto responsabili

politici, di assumere interamente la vostra responsabilità per mettere fine

a questa tragedia.

Non dite che non sapevate.... Voi, ecco, siete ora avvertiti.

Sami Aldeeb, dr in diritto

http://www.sami-aldeeb.com /

La seconda lettera di Sami alle Autorità svizzere.

Signore e Signori , Consiglieri federali

Signore, Signori, parlamentari federali,

in Svizzera è cominciato il dibattito intorno all'invio di nostri soldati in

Libano per partecipare alla Forza interinale delle Nazioni Unite(FINUL). In quanto svizzero, cristiano di origine palestinese, mi oppongo ad un tale invio. Stimo che la Svizzera ha altre

possibilità per favorire la pace in questa regione del mondo.

Perché sono contrario all'invio dei soldati svizzeri?

Le Nazioni Unite hanno dimostrato da più 60 anni che sono il

giocattolo del Consiglio di Sicurezza, il cui ruolo non è di mantenere la

pace ma di servire gli interessi di alcuni Stati predatori,

principalmente gli Stati Uniti ed Israele. Il ritardo nell'adozione di

la risoluzione 1701 che imponeva il cessate il fuoco, era motivato solamente dalla

volontà degli Stati Uniti a lasciare abbastanza tempo ad Israele per distruggere

il Libano, nel disprezzo delle convenzioni di Ginevra e della Carta dei Diritti dell’Uomo delle

Nazioni Unite. Questi due Stati hanno una strategia chiara: asservire il

mondo arabo, umiliarlo e spossessarlo delle sue ricchezze. Molto rapidamente

il FINUL sarà visto come un strumento per la realizzazione di questi

obiettivi e diverranno bersaglio tutti quelli che rifiutano di asservirsi a loro. I nostri soldati svizzeri rischieranno allora di ritornare nelle bare per una causa che non è né onorabile né degna per la

Svizzera. La Svizzera non deve diventare il valletto degli Stati Uniti. e

D’Israele. Non bisogna ridicolizzare i nostri soldati ed il nostro paese.

Che cosa fare di meglio?

Al posto di mandare i nostri soldati a farsi uccidere come i conigli in Libano,

la Svizzera farebbe meglio a spingere le Nazioni Unite a mettere un termine all'ingiustizia nel Vicino-Oriente, principale causa dei conflitti in questo regione, ieri, oggi e domani. Le Nazioni Unite hanno creato in questa regione un Stato razzista di apartheid che ha distrutto più di 380

villaggi palestinesi, espulsi i loro abitanti per il solo crimine che non sono ebrei, hanno distrutto migliaia di case, sradicato migliaia di olivi ed altri alberi da frutto. Mettiamo fine

a questa ingiustizia:

- Esigendo il ritorno dei profughi palestinesi e la ricostruzione dei loro villaggi.

- Esigendo l'abolizione del sistema di apartheid israeliana ed lo smantellamento del nuovo muro di Berlino, costruita col denaro occidentale.

- Creando un solo Stato democratico Palestina/Israël coi

diritti uguali per tutti, qualunque sia la loro religione, secondo il modello svizzero.

Ecco la via della pace, una pace basata sulla giustizia. Altre soluzioni prolungheranno solamente le sofferenze degli uni e degli altri, attizzando l'odio contro l'occidente e gli ebrei e spingendo le persone nella disperazione e nel terrorismo.

Che Dio vi guidi nella via della pace: "La pace sarà il frutto di

la giustizia" (Isaia, 32:17).

Sami Aldeeb, dr in diritto

Svizzera, cristiano di origine palestinese

Sito personale: www.sami-aldeeb.com

Ochettaz 17

1025 St-Sulpice

18 agosto 2006

Qualcuno, delle autorità svizzere gli ha risposto, invitandolo a tenere una conferenza sui suoi libri che sono molti( Ahi!!!).

Quello che sta succedendo in Medio- Oriente, o comunque lo si voglia chiamare - per Israele - è rappresentata dall’accumulo decennale di odio e risentimento da parte degli arabi che nasce dalla causa palestinese.

E propongo anche un altro “modo” di vivere la causa palestinese. Questa volta in versi.

Ricerco il sorriso nelle lacrime,

ricerco la vita nella morte,

ricerco la luce nell'oscurità,

ricerco la mia stella nel cielo,

Palestina, ti cerco.

Ricerco l'avvenire nel nostro passato,

ricerco la speranza nella disperazione,

ricerco l'amore in tutto questo odio,

ricerco la mia infanzia nella vecchiaia,

Palestina, ti cerco.

Ricerco dei ricordi in tutta questa amnesia,

ricerco la libertà in prigione,

ricerco l'equità tra tutta questa ingiustizia,

ricerco mio fratello tra i martiri

Palestina, ti cerco.

Ricerco la pace in questa guerra,

ricerco la giustizia in tutta questa ingiustizia,

ricerco la mia casa tra queste rovine

ricerco la mia scuola tra i campi distrutti.

Palestina, ti cerco.

Ricerco la sicurezza nella tormenta,

Palestina sei tu che cerco

Palestina, sei la mia stella e la mia luce,

Palestina, sei la mia speranza e la mia vita

Oh Palestina, resterai sempre la mia Palestina

(Scritta da Mohammed Younis)

Parole per capire.

LIBANO

Si estende tra Siria e Israele per l0.400 chilometri quadrati, una superficie pari a quella dell’Abruzzo, Ha una popolazione di tre milioni e 874 mila abitanti. Protettorato francese dal 1920. E’ indipendente dal 1943 quando venne creato un sistema politico interconfessionale che divise il potere tra maroniti, sunniti, sciiti, greco- ortodossi, drusi, greco- cattolici. Attualmente, nelle loro varie componenti, i musulmani rappresentano quasi il 60% della popolazione. Le fedi cristiane quasi il restante 40%.

GUERRA CON ISRAELE

Per proteggersi dagli attacchi dell’Olp, l’esercito israeliano occupa il sud del Libano, da quasi tre anni in preda alla guerra civile. Nel giugno del 1982, per chiudere la partita con i miliziani di Arafat, il ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon convince il premier Menachem Begin a una massiccia offensiva militare. Con l’operazione “Pace in Galilea”, le truppe d’Israele raggiungono Beirut e si uniscono alle forze cristiano-maronite, La capitale è stretta d’assedio fino alla resa dei palestinesi. I morti tra i civili sono almeno 18 mila. Sostenuto dallo Stato ebraico, il maronita Béchir Gemayel diventa presidente del Libano, ma poche settimane dopo resta vittima di un attentato che uccide altre sessanta persone. L’esercito israeliano, Tsahal, ripiega nel giugno del 1985 mantenendo il controllo di una zona cuscinetto profonda 15 chilometri, a protezione della frontiera nord di Israele che, tuttavia, continua a essere bersagliata dai razzi della recentemente formata forza islamica Hezhollah. I soldati con la stella di David intervengono di nuovo nel 93 e nel 96. Gli scontri provocano quasi 350 morti, Nel maggio 2000 gli israeliani abbandonano il Libano sud che però rimane zona ad altissima tensione. Il 12 Luglio scorso Tsahal attacca il Libano reagendo al rapimento di due soldati sequestrati da Hezbollah.

Hezbollah

L’organizzazione sciita che si definisce «Partito di Dio» viene fondata nel 1982 a Baalbek, nella valle della Bekaa, sua roccaforte. Finanziata dall’Iran, negli anni 80 domina la scena della guerriglia libanese con replicati sequestri di cittadini occidentali. Nel decennio successivo, con la «resistenza» antisraeliana nel Libano Sud (“pagata” da Tsahal con la perdita di un migliaio di soldati) e il lancio di razzi sull’Alta Galilea — le regioni settentrionali dello Stato ebraico. Hezbollah farebbe affidamento oggi su almeno 3000 miliziani. Alle elezioni libanesi del 2005 il suo braccio politico ha ottenuto, con partiti alleati, 35 seggi diventando la seconda forza in Parlamento.

Non altrimenti da gruppi come quello palestinese di Hamas, Hezhollah è radicato in Libano attraverso una rete capillare di opere assistenziali, come scuole e ospedali. Dalla morte del leader Ahbas Mussawi — ucciso dagli israeliani nel 1992 — il movimento è guidato dallo sceicco Hassan Nasrallah.

PALESTINESI

In oltre 100 mila approdarono in Libano nel 1948 dopo il conflitto arabo- israeliano e la proclamazione dello stato ebraico, L’esodo si ingrossa in seguito alla guerra dei Sei giorni (vinta da Israele nel ‘67 contro Egitto, Siria e Giordania) e alla feroce repressione antipalestinese attuata in Giordania da re Hussein nel 1970; il cosiddetto «Settembre nero» che darà il nome al gruppo di fuoco di feddayn (variamente legati a Fatah, la fazione dell’Olp facente capo a Yasser Arafat) protagonisti del sanguinoso sequestro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ‘72.

Nel ‘75 i Palestinesi in Libano superano i 300 mila, Una presenza pesante che sarà tra gli inneschi della guerra civile. Fino all’82, quando, sotto protezione internazionale, Arafat e i suoi miliziani lasciano una Beirut devastata. L’Olp si accampa a Tunisi, nuova tappa del suo esilio. Oggi, nei campi profughi del Libano, i palestinesi sono oltre 360 mila.

MARONITI

Sono la principale componente cristiana di un paese abitato in maggioranza da musulmani (al 41% sciiti). Organizzati militarmente nella Falange Libanese (fondata nel 1936 da Pierre Gemayel sulla falsariga del falangismo spagnolo e del fascismo) furono — spesso tristemente — tra i protagonisti della guerra civile che dal ‘75 li vide opposti ai palestinesi e alle cosiddette Forze arabe progressiste. Nell’83, dopo il ritiro israeliano, le truppe druse capitanate da Walid Jumblatt costrinsero la popolazione maronita a un esodo massiccio dalle alture dello Chouf. Fu la sanguinosa «Guerra della Montagna». Tra i personaggi più famosi della comunità, l’attuale presidente della repubblica libanese Èmile Lahoud.

DRUSI

Setta musulmana fondata in Egitto nell’undicesimo secolo. Perseguitati dai sunniti, si dispersero nell’area mediorientale. Dagli anni Settanta, in Libano, il personaggio simbolo della comunità è Walid Jumblatt che nel 1977 guidò le forze druse succedendo al padre Kamal, ucciso in un attentato. Divenne tra i leader di spicco del cosiddetto «campo progressista» contro le milizie cristiane. Alla disfatta della guerriglia palestinese, di fronte all’invasione israeliana dell’82, Jumblatt rimase il più potente signore della guerra, a Beirut. Rimase al comando anche grazie a un gioco di alleanze strategiche con la Siria. Nel 2005 salutava il ritiro delle truppe di Damasco dal Libano cercando di giocare un ruolo nella cosiddetta “Rivoluzione dei cedri” che, dopo anni di tutela siriana, avrebbe dovuto restituire al Paese piena sovranità sul proprio territorio.

SIRIA

È la potenza regionale che, con Israele, ha più pesato sui destini recenti del Libano. Nel giugno 1976, la guerra civile libanese stava piegandosi a sfavore delle Forze cristiane, che chiedono l’intervento dei siriani. Lo otterranno ma a proprie spese. Damasco (che insegue il vecchio sogno territoriale della «Grande Siria» e non riconosce la sovranità libanese) invia in pochi mesi 40 mila soldati. L’alleanza con i combattenti maroniti però si deteriora fino a diventare scontro aperto. Il fronte cristiano si spacca tra falangisti e filo-siriani, I primi si ravvicineranno a Israele. Nell’82, davanti all’invasione israeliana, i siriani hanno la peggio. Accettano il cessate il fuoco. Nell’89, però, l’offensiva antisiriana del generale maronita Michel Aoun non ha successo. Gli accordi di Taif pacificano, momentaneamente il Libano e sanciscono la tutela siriana sui paese. La presenza militare delle truppe di Damasco durerà fino alla primavera del 2005.

SABRA E CHATILA

Il 16 settembre 1982 gli squadroni maroniti guidati da Elias Hobeika entrano nei due campi palestinesi alla periferia di Beirut facendo strage di civili. Il bilancio della strage è pesantissimo e discutibile. La Croce Rossa divulga l’informazione che vi sono 2750 morti. C’è però chi ne denuncia fino a 3500. Lo shock è enorme. Ariel Sharon, ministro della Difesa, viene accusato di complicità indiretta nel massacro per aver lasciato mano libera ai combattenti cristiani. Seppur timidamente, e ribadendo la responsabilità materiale dei falangisti, una commissione israeliana d’inchiesta avvalora questa versione. L’uomo che sapeva tutto, Elias Hobeika, è stato ucciso in un attentato a Beirut nel 2002.

OSTAGGI

Il sequestro di occidentali fu «sperimentato» nella guerra del Libano con terribile sistematicità, in particolare dai guerriglieri Hezbollah. Nelle mani delle fazioni islamiche caddero giornalisti, religiosi, insegnanti... Dei diciassette statunitensi rapiti tra l’ ‘82 e l’ ‘88, tre non tornarono vivi. Undici gli ostaggi francesi, uno dei quali giustiziato. Sette i britannici, una vittima. E chi si ricorda ancora dell’imprenditore italiano Alberto Molinari? Sparì nel settembre dell’’85. Il suo corpo non fu mai ritrovato.

ATTENTATI

La guerra civile libanese è stata anche «laboratorio» dei primi attacchi suicidi di marca islamica. Nell’aprile dell’83, i kamikaze colpiscono l’ambasciata statunitense a Beirut causando 60 morti. In ottobre un camion bomba si scaglia contro la caserma del contingente militare Usa uccidendo 241 marines. Un’azione analoga contro la base francese Drakkar provoca 58 morti tra i parà. Nel settembre del 1984 l’ambasciata degli Stati Uniti torna nel mirino: un furgone imbottito di esplosivo ammazza 23 persone. Ma il ricorso alle autobomba continua a scandire la tragedia del Libano fino all’omicidio dell’ex premier sunnita Rafik Hariri saltato in aria nel centro di Beirut a febbraio dell’anno scorso.

UNIFIL

La missione Onu nel Libano meridionale è finita sotto tiro negli attuali combattimenti. Il contingente delle Nazioni Unite è dispiegato nella fascia di sicurezza a sud del «Paese dei cedri» dal 1978. Il suo compito iniziale fu quello di monitorare il ritiro delle truppe israeliane entrate in Libano nel marzo dello stesso anno.

Attraverso successivi rinnovi del mandato, la Forza del Palazzo di vetro avrebbe dovuto contribuire a stabilizzare la tormentata regione. Ma la sua efficacia è stata ripetutamente messa in dubbio dal riaccendersi di crisi nella zona. All’Unifil l’Italia partecipa dal giugno ’79, con compiti essenzialmente di soccorso sanitario.

CANA

Il villaggio a sud est di Tiro dove sabato 30 luglio 2006 i bombardamenti israeliani hanno fatto una trentina di vittime civili (più della metà adolescenti e bambini) era già stato teatro di una strage nell’aprile del ‘96. Durante le incursioni ordinate dall’allora premier Shimon Peres contro Hezbollah, l’aviazione con la Stella di David centrò un rifugio ONU con dentro 800 civili. I morti furono 102.

Lo Stato maggiore israeliano sostenne che nel bunker si fossero infiltrati guerriglieri islamici. Le polemiche scatenate dal massacro avrebbero inciso sulla sconfitta elettorale del laburista Peres (alla guida del governo dall’assassinio di Yitzhak Rabin nel novembre ‘95) che venne battuto da Benjamm Netanvahu. ( Cfr.: IL Venerdì di Repubblica, n° 960, pp. 42- 45)

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Politica