Visto da Sondrio: Il PD da tutto a niente
Fa sensazione a pensarci. Solo due o tre anni fa il PD aveva tutto: il Presidente della Repubblica, i Presidenti di Senato e Camera, il Presidente del Consiglio, i Ministeri-chiave, quasi tutte le Regioni, quasi tutte le Province, quasi tutti i capoluoghi, quasi tutte le altre maggiori città, quasi tutti i vari soggetti dipendenti per nomina da Governo o da Regioni o dalle Province o dai Comuni. Aveva una parte della Magistratura che abbiamo ritrovato nei settori occupati dalla sinistra, e ci riferiamo solo a nomi noti, come De Magistris, Emiliano, Ingroia, Grasso, D'Ambrosio che sono passati dai Palazzi di Giustizia alla politica attiva, ovviamente a sinistra. Aveva gran parte dei Media dalla sua e, per la TV, reti berlusconiane “frenate” dalla loro esigenza di salvaguardia delle aziende. Editoria, cinema, teatro avviluppati in una egemonia che lasciava pochi spazi Occupava pressochè tutti i posti principali a cominciare da IRI, ENI, CDP, Ferrovie, Poste, INPS, INAIL e così via per non parlare poi delle banche. Aveva la condiscendenza di quel mondo che regola i destini non solo del Paese e per contro quella dei sindacati che ci hanno messo cinque anni a tornare sabato scorso in Piazza ingoiando per un quinquennio, senza reazioni, rospi come le loro mancate convocazioni a Palazzo Chigi sui temi principali. Silenzio in tanti ambienti, anche, pur solo sussurrato, nelle aule parlamentari. La fiducia (!) sulla legge elettorale, la fiducia (!) sulle modifiche della Costituzione
Aveva inoltre un requisito importantissimo: la mancanza di una opposizione degna di questo nome. Berlusconi infatti non aveva voluto essere 'il leader di un partito' ma ha continuato con la sua visione di 'partito del leader', un po', sia consentito, egocentrica e quindi carente di radicamento territoriale. Infine, per gli anni e per un Governo dopo l'altro, una salita verso l'obelisco dell'uomo solo al comando. Lontanissime, significativo, le Feste dell'Unità.
Un esponente della sinistra, commentando la batosta alle politiche si guardava in giro e agli astanti, amareggiati per il responso delle urne, diceva “noi a discutere in Parlamento e fuori per la legge sui diritti civili, e così gli altri a prendere il, nostro posto nelle piazze, a parlare di lavoro, di pensioni e quant'altro”. Beh c'è ovviamente dell'altro, compresa la perla: il Congresso. Mai nessun partito, di qualsivoglia colore, ha scelto di fare il Congresso in un periodo di vigilia elettorale anche nel caso che fosse unanime la scelta dei vertici. C'è infatti la periferia e comunque scelte strutturali che inevitabilmente portano a discussioni, schieramenti, scelte che coinvolgono le persone. Energie spese all'interno mentre gli altri le spendono all'esterno dialogando con i cittadini. Obiettivo, già ora, il voto europeo di maggio.
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