Tutti liberi o tutti Americani!
Nel
pubblicare quest'articolo - é giusto infatti che un giornale
di commenti come il nostro ospiti le voci più diverse - ci
pare doveroso ricordare quel mix di virtù e difetti che,
proprio della natura umana, si accentua in una nazione come
quella statunitense, multietnica, giovane, da sempre nella
sua breve storia, autosufficiente. E' in virtù di quel mix
che oggi sull'Europa non sventola la croce uncinata, cosa
che, senza l'intervento USA nell'ultimo conflitto mondiale,
sarebbe stata l'inevitabile conclusione... (NdD).
Esigere la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione e
la sovranità politica, economica, culturale e militare per
l’Italia e per l’Europa, potrebbe sembrare una vanitosa
pretesa particolarmente provocatoria ed ostile nei confronti
degli USA. Potrebbe apparire come una premeditata azione di
ritorsione antiamericana, da parte di chi – ideologicamente
e politicamente – tende normalmente a considerarsi un
inflessibile ed irriducibile nemico degli Stati Uniti, della
sua politica e del suo modello di società. Potrebbe
addirittura sembrare un controsenso o un irragionevole
anacronismo, agli occhi di chi è intimamente convinto che
gli Stati Uniti siano il migliore amico dell’Italia e
dell’Europa, ed il più sicuro garante delle nostre
istituzioni democratiche e liberali.
Per confutare e smentire categoricamente quel genere di
soggettive ed arbitrarie illazioni o congetture, basta
solamente rovesciare il discorso iniziale ed esigere
unicamente, per l’Italia e per l’Europa, la loro semplice ed
immediata annessione allo Stato Federale statunitense.
In questo caso, gli Stati Uniti – senza tener conto del
parere degli abietti e striscianti rinnegati allogeni che
servono loro da indefettibili ed ossequienti maggiordomi nel
contesto delle nostre umiliate ed asservite Nazioni -
sarebbero disposti (sulla base all’articolo 4, sezione 3,
comma 1 della loro Costituzione del 17 Settembre 1787) ad
annettere ed integrare in blocco l’insieme dei popoli e dei
territori dell’Europa continentale e ad aggiungere, per
quella nostra volontaria incorporazione, un’ulteriore stella
(o diverse stelle) alla loro tradizionale bandiera
nazionale? Sarebbero ugualmente disposti a concederci il
passaporto a stelle e strisce? Ed a permetterci di
guadagnare e spendere, risparmiare o dilapidare, in dollari
statunitensi? Sarebbero altresì disposti a concedere ai
nostri Popoli ed alle nostre Nazioni le medesime libertà che
sono normalmente insite nella loro Carta Costituzionale?
Come, ad esempio, quelle contemplate e garantite da:
l’Articolo I, Sezione 9, Comma 3: «Non potrà essere
approvato alcun decreto di limitazione dei diritti del
cittadino, né alcuna legge penale retroattiva»;
l’Art. I, Sez. 9, Comma 5: « Nessuna tassa e nessun diritto
potrà essere stabilito sopra merci esportate da uno
qualunque degli Stati»;
l’Art. IV, Sez. 2, Comma 1: «I cittadini di ogni Stato hanno
diritto, in ogni altro Stato, a tutti i privilegi e a tutte
le immunità inerenti alla condizione di cittadini».
O ancora, quelle garantite e confermate dai seguenti
emendamenti (formulati il 25 settembre del 1789, e
ratificati 15 Dicembre del 1791):
Primo emendamento: «il Congresso non potrà fare alcuna legge
per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per
proibirne il libero culto; o per limitare la libertà di
parola o di stampa; o il diritto che hanno i cittadini di
riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al
Governo per la riparazione dei torti subiti»;
Secondo: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato
libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di
possedere e portare armi non potrà essere violato»;
Quarto: «Il diritto dei cittadini a godere della sicurezza
per quanto riguarda la loro persona, la loro casa, le loro
carte e le loro cose, contro perquisizioni e sequestri
ingiustificati, non potrà essere violato; e nessun mandato
giudiziario potrà essere emesso, se non in base a fondate
supposizioni, appoggiate da un giuramento o da una
dichiarazione sull'onore e con descrizione specifica del
luogo da perquisire, e delle persone da arrestare o delle
cose da sequestrare»;
Nono: «L'enumerazione di alcuni diritti fatta nella
Costituzione non potrà essere interpretata in modo che ne
rimangano negati o menomati altri diritti mantenuti dai
cittadini»;
Decimo: «I poteri non delegati dalla Costituzione agli Stati
Uniti, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai
rispettivi Stati, ovvero al popolo (clausola dei poteri
residui)».
Se lo fossero davvero, il problema della libertà,
dell’indipendenza, dell’autodeterminazione e della sovranità
politica, economica, culturale e militare dell’Italia e
dell’Europa, non si porrebbe affatto.
Non si porrebbe, in quanto i diversi Stati che costituiscono
attualmente l’Unione Europea - ad immagine e somiglianza
degli altri Stati che compongono gli USA - godrebbero
automaticamente degli stessi diritti e sarebbero
macchinalmente assoggettati ai medesimi doveri. Esattamente
come da sempre avviene per l’Alabama, l’Ohio, il Nebraska,
l’Oregon, il Kansas, la Florida, il Texas, la California,
Hawaii, l’Idaho, l’Iowa, l’Utah, ecc.
Ora, visto che gli Stati Uniti, dopo più di 58 anni di
ininterrotta ed ingiustificata presenza militare in Europa e
di costante, sfacciata ed arrogante intromissione negli
affari politici, economici, culturali e militari dei nostri
paesi, non hanno mai sentito il bisogno - non dico di
imporre, ma semplicemente - di proporre ai diversi popoli
del nostro continente, di concedere loro il medesimo
trattamento che normalmente riservano o destinano all’ultimo
dei loro cittadini, è lecito dedurre che le popolazioni
europee, ai loro occhi, appaiano semplicemente come dei
popoli colonizzati. Oppure, nel migliore dei casi, come dei
popoli di seconda categoria. Dei popoli, cioè, ufficialmente
liberi, indipendenti e sovrani, ma in realtà totalmente
assoggettati ed asserviti ai loro voleri ed alle regole
pratiche che gli anglosassoni hanno storicamente l’abitudine
di riservare ad una qualunque «Riserva Indiana» o ad un
qualsiasi «Bantustan» !
Non dimentichiamo, infatti, che le «regole» che gli USA
hanno riservato alle nostre (ufficialmente libere,
indipendenti e sovrane) Nazioni e che continuano
unilateralmente ed invariabilmente ad imporci da più di 58
anni, ci obbligano praticamente ad allinearci - ogni volta -
sulla loro politica estera ed a subire indiscutibilmente e
supinamente i loro diktat politici, economici, culturali e
militari.
Come il lettore l’avrà senz’altro intuito, il problema
dell’effettiva libertà, indipendenza, autodeterminazione e
sovranità politica, economica, culturale e militare
dell’Italia e dell’Europa, non si pone assolutamente in
termini d’amicizia o d’inimicizia nei confronti degli Stati
Uniti d’America, ma piuttosto in termini di perfetta ed
irrinunciabile uguaglianza di diritti e di doveri tra due
specifici soggetti giuridici. In modo particolare, tra chi
pretende verbalmente essere il nostro principale amico e
disinteressato alleato, e chi invece, nei fatti - pur
desiderandolo o volendolo essere - non possiede
assolutamente le medesime facoltà e/o prerogative, né per
potere liberamente accettare di stringere, con quel paese o
con quel popolo, una qualunque spassionata amicizia, né per
potere apertamente decidere se realizzare o meno (oppure,
confermare), con quel Governo o con quello Stato, una
qualsiasi equa e leale alleanza.
Sic stantibus rebus (stando così le cose), sorge spontanea
la domanda: è umanamente logico e giusto chiedere ad un
oppresso di diventare (o di continuare ad essere) il sincero
amico o il sicuro alleato del suo oppressore? Oppure, ad un
qualunque colonizzato, di stringere una fraterna e duratura
amicizia o alleanza con il suo colonizzatore? O ancora, ad
un qualsiasi servo della gleba, di piegarsi alle medesime
eventualità, nei confronti del suo diretto e coercitivo
padrone?
In altri termini: c’è ancora da chiedersi il motivo
dell’imprescindibile e doverosa richiesta di libertà,
indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica,
economica, culturale e militare da parte degli Italiani e
degli Europei?
Vista la situazione nella quale siamo costretti a vivere da
più di 58 anni, diciamo che è il minimo che - tutti insieme
o separatamente - possiamo chiedere!
Per evitare, però, di farci, come al solito, indebitamente e
gratuitamente accusare di essere dei «cripto-comunisti», dei
feroci «neo-nazisti» o degli inveterati ed incorreggibili
«antiamericanisti», prendiamo l’accortezza, questa volta -
per reclamare la nostra immediata e non negoziabile libertà,
indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica,
economica, culturale e militare - di riprendere parola per
parola, nei confronti degli Stati Uniti, gli stessi termini
che questi ultimi utilizzarono, il 4 Luglio del 1776, per
tentare di liberarsi dalla colonizzazione britannica:
«Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un
popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un
altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato
di potenza separata e uguale, a cui le Leggi della Natura e
del dio della Natura gli danno diritto, un conveniente
riguardo alle opinioni della umanità richiede che quel
popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla
secessione. Noi riteniamo che sono per sé stessi evidenti
queste verità: che tutti gli uomini sono creati uguali, che
essi sono dotati dal creatore di certi inalienabili diritti,
che tra questi diritti vi sono la vita, la libertà e la
ricerca della felicità; che per garantire questi diritti
sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro
giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual
volta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi
fini, il popolo ha diritto di mutarla e di abolirla e di
istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di
organizzare i poteri nella forma che sembri al popolo più
atta a procurare la sua sicurezza e la sua felicità (…)».
Una volta liberi, indipendenti e sovrani, vedremo il da
farsi… Tempora in negotiis plurimum valent!
Alberto B. Mariantoni
GdS 18 VIII 03 www.gazzettadisondrio.it