ITALIA SOTTO TIRO - OCCORRE UNITA'
IDENTITA’
In tempi di globalizzazione acquistano ancor di più valore le
singole identità.
Fra queste l’identità nazionale. Di linguaggio, di cultura, di
tradizioni, di storia, di valori..
Si plaude quando il tricolore svetta. Può essere nello sport,
per la Ferrari o per la Nazionale di calcio. Può essere quando a
un italiano viene assegnato un Nobel o un Oscar. Può essere
quando, fluendo sul Canal Grande a Venezia, o davanti alle
vestigia archeologiche, o in mille altri posti testimonianze di
civiltà, ci prende la consapevolezza di quale patrimonio
possediamo, non solo d’arte e d’architettura ma anche, e
soprattutto, nei nostri cromosomi. Può essere anche che quando,
in tante vicende della vita quotidiana, emerge la caratteristica
di fondo dell’italiano: l’umanità.
Spirito o Amor Patrio, orgoglio nazionale, altro ancora?
ORA E’
IL MOMENTO DELL’ORGOGLIO NAZIONALE
Ora è il momento dell’orgoglio nazionale.
IL CAPO
DELLO STATO
Il Presidente della Repubblica, con linguaggio inconsueto – ma
sacrosantamente giusto – ha ricordato all’Europa e al mondo 60
anni di storia di un’Italia europeista. Padre di quest’idea De
Gasperi con Adenauer e Schumann. Dopo di loro un’ininterrotta
sequenza di comportamenti coerenti dell’Italia. Gli altri:
qualche tentennamento tedesco, vistosi strappi francesi: solite
posizioni inglesi, spesso caratterizzate da quello spirito che
ha originato la famosa battuta: “Nebbia sulla Manica: il
continente è isolato”, spirito che permane tuttora in settori
non marginali di quella opinione pubblica. In molti degli altri
partners, specie quelli del nord, tanti dubbi e posizioni poco
europeiste anche se poi hanno dovuto fare di necessità
(economica soprattutto) virtù.
Non a caso l’uscita del Presidente della Repubblica, per giunta
da oltre Mediterraneo, in quel di Tunisi, durante una visita
ufficiale. Parole, forma, tono molto appropriati e molto secchi,
suggello autorevole ad altre prese di posizione di questi
giorni, prima fra tutte quella del Presidente del Consiglio on.
Berlusconi.
IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Contro gli attacchi, virulenti, della maggiore stampa tedesca
nei confronti del Presidente della Commissione Europea Prodi, l’on.
Berlusconi non ha usato mezzi termini.
Ha difeso energicamente Prodi ma è andato più in là parlando di
una lobby anti-italiana.
REAZIONI
UNIVOCHE
In Italia reazioni univoche contro gli attacchi, rinnovati in
quanto riedizione di precedenti, al Presidente Prodi. Qualche
distinguo dall’Ulivo che non ha condiviso la scelta dell’on.
Berlusconi di mettere sullo stesso piano gli attacchi al nostro
Governo con quelli all’on. Prodi.
Riteniamo giusto dire che non è il momento delle divisioni,
neppure di quelle interpretative.
Ulivo e Casa delle Libertà si fronteggino anche duramente sui
problemi di casa nostra, ma sul versante esterno compattezza,
anzi, come detto dianzi “orgoglio nazionale”, sulla scia della
presa di posizione del Capo dello Stato.
LA SERIE
CONTINUA
La serie infatti continua fin da prima, da quando cioè il Polo
era all’opposizione e l’Ulivo al Governo. Vediamo i momenti più
significativi:
1) Manovre reiterate per portare la Germania nel Consiglio di
Sicurezza dell’ONU come membro permanente. I vincitori della
seconda guerra mondiale ci sono già, fra essi USA, Gran
Bretagna, Francia. Dura battaglia dietro le quinte per evitare
la soluzione che suonerebbe di fatto come esclusione dell’Italia
dal giro che conta. Le manovre vengono rintuzzate ma quando c’è
da nominare i membri temporanei all’Italia vengono preferite con
un diluvio di voti la Norvegia e l’Irlanda – vedasi l’articolo
“ONU: ah sì”, pubblicato su questo giornale -.
2) Subito dopo nomina dell’Alto Commissario ONU per i profughi.
Doppia candidatura italiana fra cui Emma Bonino, già efficiente
Commissario Europeo in Kosovo. Niente da fare.
3) 11 settembre. Il Presidente Bush avvisa i leaders di Gran
Bretagna, Francia, Germania. Per l’Italia provvede il
Vicepresidente, così come per una serie di altri Paesi. Subito
dopo rapporto privilegiato, ufficialmente perché i tre Paesi
“sono più impegnati”, discorso accettabile solo per la Gran
Bretagna per la partnership militare costante (vedi periodici e
persistenti bombardamenti in Irak, non condivisibili ed un
errore che l’11 settembre ha evidenziato ulteriormente).
4) Vertice europeo. Prima del vertice incontro a tre, dei soliti
tre. Spiegazione ufficiale analoga a prima con la definizione di
“riunione tecnica”. Dev’essere la prima volta nella storia che
tre Capi di Governo si mettono a occuparsi di “cose tecniche”!
5) Pagella del Ministro degli Esteri, e Vicepresidente del
Consiglio del Belgio, Paese di turno per la Presidenza europea,
Louis Michel. Voto zero al Presidente del Consiglio italiano,
zero come ai talebani. Su questa “pifferata” il giornale ha
pubblicato, ed è tuttora leggibile, un commento adeguato.
6) Attacchi significativamente contemporanei, quelli di questi
giorni, della maggiore stampa tedesca al Presidente Prodi. Non
sono i primi, anzi.
7) …aspettiamo la prossima puntata.
REAGIRE SOLIDALMENTE
Al tempo degli Staterelli italiani capitava spesso, con la sola
eccezione di Venezia, che uno di questi per avere il sopravvento
sul vicino chiamasse a dargli man forte lo straniero.
Non vinceva nessuno.
Perdevano tutti, chi di più e chi di meno perché di fatto, chi
più e chi meno, finivano ad essere vassalli .
Dobbiamo reagire solidalmente, non solo per orgoglio nazionale
ma anche perché abbiamo il pedigrée europeo più ricco,. Per le
questioni interne c’è tutto lo spazio dialettico.
Non ci possiamo permettere il lusso di dividerci sul Presidente
Prodi e sul Governo Berlusconi.
A noi importa la tutela di chi ci rappresenta, in Europa e a
Roma, e il discorso vale chiunque sia a Bruxelles e chiunque sia
a Palazzo Chigi.
L’unità del Paese può anche non aiutare a cambiare le posizioni
anti-italiane. Sicuramente però la mancanza di unità porta
benzina sul fuoco e fieno nella cascina dei nostri detrattori
che non sparano a casa, che un obiettivo ce l’hanno. Un
obiettivo non positivo per l’Italia.
L’unità del Paese può portare ad iniziative di ogni tipo,
comprese quelle in sede di Parlamento Europeo, di Partito
Popolare Europeo, di Internazionale socialista e quant’altri.
LA
QUESTIONE DI PRESTIGIO:
Detto tutto questo va anche esaminato un aspetto che nelle
relazioni internazionali conta assai, e cioè il prestigio
personale dei protagonisti. Assumiamo due esempi come
giustificativi di quest’aspetto.
SIGONELLA – MEDIO ORIENTE
Anno 1985, Presidente del Consiglio Craxi, Vice Forlani,
Ministro degli Esteri Andreotti.
Giorno 10 ottobre. Commandos palestinesi si impadroniscono della
nostra nave da crociera Achille Lauro con 454 passeggeri., molti
americani. In USA si pensa a un intervento dei marines. L’Italia
si oppone e tratta (ma sono pronti gli incursori della Marina:
se azione militare deve esserci, vien detto agli USA, questa
compete a noi visto che la nave è italiana). La trattativa
condotta da Andreotti imprevedibilmente, (per gli altri), ha
successo e il giorno 9 c’è la resa. Nave e passeggeri liberati,
commandos affidati a uno stretto collaboratore di Arafat,
Mohammed Abu Abbas e varicati su un aereo per il rientro in
Medio Oriente. Potrebbe essere un’operazione trionfale, ma
qualcuno dei palestinesi ha ucciso un americano invalido.
L’aereo che, secondo i patti, trasporta i palestinesi e lo
stesso che ha fatto da intermediario e da garante, viene
costretto dagli aerei USA ad atterrare nella base NATO di
Sigonella, nei pressi di Catania.
Gli Stati Uniti vogliono la consegna. Craxi, sostenuto da
Forlani e Andreotti, rifiuta: l’Italia non è una colonia. Si
corre il rischio di risolvere il problema con le armi fra
soldati USA e carabinieri italiani schierati, armi in pugno,
intorno all’aereo. L’Italia l’ha spunta, decollo e rientro
regolare. La situazione con gli USA è tesissima. Il PRI,
filoisraeliano, esce dal Governo ed è la crisi.
Crisi o non crisi, il 24 c’è la Conferenza dei 7 Paesi più
importanti. Craxi decide di non andare per protesta contro
l’atteggiamento americano. Interviene direttamente il Presidente
Reagan che fa marcia indietro, riconosce lo sbaglio, invita
direttamente il nostro Presidente del Consiglio e la questione è
chiusa. Il comunicato ufficiale si chiude con le parole “amici
come prima”. Il prestigio dell’Italia nel mondo sale
considerevolmente. Alleati stretti sì degli USA – nessuno lo
discute - ma non vassalli.
Estate 1989. E’ costituito da qualche giorno il Governo
Andreotti. Crisi, tanto per cambiare, in Medio Oriente. Questa
volta però l’Occidente non ha più canali di comunicazione
agibili con il mondo arabo. La situazione è pericolosa, si
rischia lo scontro, l’incertezza sul futuro è totale. Andreotti,
Ministro degli Esteri fino a qualche giorno prima, è ora a
Palazzo Chigi e alla farnesina c’è Gianni De Michelis che sta
facendo i primi passi come Ministro degli Esteri. Ed è il
Presidente del Consiglio, con la sua solita e sdrammatizzante
tranquillità “curiale” a comunicare la mattina di avere parlato
tre quarti d’ora con il siriano Assad, il leader arabo più
tenace. Non ci sono ostacoli insormontabili, si trattra di
sedersi a un tavolo per discutere i problemi esistenti… Nel
linguaggio delle relazioni internazionali è come dire che un
canale si è riaperto, merito della credibilità dell’Italia per
la sempre fruttuosamente seguita politica di dialogo con tutti
ed in particolare con il mondo arabo e della credibilità
personale di Andreotti.
PRESTIGIO PERSONALE DEI PROTAGONISTI
Abbiamo ricordato i due episodi per sottolineare come nelle
relazioni internazionali abbia un grande ruolo il prestigio
personale dei protagonisti.
Non c’è ombra di dubbio che per prestigio e abilità personale l’on.
Andreotti sia stato il nostro rappresentante più a suo agio, più
riconosciuto e quindi di maggior peso sulla scena internazionale
(L’inverosimile e canagliesca storiella del bacio di Riina non
aveva, e non ha avuto, rilievo processuale: era destinata a
crollare, ma contava e ha contato l’effetto annuncio, e
conseguente perdita di credibilità del personaggio, sullo
scenario mondiale. Una efficace macchinazione, non solo farina
di casa nostra… Quando la parola tocherà agli storici, ad
archivi aperti, see vedrà la matrice, analoga a quella di
Ustica).
Non c’è dubbio che la presa di posizione di Craxi ebbe rilievo
internazionale con balzo di prestigio non solo per l’Italia ma
anche personale per lui. Ricordiamo infatti come successivamente
egli ebbe dall’ONU l’incarico di sovrintendere al problema della
riduzione del debito dei Paesi poveri ma come, addirittura, fu
vicino ad essere nominato Segretario Generale dell’ONU, se in
zona Cesarini non fosse intervenuta una soluzione di compromesso
con una scelta per quell’incarico di chi non ha lasciato neppure
il ricordo del suo nome tanto evanescente fu la sua attività.
CI
MANCANO PERSONE DI PRESTIGIO INTERNAZIONALR
Non c’è solo “la lobby antitaliana” come dice l’on. Berlusconi,
o comunque una certa ostilità che lo stesso Governo dell’Ulivo
aveva riscontrato a più riprese. C’è anche un altro aspetto.
Oggi purtroppo ci mancano personaggi di elevato prestigio
internazionale come possono essere stati, con i prima citati,
Fanfani che presiedette l’Assemblea dell’ONU ed Emilio Colombo,
fra l’altro anche Presidente della Commissione Europea.
L’on. Berlusconi nel 1994, al suo apparire sulla scena
internazionale, fu bloccato al G7 di Napoli da quell’avviso di
garanzia, Premio Nobel per la “tempestività”.
Prodi, che era arrivato ad essere Capo del Governo preceduto da
stima per le qualità di manager (l’IRI che aveva presieduto non
era una holding solo confinata tra le Alpi e il Lilibeo), non
ebbe il tempo.
D’Alema aveva dimostrato indubbiamente stoffa nella difficile
situazione della guerra con Milosevic, ma, poco dopo il suo
esordio andò a casa pure lui. Amato, dottor sottile, è
sicuramente stimato anche al di fuori dei confini, tanto da
essere candidato alla Presidenza della Commissione per le
Riforme europee, ma non certo al livello degli altri citati
avanti.
Ci poteva essere Ciampi, ma di lui c’è stato bisogno al
Quirinale. L’on. Berlusconi è stato in parte nuovamente fermato
al G8 dalla maxi-contestazione di cui, guarda caso, oggi nessuno
più parla. Per il Ministro Ruggiero, persona serissima e
competente, vale però, come per l’ex Ministro Dini, il discorso
fatto per Amato. Con Chirac, Blair e compagni ci sarebbe voluto
alla Farmesina un Andreotti, ma dava fastidio……
Ci mancano dunque personaggi di elevato prestigio
internazionale, e questo pesa.
PAESE
SOLIDALE
A maggior ragione dunque, per evitare che la serie prima
descritta continui occorre un Paese solidale che ricordi, con la
sua unità, a quei Paesi che vogliono fare i primi della classe
che alcuni dei guai che il mondo dopo l’11 settembre sta
scontando sono in parte figli di comportamenti proprio da primi
della classe. Comportamenti di chi, non avendo nei propri
cromosomi una storia millenaria, e la cultura conseguente, come
hanno gli italiani, pensa sia possibile risolvere i problemi
guardando gli altri dall’alto di una cattedra, che poi magari,
come è successo per l’ineffabile Ministro belga Louis Michel
citato, si rivela un seggiolone.
Red
GdS 1 XI 01
OC-GdS5: Attenzione alle persone anziane. C'è anche qualcuno che attraversa all'improvviso, magari dopo aver guardato verso di noi e visto che l'auto arrivava.
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