Referendum d'autunno. Chi per il SI, chi per il NO. Pubblichiamo

-   Per il SI   -----------------------------------------------------------------------------------------------------

A SONDRIO IL PD ESPONE LE RAGIONI PER UN Sì AL REFERENDUM. Grande partecipazione all’incontro col senatore dem Roberto Cociancich

“Siamo soddisfatti della riuscita, in termini di partecipazione e dei temi trattati, di questo primo incontro pubblico di confronto sulla riforma costituzionale. Ci saranno altri momenti da qui ad ottobre per approfondire e far conoscere i vari aspetti." ha dichiarato il segretario provinciale del Partito democratico Giovanni Curti, a margine del convegno "La Riforma costituzionale: le ragioni per un sì" tenutosi a Sondrio il 6 giugno e organizzato dalla Federazione provinciale del PD.

"In queste settimane tutto il Partito è impegnato nella raccolta delle firme per l'indizione del referendum, attraverso iniziative e gazebo. E' presente anche un apposito modulo presso gli uffici anagrafe/elettorale di tutti i Comuni della provincia. Invitiamo i valtellinesi e i valchiavennaschi a recarsi presso i propri comuni di residenza per sottoscrivere la richiesta di referendum sulla riforma: c'è tempo fino al 25 giugno. "

“Abbiamo mantenuto la promessa che abbiamo fatto quando nel 2013 ci siamo candidati: fare quella riforma della costituzione che il Paese aspetta da decenni." ha dichiarato il senatore del Partito democratico Mauro Del Barba, introducendo l'incontro. "Mi ritengo molto fortunato, perché non era facile mantenere una promessa così impegnativa, specialmente a seguito del risultato delle elezioni: ma l’abbiamo fatto, abbiamo rispettato il nostro impegno con gli elettori e costruito un cambiamento profondo.” 

“L’Italia non ha mai trovato il coraggio di decidere, oggi invece noi abbiamo deciso e proponiamo ai cittadini il referendum su questa proposta, urgente e necessaria, che rivendichiamo con orgoglio e che stiamo spiegando, nelle piazze e negli incontri, confrontandoci con tutti i cittadini per informare nel merito cosa cambierà.”

“Votare sì comporta diversi vantaggi, anche a livello locale: con la nuova Costituzione si rafforza il processo verso il pieno riconoscimento della specificità montana, perché viene garantita la possibilità di concedere specifiche autonomie alle aree viste montane. Senza la riforma costituzionale questo processo, avviato a fatica e basato sulla forza politica del nostro territorio di imporre la propria visione, rischia di vernire meno. La riforma in definitiva fa salvo e rende definitivo il percorso della specificità montana della nostra provincia: chi afferma il contrario dice il falso.”

“Questo mondo che cambia oggi esige delle istituzioni che siano capaci di reagire in maniera celere ed efficiente ed efficace. La critica sistematicamente fatta alla classe politica è l’esser sempre in ritardo, mostrando spesso difficoltà nel guidare lo sviluppo del paese, affrontando concretamente problemi dei cittadini.” ha affermato l'ospite d'eccezione Roberto Cociancich, senatore PD membro della Commissione Affari costituzionale e padre del famoso “emendamento-canguro” che ha permesso di superare l’ostruzionismo delle opposizioni, che durante la discussione in Aula avevano presentato milioni di emendamenti fotocopia, poi ridotti ad alcune centinaia di migliaia dal presidente del Senato Grasso. “Oggi il nostro Paese ha la necessità di rendere più efficaci e rafforzare le nostre istituzioni democratiche: se confermeranno quanto abbiamo proposto, i cittadini le troveranno più capaci di affrontare e incidere sui problemi. Questa riforma darà più credibilità al nostro paese e un maggior senso di repsonsabilità: verranno meno gli alibi che per troppi anni hanno circondato l’azione politica, quando le scelte non erano chiare e frutto di mediazioni oscure e grigie. Questa riforma, insieme alla legge elettorale, identificherà con precisione la responsabilità dei successi e degli insuccessi permettendo ai cittadini di premiare o punire chi ha governato.”

Cociancich ha anche esposto con chiarezza come non vi sia alcun problema di deriva autoritaria nel testo della riforma, spiegando come gli equilibri in termini di numeri dei voti interni al Parlamento e le maggioranze richieste impediranno l’egemonia di un solo partito nell’elezione dei membri del CSM e del Presidente della Repubblica, costringendo la maggioranza a ricercare un ampio accordo tra le forze presenti in Parlamento.

In merito all’eliminazione del bicameralismo paritario, Cociancich ha ricordato che la fiducia al Governo sarà data dalla sola Camera, mentre invece il Senato sarà composto da 100 membri (anziché i 315 attuali) e sarà espressione delle istituzioni territoriali.

Oltre un centinaio i presenti: tra i numerosi interventi dal pubblico anche quello del Sindaco di Tirano, Franco Spada, che ha ricordato le promesse disattese dalla Regione contenute all’interno della Carta di Chiavenna, sottoscritta dai sindaci del territorio, del segretario di ANPI Sondrio Egidio Melé, di molti amministratori e cittadini del territorio curiosi di conoscere cosa cambierà con la nuova riforma.

IL PD provinciale in piazza per la riforma costituzionale

Riduzione di un terzo dei parlamentari, velocità ed efficienza nell’approvazione delle leggi, fine del bicameralismo paritario i punti-chiave della storica riforma. 

Dopo il riuscito incontro organizzato lunedì 6 giugno col senatore Roberto Cociancich, al quale hanno partecipato un centinaio di militanti, amministratori, cittadini e imprenditori, continua l’impegno del Partito democratico provinciale sulla riforma costituzionale.

“Si tratta di uno spartiacque storico, che supera il bicameralismo paritario e porta gli enti locali e i loro rappresentati direttamente dentro il processo legislativo.” hanno dichiarato in una nota i vertici del partito democratico provinciale, che unanimemente sta facendo campagna per il “sì” al referendum, un passo avanti nell’azione di riforma e semplificazione del paese ritenuto necessario. “Ci sono diversi miglioramenti tesi a favorire la partecipazione popolare all’iniziativa legislativa, abbassando il quorum del referendum abrogativo e introducendo quello propositivo; si mette un tetto al compenso dei governatori regionali e vengono aboliti i finanziamenti ai gruppi consiliari regionali. Inoltre, viene tagliato un terzo dei parlamentari: al senato gli enti locali saranno rappresentati da sindaci e consiglieri regionali che non riceveranno alcuna indennità.”
“Per arrivare a questo risultato il Partito democratico ha lavorato duramente e ha approvato insieme alle altre forze di maggioranza una riforma che è sicuramente perfettibile, ma che rappresenterà un punto di svolta per il nostro Paese.  Abbiamo deciso fin da subito di coinvolgere i cittadini e lasciare agli elettori l’ultima parola. E’ necessario favorire l’informazione e la partecipazione.”
Il PD sarà presente con i suoi gazebo sabato 11 a Sondrio (8.30-12.00) e Chiavenna (9.00-13.00), domenica 12 a Tirano (9.30-12.00) e sabato 18 a Morbegno (9.30-12.30) per incontrare i cittadini e raccogliere le firme per richiedere il referendum costituzionale.

Appello ai cittadini: fino al 25 giugno è possibile recarsi presso le anagrafi di tutti i Comuni della Provincia e firmare direttamente in Comune la richiesta di indizione del referendum.
-Federico Gusmeroli

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-   Per il NO   ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

A nome del Comitato Per le libertà dei cittadini, NO al peggio,   Stefano DE LUCA, Raffaello MORELLI, Antonio PILEGGI hanno ricordato che le buone ragioni del NO alla proposta di revisione costituzionale emergeranno tanto più forti quanto più il confronto verterà sul merito.
“In questa ottica – hanno aggiunto – va nettamente respinta la concezione del documento dell’agenzia di rating, Fitch, ricalcata sulla linea del Fondo Monetario Internazionale. Per l’agenzia Fitch,  un successo del SI al referendum promette sia una legislazione più facile che un governo più stabile, indotti dalla riforma elettorale e dal trasferimento delle competenze dalle regioni al livello centrale. A chi sostiene simili concezioni – che oltretutto non affrontano il merito della proposta di riforma caratterizzata da pasticciate  complicazioni legislative – diciamo che negli anni 2000, l’autoritarismo corre sui binari delle burocrazie finanziarie  internazionali senza volto e senza responsabilità civile, mentre la democrazia si fonda sul principio intoccabile della sovranità popolare, incoraggiandone le sue più faconde diversità legate al merito delle cose. Come ha dimostrato la storia, solo garantendo che il potere sovrano sia saldamente nelle mani del cittadino-elettore, si possono garantire, nel confronto democratico, condizioni di vita migliori ed una reale espressione della diversità degli individui; in sintesi si attiva una convivenza più evoluta per affrontare consapevolmente i continui cambiamenti della esaltante avventura della modernità”.
I motivi per cui i liberali organizzati sono fermi nel sostenere il NO al referendum sulla proposta di revisione costituzionale, sono chiari e conseguenti.
Primo. Uno dei principi essenziali dell’essere liberali è non confondere le procedure, in questo caso un referendum con un’elezione politica. Al referendum popolare non si sceglie in base all’essere renziani o antirenziani, si sceglie solo in base alla risposta da dare al quesito in esame. Votare SI significa approvare la proposta di riforma della Costituzione. Il resto sono sceneggiate, come scandalizzassi perché convergono nel No visioni politiche differenti.

Secondo. Dicono di aver fatto la proposta di revisione costituzionale con l’intenzione di correggere i difetti della Costituzione vigente (i limiti comprovati del bicameralismo perfetto) e di tagliare i costi della politica. I testi della riforma proposta mostrano l’opposto. La terapia prescritta dalla proposta (il bicameralismo differenziato e l’accentramento delle istituzioni) complicherebbe il funzionamento istituzionale (gonfiando a dismisura i tipi del legiferare), comprimerebbe la sovranità del cittadino e identificherebbe i costi della politica negli spiccioli degli stipendi di pochi eletti dal popolo piuttosto che in una macchina istituzionale elefantiaca con decine di migliaia di addetti avviluppati da incrostazioni procedurali sganciate dalla realtà . Accettare una riforma che riduce le libertà del cittadino, rende più farraginosi i meccanismi pubblici e punta il dito su alcune responsabilità minori per nascondere le questioni vere, è assurdo dal punto di vista liberale, che ha un legame indissolubile con la diversità dei cittadini e con ll cambiamento produttivo.

Terzo. Le riforme Costituzionali si devono fare non tanto per cambiare bensì per migliorare le condizioni istituzionali di libertà del cittadino. Negli ultimi decenni si è inseguito il mito delle riforme istituzionali (ne sono state fatte tante) dimenticando sempre di indurre i cittadini a scegliere in base ai diversi progetti di governare il convivere e non delle cordate di potere.

Quarto. A chi scrive che il bene è nemico del meglio e che perciò, anche se la proposta di riforma ha molti i punti di ambiguità, è un primo passo giusto, i liberali replicano che il bene è naturalmente nemico del peggio. La proposta di riforma è il peggio. Basta leggerne i contenuti, per riconoscere che il peggioramento è inimmaginabile (vederlo su www.perlelibertanoalpeggio.it). E il liberali dicono No al peggio.

Quinto. Chiedere che la politica faccia mille passi indietro è un azzardo pericolosissimo, poiché sono proprio i conflitti politici democratici a consentire al cittadino di non essere suddito del potente di turno, tanto che il ventennale arretramento della politica ha innescato il declino. Non contano le intenzioni ma i testi dei meccanismi che si vorrebbero innescare. Votare SI, aiuta la partitocrazia a comprimere ancora una volta la partecipazione del cittadino.

Sesto. Chi persevera nel mischiare scelte di linee politiche e scelte sui quesiti referendari (dicendosi antirenziano per suscitare scalpore ed evitare di misurarsi nel merito), dimostra la distanza dal filone politico liberale. Al referendum popolare, essere renziani o non renziani non c’entra. C’entra solo essere cittadini responsabili. E, quando liberali, coerenti. Non esiste altro modo di comportarsi da liberali.

Raffaello Morelli (Liberali Italiani)

 
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