Referendum, Valtellina, acque. Le ragioni del NO e quelle del SI

Autonomisti e PD a confronto

Il giornale ha ricevuto una nota da parte degli autonomisti. Era sulla strada della pubblicazione ed è arrivata fa nota di Gusmeroli. Idem quo ante per cui le tre note le abbiamo messe insieme in ordine di arrivo (ndr)
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Primo contributo (Autonomisti)
Riforma costituzionale Renzi-Boschi: possibili nuovi scenari. Quali prospettive per la nostra Valle?

Che cosa potrebbe accadere alla Valtellina e Valchiavenna nel caso in cui la riforma costituzionale Boschi-Renzi dovesse essere confermata dal prossimo referendum? Come e in che modo potremo ridurre i danni di questa pseudo-riforma costituzionale? Come già scritto in altri nostri interventi, come Associazione siamo profondamente contrari alla riforma Boschi-Renzi, oggetto di referendum confermativo a ottobre, per tantissimi motivi. Ne citiamo due che bastano e avanzano per votare NO al referendum di ottobre: la riforma Boschi-Renzi cancella per sempre la Provincia di Sondrio dagli enti territoriali dello Stato trasformandola in un’entità sub-regionale priva di qualsiasi forma di autonomia (addio specificità montana) e con amministratori non più eletti dai cittadini; La riforma centralizza, inoltre, a Roma tutte le competenze e funzioni in materia di energia cancellando così ogni nostro diritto presente e futuro sulle nostre acque. Sperando, quindi, che i cittadini votino un NO deciso alla riforma costituzionale Boschi-Renzi, dobbiamo, però, anche prevedere le possibili contromosse che possiamo attivare come Valtellina e Valchiavenna in caso di vittoria del SI e per non fare diventare la nostra Valle una periferia insignificante del paese. Per questi motivi come associazione abbiamo trasmesso il 23 giugno scorso a Regione Lombardia un documento per chiedere che tenga conto, in considerazione del nuovo ed eventuale piano di riordino delle autonomie locali, anche delle istanze del territorio.

Per prima cosa abbiamo chiesto che vengano mantenuti gli attuali confini amministrativi in quanto il nostro è un territorio omogeneo dal punto di vista geografico, storico-culturale e socio-economico. Se proprio vogliamo allargare i confini al massimo possiamo arrivare fino a Colico ma non oltre. Come seconda cosa abbiamo chiesto che Regione Lombardia supporti la nostra richiesta al Parlamento al fine di ridare ai cittadini la libertà di scegliere ed eleggere i propri amministratori. Non è accettabile avere degli amministratori che non rispondono ai cittadini. Inoltre, abbiamo chiesto che Regione Lombardia riconosca nel proprio statuto la specificità montana e particolari forme e condizioni di autonomia per la Valtellina e Valchiavenna. Questo passaggio permetterà di rafforzare le competenze riconosciute dalla Regione con la legge regionale n. 19/2015 (es. comitato paritetico). Come quarta richiesta chiediamo che Regione Lombardia supporti al Parlamento la nostra proposta al fine di fare riconoscere alla Regione stessa e ai suoi enti locali (tra cui il nostro eventuale ente di area vasta montano) almeno un terzo di tutte le tasse/imposte che pagano i concessionari di derivazione idroelettrica. Non ci bastano qualche decina di milioni di euro dei canoni e dei sovraccanoni. Esigiamo che anche una parte delle tasse/imposte che pagano i concessionari possano tornare ad essere investite sul nostro territorio. Infine come ultima richiesta chiediamo che le attuali comunità montane possano essere valorizzate, spoliticizzandole, attraverso la loro trasformazione in pure unioni di comuni ovvero di pure unioni di servizi. Questo permetterebbe ai nostri comuni montani di risparmiare risorse ed essere ancora più efficienti. Le competenze e risorse delle comunità montane estranee all’unione dei servizi comunali devono essere riconosciute alla provincia/ente di area vasta montano.

Con queste proposte l’associazione Autonomia di Valtellina e Valchiavenna intende semplificare il processo decisionale locale e rendere più efficiente e trasparente il governo locale. Nella speranza del ritorno alla democrazia in Provincia non possiamo altro che continuare a ripetere di votare NO ad ottobre alla riforma costituzionale Boschi-Renzi. Riforma che si rifà ad un modello vecchio, antico non più in uso in nessun paese occidentale. Nei paesi moderni i cittadini partecipano alla vita politica del proprio paese a tutti i livelli e con propri rappresentanti. E’ una conquista, questa, dell’Occidente libero e democratico che dobbiamo continuare con orgoglio a difendere. Siamo in un periodo storico di crisi economica e di trasformazione del sistema produttivo. E’ il momento giusto, quindi, per essere noi come valtellinesi e valchiavennaschi protagonisti della possibile ripresa. Ripresa economica che potrà partire solamente dal territorio. Sempre a condizione che il territorio potremo gestirlo e governarlo noi.

Associazione Autonomia di Valtellina e Valchiavenna
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Secondo contributo (Gusmeroli)
Riforma Costituzionale - troppa disinformazione per spaventare i cittadini

Il voto sulla riforma costituzionale rappresenta l’appuntamento politico piu’ importante del prossimo autunno. Una riforma corposa che modifica il processo legislativo con riforma del bicameralismo paritario, la riduzione del senato ad un senato delle autonomie con soli 100 rappresentanti, e molte altre modifiche tese alla semplificazione ed efficienza dello stato. La discussione dei comitati schierati in favore della riforma e di quelli contrari si stà giustamente sviluppando con argomentazioni ed opinioni diverse, rispettabili, nel merito. Ci sono anche delle posizioni politiche che tendono a trasformare la votazione in un referendum sul presidente del consiglio, tese alla personalizzazione, evitando la discussione di merito. E’ una strategia dei partiti di minoranza che capisco ma non condivido. La riforma è sicuramente perfettibile in molti aspetti ma rappresenta un passo avanti nel percorso riformista del paese e della governabilità. Tra l’altro il voto referendario prevede la facolta’ di approvare o respingere la riforma nel suo complesso. Respingerla vorrebbe dire ripartire da zero e perdere un occasione per riformare il paese. La situazione nazionale ed internazionale è molto complicata con il voto della Brexit che crea preoccupazioni per il futuro della UE e dei paesi che ne fanno parte, la situazione dell’economia stagnante, la paura diffusa del terrorismo e del fenomeno migratorio e il ritorno a pericolosi nazionalismi.

Questi aspetti complicano sicuramente il voto di ottobre.

Tornando al territorio ciascuno è libero di esprimere le ragioni e le posizioni che ritiene opportune, mi sembra però che chi lo fa sfruttando i livelli istituzionali debba almeno informarsi e raccontare la verità. In provincia si stà diffondendo una campagna strisciante che invita al voto per il NO perché l’affermazione del SI porterebbe alla cancellazione dei proventi derivanti dallo sfruttamento idroelettrico.

Tutto questo semplicemente non è corretto. Con la riforma tornano allo Stato energia, infrastrutture con la possibilità di decidere centralmente le politiche nazionali su questi importanti argomenti.

Per quanto concerne le nostre acque gli ambiti sono due: l'energia e il demanio idrico.

Lo spostamento della competenza legislativa dell'energia a favore dello stato riguarda solo la dimensione nazionale, come è già adesso, lasciando così alla regione la competenza legislativa sull'energia per quanto concerne la dimensione locale.

La competenza amministrativa sulla gestione del demanio idrico non cambia: a seguito del decentramento delle competenze amministrative in materia di gestione del demanio idrico attuato con la Bassanini (D.Lgs. 112/98), la gestione del demanio idrico è conferita dallo Stato alle Regioni e agli enti locali.

Tornando ai proventi dello sfruttamento dobbiamo ricordare che la parte piu’ consistente non è toccata dalla riforma costituzionale perché derivano da altre leggi nazionali. I sovracanoni BIM che portano circa 22 milioni di euro alla provincia di Sondrio derivano da legge nazionale del 1953 (I Consorzi BIM sono consorzi di Comuni che si mettono insieme, ai sensi della L. 959 del 27/12/1953, per una gestione associata delle entrate derivanti dai sovracanoni, previsti espressamente dall’art. 1 comma 8 della suddetta legge).

I sovracanoni rivieraschi che portano altri 6-7 milioni a favore dei Comuni rivieraschi e delle rispettive province è stato istituito dall’art. 53 del T.U. 1775 del 11/12/1933.

La riforma contiene al contrario un importante riconoscimento con la costituzionalizzazione della specificità montana. Nasce un tipo nuovo e diverso di Provincia per i territori interamente montani e confinanticon un Paese straniero, riconoscendo una differenziazione funzionale e ordinamentale tra laProvincia ordinaria e la Provincia montana di confine.L’art. 1, co. 3, legge n. 56/2014 introduce la specialità montana, quale specifico regime delle Province montana di confine.

Pertanto, sarà possibile valorizzare questa specificità rivendicando oltre alle particolari forme di autonomia gestionale le risorse per il territorio tra le quali quelle derivanti dallo sfruttamento idroelettrico e di entrare nell’importante partita del rinnovo delle grandi concessioni. Sarà fondamentale non solo conservare queste importanti risorse ma mettere in campo tutte le azioni per sfruttarle al meglio.

Federico Gusmeroli

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Terzo contributo (Autonomisti) 
La disinformazione e le bugie del PD in Valtellina e Valchiavenna

Non c’è cosa più fastidiosa per i cittadini che essere presi in giro dalla politica. Soprattutto quando la politica e certi politicanti credono che i valtellinesi e valchiavennaschi siano ignoranti e stupidi. L’arroganza della politica arriva, quindi, a livelli insopportabili. E per la nostra associazione questo non è accettabile. Un politico può avere le sue opinioni ma quando prende in giro i cittadini e scrive falsità è giusto e doveroso replicare in modo deciso.

Secondo il comunicato stampa, uscito in questi giorni, del nuovo segretario provinciale del PD Giovanni Curti con la riforma costituzionale Boschi-Renzi-Alfano non cambierà niente per le nostre acque. E’ una bugia grande come una casa. Se dovesse passare la riforma costituzionale Boschi-Renzi la provincia di Sondrio non sarà più un ente territoriale dello Stato ma diventerà un ente territoriale locale. Questo cambio di status giuridico della Provincia (area vasta) comporterà la perdita della titolarità per la neo-Provincia di tutte le funzioni fondamentali, compresa pure quel briciolo di autonomia amministrativa, e quindi anche la possibile gestione del demanio idrico. Nella riforma la materia dell’energia tornerà ad essere competenza esclusiva dello Stato e non più concorrente con la Regione. Questo farà sì che solamente lo Stato disciplinerà il comparto idroelettrico e al massimo delegherà alla Regione le questioni gestionali del demanio idrico. La Regione, però, non potrà più delegare la gestione del demanio idrico alla nuova area vasta (ex Provincia) proprio perché l’area vasta è sprovvista di qualsiasi forma di autonomia e di titolarità di funzioni fondamentali. A Giovanni Curti, così come ai circoli del PD, il concetto di ente territoriale dello Stato, evidentemente, sfugge.

Poi scrive il neo segretario provinciale del PD Giovanni Curti che sarà salva la specificità montana. Altra menzogna colossale. La specificità montana definita dalla legge Delrio (ossia competenze aggiuntive di cui all’art. 1 comma, 86 della legge 7 aprile 2014, n. 56 per Sondrio Belluno e Verbano Cusio Ossola) salterà. Salta non perché lo scriviamo noi ma perché lo dice la legge Delrio del PD-NCD. Difatti la Legge Delrio (legge 7 aprile 2014, n. 56) all’art. 1 comma 51 stabilisce: “In attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge”. Tradotto significa che se dovesse passare la riforma costituzionale la Legge Delrio non disciplinerà più le Province. Con la vittoria del SI al referendum la legge Delrio decadrà automaticamente.

Non contento il Curti dichiara che la specificità montana viene costituzionalizzata con la nuova riforma costituzionale. Sarà vero oppure è un’altra delle sue bugie? La nuova riforma costituzionale prevede nelle disposizioni finali: “Per gli enti di area vasta, tenuto conto anche delle aree montane, fatti salvi i profili ordinamentali generali relativi agli enti di area vasta definiti con legge dello Stato, le ulteriori disposizioni in materia sono adottate con legge regionale..”. Leggiamo bene: tenuto conto delle aree montane”. La legge Delrio parla di territori interamente montani e confinanti con stati esteri quando fa riferimento ai territori che hanno diritto alla specificità montana. Quindi se dovesse passare il SI al referendum di ottobre la legge Delrio decadrebbe automaticamente e non ci rimarrebbe che un generico “tenuto conto delle aree montane”. Ma quante sono le aree montane in Italia? Mentre quelle interamente montane e confinanti con stati esteri? Quanti enti di area vasta in Italia vanteranno lo status di area montana? Ve le ricordate anni fa le comunità montane in riva al mare? Quindi per le aree interamente montane come Sondrio, Belluno e Verbano Cusio Ossola con la nuova riforma non ci sarà alcun riconoscimento specifico. Infine il testo parla chiaro. Lo stato disciplinerà i profili ordinamentali mentre spetterà alla Regione provare a darci alcune funzioni e competenze.

Quindi se passerà la riforma costituzionale Boschi-Renzi decadrà la legge Delrio e con essa la specificità montana (e le funzioni aggiuntive riconosciute). La nuova costituzione riconosce solamente e generalmente di tenere in considerazione (come poi non è dato a sapere) le aree montane tutte a prescindere che siano interamente o parzialmente montane e solamente la Regione potrà riconoscere alcune funzioni. Ma non tutte le funzioni dato che i nuovi enti di area vasta (ex province) non saranno più enti territoriali dello stato e quindi non potranno essere più titolari di funzioni fondamentali (es. demanio idrico). Invitiamo, quindi, il neo segretario del PD a informarsi meglio e quantomeno studiare le leggi che scrive il suo partito. Lo invitiamo, inoltre, a chiedere scusa ai valtellinesi e valchiavennaschi per le fesserie che ha scritto sugli organi di stampa e a ragionare sul suo futuro politico. Di politicanti la Valtellina e Valchiavenna non ne ha bisogno.

E a ottobre al referendum sulla riforma costituzionale come associazione voteremo un NO deciso. NO a chi vuole male al presente e al futuro della Valtellina e Valchiavenna.

Associazione Autonomia di Valtellina e Valchiavenna

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