Turchia in Europa sì o no'

Forti opposizioni ma in ogni caso occorrerà certamente del tempo

LA TURCHIA EUROPEA

Nel 1793 veniva pubblicato a Torino 'Il Nuovo trattato della
sfera' del P.

Jacquier nella Nuova geografia universale del P. Buffier. Nel
rappresentare dal punto di vista geo-politico il vecchio
continente , il volume evidenziava quella che al tempo era
chiamata 'La Turchia Europea', così detta perché ' parte di
Europa appartenente al Gran Signore, con a Settentrione la Schiavonia, Ungheria, Polonia, e Moscovia; a Levante il mare
delle Zabacche, lo Stretto de'Dardanelli, e l'Arcipelago; a
Mezzodì lo stesso Arcipelago, il mare di Candia, ed il Jonico; a
Ponente il Jonico, l'Adriatico e la Germania.'.I Turchi erano
descritti come 'discendenti dagli Sciti che alla testa di
Ottomano'si erano ' stabiliti sulle rovine degli Imperadori
Greci, e de' Soldani di Egitto ,governati da un Sovrano

chiamato il Gran Turco, Sultano, o Gran Signore.'Essi erano 'di
religione

Maomettana. pur avendo molti Cristiani, , per la maggior parte

Scismatici, obbedienti al Patriarca di Costantinopoli ,Capo
della Chiesa

Greca Orientale ed altri, quali i i Maroniti (Cattolici Romani),
gli

Armeni, i Giorgiani, i Jacobiti, i Nestoriani, i Copti ec.


Tutto questo oltre due secoli fa . Ed oggi 'Esiste ancora una
Turchia europea, se pur in confini più angusti, con legami
socio-culturali tali da giustificare l'apertura del negoziato sull'entrata d'Ankara nell'Unione Europea? La domanda è d'obbligo
visto il dibattito che si è aperto nei vari Paesi dell'Unione.


Partiamo dall'attuale identità 'europea' della Turchia. Chirac
ha affermato che i turchi sono 'figli di Bisanzio' anche se
ambienti conservatori e religiosi turchi hanno duramente
respinto questa definizione, preferendo sottolineare la loro
identità turca e musulmana. Altri, invece, hanno rivendicato
l'eredità storica e culturale di Bisanzio, ovvero dell'Impero
romano d'oriente ' allusione che suggerisce un legame diretto
con l'Europa.

La conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani, la loro
avanzata fino a Vienna e l'insediamento nei Balcani dimostrano
che la Turchia è già da tempo in Europa. Tanto più che gli
ottomani, oltre ai matrimoni con alcune illustri bizantine,
hanno conservato molti simboli di Bisanzio: la moneta con
l'effigie di Giustiniano o il nome di Istanbul, che deriva dal
greco istin polis, 'nella città'. Un legame sufficiente per fare
affermare ad alcuni che gli ottomani e i turchi d'oggi non sono
altro che romani islamizzati.


Sull'appartenenza storico-economica all'Europa un'autorevole
risposta l'ha già data l''Indipendent Commission on Turkey' '
tra i cui membri vi erano tra gli altri Anthony Giddens, Emma
Bonino, Martti Ahtisaari, Bronislaw Geremek. Commissione
formatasi col supporto dell'Open Society Institute e del British
Council, allo scopo di esaminare gli argomenti del dibattito e
di potenziali benefici e sfide portate dall'adesione della
Turchia all'Ue.

Secondo questa ultima infatti 'per quanto concerne le
credenziali europee del Paese, la Turchia è uno Stato
eurasiatico, la sua cultura e la sua storia sono saldamente
intrecciate con l'Europa, possiede un forte orientamento europeo
e una vocazione europea che per decenni i governi europei hanno
riconosciuto. Pertanto, la Turchia è sostanzialmente diversa dai
Paesi confinanti con l'Europa, sia nell'Africa settentrionale
che nel Medio Oriente. Quindi, la sua adesione all'Unione
Europea non costituirebbe necessariamente un precedente nelle
relazioni dell'Unione con questi Stati.

La Commissione Indipendente sulla Turchia ha ricordato come
questo paese abbia compiuto grandissimi passi verso i valori
dell'Occidente, sin da quando, con Ataturk, cominciò 'a
svilupparsi come Stato secolare moderno'.

'La gente non civilizzata ' dichiarò, infatti, il padre della
patria della Turchia moderna ' è condannata a rimanere sotto la
dominazione di quelli che sono civilizzati. E la civilizzazione
è l'Occidente, il mondo moderno, di cui la Turchia deve far
parte se vuole sopravvivere'.

Nelle sue conclusioni essa ha affermato che ' l'adesione della
Turchia offrirebbe notevoli benefici sia all'Unione Europea che
al Paese stesso.

Per l'Unione, la posizione geopolitica della Turchia, la sua
importanza per la sicurezza strategica dell'approvvigionamento
energetico dell'Europa e il suo peso politico, economico e
militare rappresenterebbero dei vantaggi di grande rilievo.
Inoltre, come grande Paese musulmano saldamente ancorato all'Unione Europea, la Turchia potrebbe svolgere un ruolo
significativo nei rapporti dell'Europa con il mondo islamico.
L'adesione all'UE garantirebbe anche che la trasformazione del
Paese in una moderna società democratica è divenuta
irreversibile, consentendo alla Turchia di sfruttare in pieno le
sue ricche risorse umane ed economiche.'


'La Turchia sarà un balsamo per il rapporto interreligioso, il
nostro modo di essere musulmani, moderato e civilizzato,
dimostrerà all'Occidente che la convivenza tra religioni diverse
è possibile, in politica, nella cultura, e nella vita di tutti i
giorni' ha affermato recentemente Mustafa Akyol dell'
'Intercultural Dialogue Platform', un'associazione di
intellettuali nata per promuovere e sviluppare il dialogo
interreligioso.


Tutto bene dunque? Nient'affatto: un fronte variegato nei vari
Paesi si

sta fortemente opponendo all' entrata della Turchia nella UE con
le

motivazioni più varie : la cancellazione dell'identità storica
del

Continente, le responsabilità geopolitiche che l'Unione
assumerebbe se il suo territorio confinasse con l'Iraq, l'Iran e
la Siria. O l'arrivo incontrollato d'immigrati.


Quale atteggiamento deve assumere allora il mondo
dell'emigrazione,

rispetto sull'entrata in Europa, se pur dilazionata, della
Turchia?


Il mio pensiero è che bisognerà ragionare in termini più
sostanziali e realistici, basandosi su fatti rigorosamente
verificati, abbandonando dispute e velleità ideologiche dal
sapore propagandistico che oggi anche in Italia siamo costretti
ad assistere, persino con proteste plateali
anti-turche nel Parlamento Italiano. La Turchia dovrà
semplicemente
adeguarsi ai criteri cui i paesi candidati devono attenersi,
vale a dire una stabilità istituzionale tale da poter garantire
la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti
umani nonché il rispetto e la tutela delle minoranze. Pur
riconoscendo, soprattutto negli ultimi anni, notevoli passi
avanti nelle riforme e nell'adeguamento delle istituzioni turche
agli
standard europei, sono ancora in molti in Europa a dubitare
dell'affidabilità della Turchia sul piano della tutela delle
minoranze e quello del rispetto dei diritti umani.

Le
preoccupazioni occidentali si concentrano soprattutto su due
questioni irrisolte, quella curda e quella di Cipro con
l'aggiunta di un esplicito riconoscimento turco nelle
responsabilità storiche riguardanti la tragedia armena

Per quanto concerne la pressione migratoria proveniente dalla
Turchia, che solleva così tanta preoccupazione in alcuni Paesi,
secondo la Commissione indipendente sulla Turchia, la libera
circolazione del lavoro si realizzerà solo dopo un lungo periodo
transitorio, in modo tale che i governi possano mantenere, per
vari anni dopo l'adesione della Turchia, sotto controllo
l'immigrazione. Sulla base dell'esperienza dei precedenti
allargamenti, si prevede che i flussi migratori provenienti
dalla Turchia saranno quindi relativamente modesti, proprio
quando il declino e l'invecchiamento della popolazione
potrebbero provocare una grave carenza di forza-lavoro in molti
Paesi europei, rendendo nuovamente vitale l'immigrazione per il
mantenimento degli attuali sistemi di sicurezza sociale.

Sono dell'avviso che per certificare l'idoneità richiesta alla
Turchia per poter aderire all'Unione Europea occorrerà
certamente del tempo e soluzioni coerenti alle varie questioni
poste.

Sono altresì convinto che solo l'avvio della trattativa può
avviare un vero processo di avvicinamento e non certamente
l'ostracismo preconcetto di coloro, prevalentemente
euro-scettici, ostili alla possibilità di fondere
democraticamente le identità nazionali e il multiculturalismo in
un Europa unita.
Daniele Marconcini (x)


(x)
Rappr.Consiglio
Regionale Lombardo nella Consulta dell'Emigrazione


GdS 20 XII 2004 - www.gazzettadisondrio.it

Daniele Marconcini (x)
Politica