Votazioni referendarie in Svizzera. I giovani stranieri pagano per il disimpegno dei partiti
Il popolo ed i
Cantoni svizzeri hanno bocciato severamente e
senza appello i progetti di naturalizzazione agevolata per i
giovani stranieri di seconda e terza generazione, hanno respinto
con un lieve scarto il mantenimento dei servizi postali per
tutti, ed hanno accolto la proposta del congedo maternità alle
madri esteso a 14 settimane.
L‘esito negativo, inequivocabile e dirompente con il quale viene
rigettata la proposta di naturalizzazione, oltre a vanificare
l‘immane lavoro svolto dalle organizzazioni degli stranieri e
dai sindacati, ancora una volta divide il Paese in due aree di
pensiero e di pratica politica: da una parte i Cantoni latini
liberali e favorevoli ad una Svizzera aperta, dall‘altra quelli germanofoni conservatori e fautori dell‘Alleingang.
A risultato
acquisito bruciano invece gli atteggiamenti e le deplorevoli
forme di lassismo con cui i partiti svizzeri e le organizzazioni
nazionali della Confindustria hanno snobbato la campagna
elettorale lasciandoci soli, a mani nude come ha denunciato il
presidente del FIMM, Claudio Micheloni, a combattere una
battaglia immane sospinta dalla sola passione e dalla forza di
volontà. C‘erano le condizioni per portare a casa un risultato
diverso, ritenuto acquisito fino a tre settimane fa, prima
dell‘invasiva ed effimera campagna dell‘Unione di Centro (UDC).
Allora sono squillati i primi campanelli d‘allarme che
indicavano una tendenza a ritroso delle scelte degli elettori.
La risposta, se così si può dire, é arrivata solo a pochissimi
giorni dalla chiusura della campagna referendaria. Tardissimo,
quando già gran parte degli elettori aveva espresso le proprie
scelte per corrispondenza.
Su 23 Cantoni e semicantoni 14 hanno votato no ad entrambi gli
oggetti. Sul piano nazionale i no hanno raccolto il 56,8 % delle
preferenze, per quanto riguarda gli stranieri di seconda
generazione, mentre per quelli di terza generazione si é
raggiunto il 51,6 %. E‘ la terza volta in venti anni che il
popolo svizzero respinge sistematicamente iniziative mirate
all‘estensione dei diritti ai giovani stranieri. Quest‘ultima
volta però lo ha fatto in modo lapidario e senza mezze misure,
respingendo al mittente una proposta che incontra ancora grandi
sacche di pregiudizi ed é la conseguenza del cambiamento
politico nazionale avvenuto un anno fa, con l‘elezione nel
Consiglio federale di Christof Blocher, per giunta responsabile
del Ministero di giustizia e di polizia.
Il disimpegno di Blocher durante tutta la campagna elettorale, i
giudizi diffamatori e sprezzanti, cinici e primitivi del suo
partito, l‘UDC, e la latitanza dei partiti di centro hanno
contribuito a sbattere la porta in faccia ad una nuova
prospettiva politica, che rimanda indietro il Paese al tempo di
„pane e cioccolata“. Nell‘analisi del voto non si può trarre a
pretesto, stendendo un velo pietoso sul silenzio del Ministro di
giustizia e di polizia, il semplice fatto che l‘UDC avesse più
mezzi economici ed abbia fatto vera e propria propaganda usando
mezzi mediatici discutibilissimi che rasentano il razzismo, se
anche nel nostro arcipelago progressista non si esamina fino in
fondo questa sconfitta.
Al di là del Tour dei Second@s ed alcuni annunci pubblicitari,
nel Paese non é mai stata avviata una vera e propria campagna
politica per spiegare le ragioni contenute nel messaggio
referendario, come é avvenuto ad esempio per quella messa in
piedi per il congedo maternità che ha ricevuto tutt‘altro esito.
Sono mancati anche i famosi testimonial che avevano assicurato
un apporto d‘immagine, i grandi stranieri che hanno fatto grande
la Svizzera nel mondo dell‘economia, dello sport, della cultura.
Così facendo si é persa una grande occasione per far discutere
la gente e stimolare una nuova cultura della cittadinanza,
quella prospettiva innovatrice contenuta nella pimpante
specificità dei giovani di seconda e terza generazione, che loro
malgrado sono stati facilmente confusi con i criminali e con i
richiedenti d‘asilo. Purtroppo c‘é stata una vera latitanza da
parte dei partiti di centrosinistra per smontare gli argomenti
della destra, né per attutire le forme di malessere, né per
dissipare le paure presenti in alcuni strati sociali nei
riguardi dei cittadini dell‘ex Jugoslavia, destinatari simbolici
di ingiustificati pregiudizi.
Questo risultato conferma, da una parte l‘avversità degli
svizzeri ad una politica d‘integrazione meno restrittiva, perché
vogliono continuare con ponderazione ad arrogarsi il diritto di
decidere e scegliere direttamente sugli oggetti delle
naturalizzazioni, dall‘altra fa emergere palesemente le paure
verso una balcanizzazione delle città, paure artificiosamente
dissimulate e che sono esplose con forte impeto dopo l‘inizio
della guerra in Iraq e prese a pretesto in questa votazione.
L‘emotività, quindi, ha avuto il sopravvento sulla ragione e
questo é il rischio che si corre ogni qualvolta si affrontano le
questioni che riguardano gli stranieri. C‘é lo ricordano i
risultati negativi degli ultimi anni. Probabilmente é giunto il
momento di rivedere anche le nostre scelte tattiche per non
rischiare di perdere per strada qualche nostra convinzione. La
nuova legge degli stranieri entrerà in vigore il 2006 e prevede
un‘estensione di alcuni diritti ai cittadini dell‘Unione
europea. Può rappresentare il primo banco di prova. Una politica
dei piccoli passi può aiutarci a superare questo muro di gomma
contro il quale urtano sistematicamente le nostre speranze ed
aspirazioni.
Michele.Schiavone
GdS 10 X 2004 - www.gazzettadisondrio.it