Abolizione Province. Il Ministro Del Rio a Sondrio. No, no, non ci siamo!

l Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie Graziano Del Rio è arrivato a Sondrio oggi lunedì incontrandosi dapprima a porte chiuse con le Forze economiche e sociali e rappresentanze degli Enti e quindi alle 17, sempre in Provincia, con i Sindaci, con il Presidente Sertori i senatori Del Barba, Crosio e Della Vedova e il sottosegretario regionale Parolo. Torneremo in argomento ma ora, detto degli interventi di alcuni Sindaci (Castello dell'Acqua, Lanzada, Morbegno, Ponte, Cosio e, prima, Sondrio) è doveroso soffermarsi su quanto dichiarato dal Ministro nella parte finale del suo intervento. Sottolineato come tutte le Provincie rivendichino specificità che però, è vero, l'hanno solo Sondrio e Belluno, ha dichiarato di condividere anche se sul come dare risposta a questa esigenza c'è da vedere quale possa essere la via. Non la proposta fatta da Sertori di un emendamento al DdL là ove è sancita l'esclusione di Bolzano e Trento dalla nuova normativa tale da aggiungere appunto Sondrio e Bolzano. Per Del Rio non è via praticabile. Quanto all'Ente di area vasta e delle sue competenze saranno le Regioni a stabilirlo con le funzioni da attribuire che potranno essere delegate anche dai Comuni. Il disegno è quindi quello di avere sostanzialmente non tanto un Ente di Governo quanto, diciamo noi, una sorta di agenzia che, per certi versi, porterà acqua al mulino di una tecnocrazia dilagante, elemento in certi casi positivo ma solo in certi casi.

Un punto sul quale il Ministro ha dichiarato sostanzialmente la sua intransigenza è quello di chi dovrà essere a capo del nuovo Ente di area vasta. Per lui si tratta sempre non di una nomima ma di una investitura elettiva, sia pure di secondo grado e quindi da parte degli eletti, e cioè dei Sindaci.
Non ci siamo.
Le funzioni amministrative possono vedere forme di collaborazione tra livelli istituzionali e in applicazione del principio di sussidiarietà. NON IL TERRITORIO CHE NON LO SI AMMINISTRA MA LO SI GOVERNA per le implicazioni di ogni tipo che sono connesse.
Il territorio ha tre livelli di pianificazione, sovraordinati: Regione, Area vasta, Comune cui debbono corrispondere tre livelli di governo, in sovraordinazione ed anche ciascuno nel suo ambito. Appare una vera e propria eresia considerare che l'area vasta, che deve esercitare il controllo, dipenda essa stessa dai Comuni che quindi debbono controllare sé stessi.
Se l'area vasta, quale ne sia l'istituzione, costituisce un livello di governo – e non può essere diversamente per le tematiche territoriali – non può dipendere da una elezione di secondo  grado. Nel momento che si va alla formazione del PTCP o dei vari piani di settore (ambiente, cave, acque ecc.) e che si stabilisce un quadro normativo di riferimento l'autorevolezza istituzionale del decisore non può che venire dall'investitura popolare.
Non ci siamo, signor Ministro e non ci siamo perchè la sensibilità per i problemi territoriali a Roma è alquanto evanescente anche perchè con il primo aprile del 1972, e successivi aggiornamenti, l'urbanistica, per dirla in sintesi, la lasciato la Capitale e ha preso dimora presso le singole Regioni.
Aggiungasi che laggiù non c'è proprio molta voglia di tornare indietro eppure c'è la storia recente alle spalle che appare esaustiva. Il problema dell'abolizione delle Province è nato perchè la cooperativa dei dilettanti allo sbaraglio hanno pontificato che l'operazione avrebbe portato a mirabolanti risparmi. Quanto alle competenze e alle funzioni tutti, sempre soci di quella cooperativa, con faciloneria degna di miglior causa avevano pontificato che sarebbero passate a Regioni e Comuni. Sbattuta la testa contro il muro logica vorrebbe che si prendesse buona nota di quanto è nel frattempo intervenuto scendendo a più miti consigli e, a quel punto sì, ricercare soluzioni innovative per un salto di qualità a costo zero.
Non a caso poco fa al di fuori della sala le riserve, si fa per dire, non avevano colore politico.
Torneremo in argomento
 

GdS
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