Kamikaze a Roma.

Ricordiamocelo. Nella seconda guerra mondiale i Giapponesi per contrastare le imponenti forze alleate, sostanzialmente americane, si inventarono i kamikaze, piloti suicidi che dirigevano i loro aerei imbottiti di esplosivo sulle navi alleate.
Nella freccia il kamikaze sta per abbattersi sulla corazzata USA Missouri (58.000 tonnellate, e una lunghezza di 270,43 metri. Oggi museo a Pearl Harbor e storia dato che la resa del Giappone fu firmata sulla sua coperta nella baia di Tokyo, il 2 settembre del 1945.
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La parola Kamikaze ha interessato in maniera approfondita l'Accademia della Crusca: “La voce giapponese kamikaze, letteralmente significa ‘vento (kaze) divino (kami)’ e originariamente designava «il provvidenziale tifone, che in una notte di agosto del 1281 distrusse la flotta mongola, pronta ad invadere il Giappone...” ma a noi interessa di più il fatto che è parola entrata nel lessico quotidiano e quindi di comprensione anche per l'analfabeta di ritorno.
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Kamikaze  è altresì parola entrata nel gergo politico.
Nel gergo politico, e come?
Come non è molto chiaro mentre chiaro è il riferimento e le sue conseguenze. Nella seconda guerra mondiale i piloti si trasferivano da questa terra nella patria degli eroi.
A Roma non c'è neppure questo epitaffio.

Bertolaso, Marchini, Meloni, emblema di cosa è oggi il centrodestra imitano i piloti di allora. Quelli però un risultato lo ottenevano. Quelli di oggi non solo non ottengono nessun risultato ma, vista l'aria simile nel PD, costruiscono per il M5S il trampolino di lancio per altri passi in avanti.

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