Senato, De Profundis. Autonomia lombarda Dolce illusione...

Dolce illusione non vedi che non esiste una soluzione? Così cantava Aurelio Ferro

14 ottobre 2015, muore, di fatto, il Senato.
De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;   Dòmine, exàudi vocem meam.   Fiant àures tuæ intendèntes in vocem deprecatiònis meæ... (Dalle profondità    a te ho gridato, o Signore;   Signore, ascolta la mia voce.    Siano i tuoi orecchi attenti   alla voce della mia preghiera).
Il Signore non ha ascoltato e se ha ascoltato la voce è passata velocissima tra l'orecchio d'entrata e quello d'uscita. Alzata di spalle, alla Renzi, il Signore di questo scorcio temporale.
Ascoltare che?
A Milano, 6 ottobre 2015,  Il Consiglio Regionale della Lombardia aveva rivendicato maggiore autonomia confermando quanto già contenuto nella proposta di referendum approvata dall’Aula chiedemdo la revisione dell’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione terzo comma per facilitare il regionalismo differenziato e il riparto delle competenze.
Il parlamento lombardo aveva sollecitato l’applicazione dei costi standard  evidenziando la necessità di continuare a garantire il funzionamento dei gruppi consiliari, superando le norme previste nel disegno di legge AS1429-B.
Questi i punti principali dell’ordine del giorno approvato all’unanimità (solo il Movimento 5 Stelle non ha partecipato al voto) dal parlamento lombardo, che ha così condiviso il documento sulle prospettive di riforma costituzionale presentato dal Presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo e proposto dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali italiani. Il documento è stato firmato dalla maggior parte dei capigruppo consiliari.
“Con questo ordine del giorno il Consiglio ha chiesto maggiore autonomia per la Lombardia e, prima che venga approvata la riforma, che il Governo tenga conto dei punti segnalati nel nostro documento affinché riconosca maggiori competenze per le regioni alla luce dell'articolo 116 terzo comma", ha affermato il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo.
Ma Roma...
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