Sondrio, quale futuro? Le minoranze ne parlano e senza polemica

L'incontro ci ha favorevolmente impressionato a prescindere dalle posizioni di parte, di questo o quel partito. Andando alla sala Besta pensavamo, come del resto in tanti, che le minoranze consiliari dato che spesso hanno lamentato di non essere per nulla considerate dall'Amministrazione in carica intendessero dare fiato alle proprie recriminazioni. Sarebbe stato comprensibile e legittimo in relazione al ruolo di opposizione che già ha uno spazio assai ridotto da quando l'ultima riforma ha dato grandi poteri al Sindaco, vasta gamma di competenze alla Giunta e invece al Consiglio Comunale solo un ruolo politico che si è risolto sinora in gran parte dei Comuni in un deja vu, regina sua maestà la dialettica degli opposti, con linguaggi del tutto diversi.
Una riforma che ha i suoi pregi ma anche qualche difetto sotto il profilo democratico. Per fare un esempio se c'è da fare una scuola, inserita nel programma delle opere pubbliche, un consigliere di minoranza la vede quando è realizzata. Il progetto è competenza della Giunta che dà le direttive ai progettisti e poi delibera la sua approvazione e il relativo finanziamento. Vige lo spoils system per cui tutte le nomine che ci sono da fare, un tempo prerogativa del Consiglio, ora le fa il Sindaco.
Ai consigliere di minoranza, ma anche a quello di maggioranza se non se ne discute in riunioni preconsiliari, non resta altro che ruolo passivo. Certo, chi fa l'opposizione ha strumenti tipo l'interrogazione, l'interpellanza, la mozione ma poi praticamente si risolvono in aria fritta con una specie di recita a soggetto.

Sorpresa.

In un paio d'ore si è registrata una sola puntata polemica, e anche quella di pochi secondi, quando si è criticato il fatto che il Comune di Sondrio sia uscito dal Consorzio Turistico. Un'assunzione quindi di responsabilità per i problemi che ci sono, e soprattutto ci saranno, sul tavolo. Ecco dunque la ragione del giudizio favorevole di cui sopra. Abbiamo visto cittadini-amministratori comunali porre sul tavolo i futuribili di Sondrio. Loro stessi poi hanno sottolineato che i futuri possibili richiedono ovviamente ulteriori approfondimenti, che questa iniziativa è solo l'avvio di un percorso. A nostro avviso la situazione è tale da porre interrogativi non solo di ambito cittadino ma di contesto, di quel contesto che il Piano di Governo del Territorio non ha preso in debita considerazione secondo una logica di intercomunalità, al di là degli aspetti formali, tali se non da superare quantomeno di fronteggiare la quasi anarchica, sotto il profilo urbanistico d'area,  esplosione di insediamenti a Castione (nessun appunto a quel Comune che in assenza di alternative, e qualcuno il capoluogo poteva averla, ha fatto l'interesse dei suoi cittadini in un quadro di regolarità urbanistica).

Baldacci e questi anni

E' andato sul velluto il moderatore, collega Riccardo Baldacci, che ha condotto la riunione in modo ineccepibile, quadrando persino i tempi, una cosa che in questi eventi non capita spesso, meritandosi la prenotazione per le successive iniziative.
La fotografia che pubblichiamo indica i protagonisti, anche cioè chi non è intervenuto nel dibattito. Vediamo Barbara Dell'Erba, Filippo Rebai, Mario Fiumanò, Giuseppe Tarabini, Maurizio Piasini, Chiara Pozzi, Gianfranco Bordoni, Lorenzo Grillo Della Berta, Vittorio Quadrio.
L'inizio la dice lunga. Il dr. Quadrio ha fatto un quadro della situazione, ben diverso da quelli di sua madre, la valente pittrice Vittoria. I pennelli in questo caso erano i files di Excel che si succedevano sullo schermo raffrontando quelli di cinque anni fa con gli attuali. C'erano quelli più significativi tratti dal server della Camera di Commercio. Non ci fermiamo su quei dati perchè andrebbero integrati come da esempio che segue. I 2000 e rotti addetti della e nella Pubblica Amministrazione richiederebbero alcune integrazioni, con quelli della scuola, della Regione, di altri Enti. Interessante sarebbe la disarticolazione delle imprese e dei relativi settori. Non eravamo però alla Bocconi per cui non serviva un Report dettagliato. Serviva, ed è emersa, l'indicazione di come andassero le cose al presente e guardando un po' indietro. I numeri supportano le senzazioni. Che sia tempesta?

Le diverse voci

Rebai, il primo ad intervenire risponde “tempesta forse no” ma temporale sicuramente. Per fortuna la Regione ha sposato la nostra causa con ampia gamma di deleghe. Non esuberi ma in prospettiva si delinea il no al turn over con poi la Banca che va via, la Riforma Madia con la sua chiusura della Prefettura e il resto. Ci sono abbastanza fulmini e saette anche perchè, ricorda, con il turn-over la diminuzione di posti di lavoro con la riorganizzazione prevista è inevitabile. Seguono le citazionim, una sorta di cahier des dolèances. Fiumanò, ricordando la sua esperienza – e le difficoltà incontrate – alla guida di una importante organizzazione di volontariato sociale, torna sui problemi del lavoro dopo avere ricordato l'imoportanza del passaggio in corso per le due banche e loro dipendenti. Non manca una puntata sottile riferita alla situazione nazionale quando sostiene che una serie di annunci rischiano di restare oggetti del desiderio. Conclude sottolinrando l'importanza del commercio, l'indotto per eccellenza. Massera proprio perchè lavora nel sistema bancaria dice di non parlare di questo ma riprende i dati illkustrati all'inizio con le varie slides. Discesa preoccupante. Che può fare il Comune? Ha la leva urbanistica ma quella è alle spalle con gli errori di programmazione che hanno portato Castione a – diciamo noi – a risucchiare tante attività del capoluogo. Comune con ruolo di sintesi, come capofila dato che è esso stesso un centro commerciale naturale. Possibilità per il Comune per sostenerlo? Viabilità. Soste, cartellonistica, semplificazioni burocratiche, tributi. Segue Piasini. Che può fare il Comune? Far lavorare gli imprenditori. Semplificare. Fare lavorare le aziende locali. Salvaguardare storia e identità. Sostenere gli artigiani con spazi interni alla città. Dal pubblico a questo punto arriva la voce di Gritti che snocciola i dati del settore artigiano, con problemi sì ma nel complesso con una categoria che ha affrontato nel modo giusto la crisi ma ci sono cose da fare. Il superamento del patto di stabilità con l'indotto che fa da volano, sollecito ai Comuni per gli appalti, attenzione alle imprese locali. Ricordate le convenzioni con la Comunità Montana che hanno portato ad un ribasso degli interessi denuncia il fatto che Sondrio non essendo nella comunità montana il ribasso non può esserci. Ha poi citato il caso di un Comune virtuoso che ha stanziato per queste finalità ben 40.000 €. All'avv. Tarabini (figlio) il tema del turismo. Settore legato all'agricoltura fattore determinante per il paesaggio. Terrazzamenti in primis. Poi cercare di rendere attivo ilcentro cittadino. Infine se è praticabile ben venga l'UNESCO per i terrazzamenti. Breve inserimento di Balgera  sui problemi del centro. Infine a Chiara Pozzi il compito di analizzare la situazione sul versante del sociale in particolare poi sul dato anomalo relativo al tasso di vecchiaia, alto, e le crescenti povertà.

Tiriamo le somme.

Iniziativa decisamente positiva perchè lo è il fare circolare le idee, il confrontarsi, il discutere e, ove e in quanto realisticamente possibile, trovare anche momenti di sintesi. Nel merito c'è ovviamente da approfondire prima ancora della diagnosi una analisi d'ordine generale ed anche di contesto e poi quelle specifiche. Da tempo abbastanza in ombra la cultura, pure non molti anni fa persino effervescente, ed è un peccato perchè la cultura è alimento indispensabile. Quando viene meno o quantomeno siamo all'insufficienza lo scotto si paga. Senza fare polemiche ma semplicemente a livello di constatazione il Piano di Governo del Territorio del capoluogo ne è un esempio. E' mancato il respiro, il dialogo con il territorio, il dialogo con la comunità non potendolo essere quello meramente d'obbligo formale. E così temi rilevanti sono rimasti fuori della porta essendo andato avanti quello che era stato impostato da tempo, quella parte almeno che ha visto elemento propulsore, allora negli anni immediatamente precedenti, chi di 'disciplina dell'urbano' ha titolo per poter dire di intendersene. Fattore positivo anche la scelta di guardare avanti prescindendo dalla polemica politica che, lasciata fuori della porta della Sala Besta ha come sede propria quella oggi di Corso Italia.

Dittatura morbida.

Una Renziana applicazione in chiave moderna della “via Gramsciana al socialismo”. Singolare che venga da parte di chi nei suoi cromosomi non ha geni Gramsciani e che invece vi si oppongano alcuni i cui fondamenti genetici, sia pure in ragione della evoluzione mondiali mutanti, siano allineati con quelli del pensatore sardo. Singolare ma realistico alla luce di quello scambio che abbiamo usato come titolo di un articolo abbastanza recente relativo a due fiorentini l'uno a cavallo del 1500 per il pensiero, l'altro, a cavallo del terzo millennio per l'azione. Li abbiamo mischiati: Niccolò Renzi di oggi e Matteo Machiavelli di allora, protagonisti nei Palazzi Vecchio di Roma e Chigi di Firenze.

Locomotiva

Teoria artigianale valtellinese degli anni '70: “La teoria della locomotiva” che ha influenzano le vicende politico-istituzionale di quegli anni. Per chi è nel clou, in cabina, assicuratosi che nel tender vi siano sufficienti scorte di acqua e carbone, dare il via alla massima velocità possibile, evitando strappi e cioè il rischio di rotture. A questo punto i vagoni seguono, anche qui  evitando strappi e cioè il rischio di rotture dei ganci di trazione. Il lettore penserà che diamo i numeri. Cosa c'entra l'ingegneria ferroviaria? Niente ma l'analogia sì. Il capo, a Roma ma anche a Sondrio, decide e fa partire il treno. Inutile che qualcuno cerchi di fermarlo. Inutile pensare che alle stazioni intermedie qualcuno possa salire. Il biglietto dei viaggiatori porta direttamente alla meta. L'abbiamo visto in diverse circostanze. Perfino sulla Riforma Costituzionale la vaporiera è passata fischiando e fumando senza dare retta a chi nelle diverse stazioni pensava di poter salire. Questo fa temere giorni grigi per quanto riguarda la pubblica amministrazione ma non solo. Una parte d'Italia, senza più le Province come organi di governo, con le città metropolitane che saranno l'ossatura politica vera di supporto al Governo, incastrate nella tenaglia le Regioni, ultima barriera d'opposizione, sarà inevitabilmente marginalizzata. Sarà? No, sarebbe se non fosse che la graduale crescita del M5S che la teoria della locomotiva la sta pedissequamente seguendo porterà per evidenti interessi a trasformare la legge elettorale ripristinando il premio di maggioranza alla coalizione e non ad un Partito.

Che ne cale a Sondrio?

Se questo è lo scenario che ne cale a Sondrio?  Non c'è azzurro nel cielo, comunque la si metta.  Una mazzata l'abbiamo avuta con la perdita della Provincia. Della Provincia, intendiamo, come organo di governo, punto di riferimento fondamentale come si è visto negli scorsi anni qui, in Lombardia, a Roma. Non potrà più essere così. Rischiamo dappertutto. Le acque, la cui piena giurisdizione lo Stato se lè ripresa, ce le scordiamo. Incerta l'applicazione della Del Rio. Pubblica Amministrazione in dimagrimento. Rischio che se ne vadano i vertici. Unità valtellinese e valchiavennasca in larga parte realizzata ma non come era successo negli anni scorsi ossia completa, totale perchè 'c'è qualcuno che preferisce affrontare i problemi in solitudine da anacoreta. Ai punti interrogativi sul domani bancario si aggiunge la crisi edilizia e quella immobiliare che richiederebbero spinte globali che non solo non ci sono ma non vengono neppure pensate o al massimo sono pensate al minimo livello. Pensare in grande non porta a risultati, apre solo eventuali possibilità ma se non si tenta vince la palude.

E ora?

Torniamo a noi. Non sappiamo se l'iniziativa di cui abbiamo parlato avrà sviluppi, come sembrerebbe utile e perfino a più voci dissonanti. Voci in tal caso che in una sede formale restano dissonanti dominando i numeri ma che nell'agorà potrebbero scoprire elementi comuni nell'interesse della comunità. Non sappiamo che ne pensano i cittadini. Sappiamo che i futuribili (= i futuri possibili ) per la città non sono rosei, anzi, senza mezze misure per aderenza alla realtà, sono cupi. Non basterebbe neppure il “tutti sulle mura” ma sarebbe comunque un passo avanti.
a.f.

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