RIFLESSIONE SUL NEPAL

di Gianni Toffali

Peccato che in nessuna delle tante
manifestazioni pacifiste, mai così partecipate come nell'era
Berlusconi, qualcuno si sia ricordato del Nepal. Eppure dal
1996, i ribelli maoisti (alla faccia di chi sostiene che il
marxismo sia morto) nell'intento di scalzare le forze
governative e di instaurare un regime comunista, hanno provocato
la morte di 9500 persone. Un numero all'incirca pari ai caduti
dell'Irak. Ma con una sostanziale differenza: in Irak, sangue è
stato versato per ottenere una liberazione, in Nepal, per
tentare un'occupazione! Anche se da parte della stampa,
all’argomento siano dedicate poche striminzite righe, non si può
certo dire che le informazioni siano insufficienti per
mobilitare la galassia pacifista. E’ scandaloso pensare che il
silenzio sul Nepal sia imputabile alla vicinanza politica dei
guerriglieri maoisti con il popolo pacifista? A giudicare dalla
sordina imposta dalle dirigenze pacifiste per i crimini
perpetrati dai comunisti nepalesi, si arguisce che la pace dei
pacifisti sia solo un paravento ideologico umanitario al
servizio della politica, ovviamente quella di una "certa area".
Gianni Toffali



GdS 30 III 2004 - www.gazzettadisondrio.it

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