“Siamo amici dell'America, abbiamo il dovere di proporre un cambiamento di rotta per cancellare gli errori”
Una fiaccolata a Piazza Cairoli,
il 3 giugno con un messaggio per il Presidente
Bush. “Vogliamo portare in piazza l’altra Italia atlantista e
europeista,
alleata ma autonoma. E’ un’Italia che non accetta un Governo
appiattito
su Bush, ma denuncia un centrosinistra succube di Bertinotti.
Accoglieremo
il Presidente di una grande democrazia, gli chiederemo un
cambiamento di
rotta che cancelli i drammatici errori”.
Questa la proposta del Patto dei Liberaldemocratici, pronti a
riaffermare
quei valori che, in altre manifestazioni dei prossimi giorni,
non verranno
certamente proposti, quelli dell'atlantismo e dell'europeismo.
Mario Segni, segretario del Patto dei Democratici:
- Onorevole Segni, quale l'importanza della visita di Bush in
Italia in un
momento così delicato dal punto di vista internazionale?
”Senz'altro la visita del Presidente americano in Italia è
sempre una bella
cosa, c'è però da riflettere sul fatto che avvenga ad una
settimana dalle
elezioni. Sinceramente dà un pò l'idea che Berlusconi lo abbia
chiamato
per farsi dare una mano nella sua campagna elettorale”.
- Sono in molti a preannunciare manifestazioni di piazza e a
contestare Bush.
Lei che ne pensa?
”Vede, noi abbiamo deciso di essere in piazza per presentare e
rappresentare un altra Italia, che altrimenti sarebbe assente il
4 giugno. In quel giorno ci sarà, infatti, tutto il
centrosinistra travolto e dominato da Fausto Bertinotti che
fischierà e contesterà Bush. Ci sarà anche Forza Italia,
che però scende in campo per applaudirlo, qualunque cosa dica. E
basta.
Dov'è allora, l'altra Italia, quella atlantista ed europeista al
tempo stesso,
quella che ha una propria autonomia, che si sente amica
dell'America ma
non accetta la linea politica dell'ultimo anno di Bush?. Noi
scendiamo in piazza per accogliere e festeggiare il presidente
di una grande democrazia, ma al tempo stesso chiediamo a Bush di
cambiare la rotta per cancellare i drammatici errori”.
- Lei ha usato due termini tecnici definendo l'Italia atlantista
ed europeista,
può spiegarsi meglio?
”Volentieri. Con la spaccatura attualmente in atto in Italia si
è lanciata
l'idea che o si è amici degli Stati Uniti o si è amici
dell'Europa. Questo
è un errore classico. Bisogna semplicemente essere, come siamo
stati per
50 anni: europeisti ed amici dell'America. Questo non significa
che bisogna
sempre dire di sì agli Stati Uniti. Essere amici significa,
infatti, proprio
far notare gli errori. Se un amico sbaglia abbiamo il dovere di
avvisarlo
e di rimetterlo sulla strada giusta. Essere amici degli Stati
Uniti, dunque,
significa dire a Bush che la sua politica negli ultimi tempi è
stata disastrosa.
Al tempo stesso siamo europeisti in quanto spingiamo perché
l'Europa, in
qualche modo si prenda le sue responsabilità”.
- Numerosi appelli alla moderazione e alla non violenza. Che
clima dobbiamo
aspettarci nei giorni della visita del Presidente Americano?
”Temo che si sarà un brutto clima, la sinistra ne ha grandi
colpe, Bush
ne ha altrettante. Vede, Kennedy venne in Italia quarant'anni
fa, e la folla
sfondò il cordone della polizia per applaudirlo. Questa volta
Bush arriva
in Italia e Berlusconi utilizzerà 50mila uomini per difenderlo.
Un amico
questo ha il dovere di farlo notare. Certo è che, dal canto suo,
la sinistra
soffia sul fuoco. Ma non ritiene che ci sia un errore di fondo
nella politica
americana di quest'anno?”
- Come non notarlo... è talmente macroscopico. Ritiene che
questa visita potrebbe essere “strumentalizzata”, ad una
settimana dal voto?
”E' stata pensata per motivi elettorali, e non per motivi di
politica estera.
La cosa sarà strumentalizzata, e già lo è, anche dalla sinistra,
che contribuisce ad aumentare il clima di tensione, giovando
alle tesi più estremiste, non aiutando certamente le cose ad
andare nella giusta direzione”.
- Sessant'anni fa la liberazione della Capitale e l'arrivo della
democrazia nel nostro Paese. Un ruolo che non può che essere
riconosciuto agli Usa. Ora però l'Italia ha il compito di
supportare Bush anche sottolineando gli errori di strategia
politica. Lei che ne pensa? L'Italia è in grado di assolvere a
questo ruolo?
”E' un nostro compito, e dobbiamo farlo con moderazione. Bush
non è solamente presidente di quella nazione che ha immolato
migliaia di soldati per liberarci, di quella nazione leader nel
mondo libero durante il periodo della guerra fredda, ma è anche
l'autore di grossi errori negli ultimi tempi. Se noi abbiamo il
dovere di spingere Bush a cambiare rotta è proprio per aiutare
il mondo occidentale a ritrovare la strada giusta. L'Italia,
oggi come oggi, ha una grande peso e può essere influente. Dopo
il ritiro spagnolo, gli
Usa non si possono permettere un ritiro italiano. E' ovvio che
abbiamo un
forte potere di pressione. Tutto sta nel saperlo usare al
meglio”.
Mario Segni
GdS 30 V 2004 - www.gazzettadisondrio.it