Ma i sondaggi che li fanno a fare?

Ma i sondaggi che li facciamo a fare?
Ancora un flop dei sondaggi. Li abbiamo seguiti durante la campagna elettorale per una nostra convinzione che, almeno in Italia, sono diventati strutturalmente inefficaci. E così ci siamo sentiti dire, nell'ultima fase permessa dalla legge, che il no era avanti di un paio di punti (sul 50%), circa quattro come gap e con il SI in romonta. Dalle urne è venuto invece un 10 dalla metà più uno e addirittura 20 come gap. Sondaggi a nostro avviso non credibili quando si ha un numero rilevante di cosiddetti indecisi – che spesso non lo sono ma non vogliono dire la loro posizione – e di scioperanti del voto
Tonfo.
Si dirà che in compenso hanno funzionato gli exit-poll. Bella forza! L'interrogativo era o SI o NO e con una maggiore libertà di espressione nei confronti degli intervistatori, tanto che la progressione è stata una costante.
A che pro questa nota? La ragione c'è perchè continuano a girare sondaggi -pausa elettorale a parte – sulle intenzioni di voto. Un esempio ci è dato dai sondaggi che Mentana sulla “7” commenta ogni lunedì. Spostamenti dello zero virgola ma non alti bensì 0,1 o massimo 0,2. Quasi la metà però non si esprime anche se in cuor suo sa bene da che parte pende. Dati quindi, a nostro avviso, non realistici ma su di essi si basano strategie e tattiche specie in un momento come questo di grande 'fluidità'.
GdS

 

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