L'ORRORE E LA BEFFA

Io mi associo all’indignazione
di tanti giornalisti e intellettuali che in questi giorni
hanno stigmatizzato lo spettacolo indecoroso offerto dai
media per opera della amministrazione USA.

La mia coscienza di uomo libero e democratico, prima ancora
che di credente convinto, si ribella contro la pratica di
voler esporre a mò di trofeo di guerra le foto dei cadaveri
sfigurati dei figli di Saddam Hussein.

Cosa si vuole dimostrare con quella ostensione? Bush e la
sua ristretta cerchia di collaboratori, cosa vogliono
dimostrare? O meglio, cosa vogliono nascondere?

Domande inquietanti alle quali l’opinione pubblica si
attende risposte chiare perchè le vicende di queste ultime
settimane, che hanno visto una girandola di colpi di scena
tra servizi segreti e diplomazie internazionali (tra le
quali vede implicata anche l’Italia, seppure in misura
minore) sulla attendibilità di documenti che proverebbero la
presenza in Iraq di armi di sterminio di massa sino ad ora
non trovate, hanno sollevato non pochi dubbi sulla
“inevitabile necessità” del conflitto in Iraq da parte degli
angloamericani.

Al di la, però, delle legittime domande sugli sviluppi della
crisi irachena, rimane l’indignazione per il metodo adottato
da Bush.

Lo spettacolo orribile e indecoroso dei cadaveri dei due
“vinti”, offerto sulla scena mediatica mondiale é una
rappresentazione barbara che nulla ha da invidiare ai casi
di Mussolini, di Alì Buttho e di Nicolae Ceausescu, che
pesano ancora sulla coscienza dell’opinione pubblica
mondiale.

Si pensava che l’America, forse é meglio dire
l’Amministrazione Bush, rispettasse la convenzione di
Ginevra, che proibisce il maltrattamento e l’accanimento
contro i vinti; invece pare che i falchi della destra
reazionaria americana siano più vicini a talune pratiche del
recente passato, ancora presenti nella memoria visiva di
molti testimoni, che videro o subirono le rappresaglie dei
nazifascisti.

E’ una brutta pagina per l’America, quella che si scrive in
questi giorni. Una pagina che prima si chiude e meglio é per
tutti.

Da quanto si deduce dai comunicati delle varie agenzie e da
internet Bush, che sta disperatamente e con ogni mezzo (tra
cui appunto la pubblicazione delle foto dei cadaveri dei
figli di Saddam) cercando di correre ai ripari per
riacquistare il consenso perduto in queste ultime settimane,
fa dire al suo sottosegretario alla difesa Paul Wolfowiz che
“il dopo guerra era stato sottovalutato”.

Infatti il continuo stillicidio di soldati americani uccisi
dalla guerriglia di resistenza irakena, sta sollevando la
protesta e il dissenso dell’opinione pubblica USA che,
guarda caso, nel 2004 dovrà eleggere il nuovo presidente.

Questa é anche la ragione per cui il presidente Bush sta
chiedendo aiuto agli alleati e alla NATO affinchè, sotto
l’egida dell’ONU, inviino truppe e fondi a sostegno della
democratizzazione e pacificazione dell’Iraq.

L’Italia ha già deciso di mandare un contingente di oltre
tremila carabinieri e il Ministro Tremonti non ha pensato di
meglio, dopo aver fatto altri tentativi andati a vuoto, che
finanziare l’operazione prelevando le risorse dal “fondo per
l’emergenza dei terremotati”.

Insomma, insieme allo spettacolo osceno, sotto tutti i punti
di vista, a cui stiamo assistendo per opera della
amministrazione Bush, nei confronti della quale il nostro
paese si vanta di essere partner privilegiato, noi siamo
anche beffati dal prelievo coatto di risorse altrimenti
destinate.

L’ambasciatore Sergio Romano, sul Corriere della Sera del 27
u.s. dopo avere celiato sul fatto che per forza di cose gli
USA devono andare a Canossa, si chiede, senza perifrasi,
quando il sig. Berlusconi (dal momento che era presente nel
ranch Texano di Bush mentre succedevano gli ultimi
avvenimenti), si deciderà a riferire i fatti, e la nuova
situazione venutasi a creare con la morte dei due figli del
Raìs, ai suoi partners europei in quanto presidente pro
tempore della UE , e al Parlamento Italiano in quanto Capo
del Governo. Stiamo a vedere!.
Valerio Delle Grave


GdS 8 VIII 03  www.gazzettadisondrio.it

Valerio Delle Grave
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