Irak: LE RESPONSABILITA' DI BLAIR

di ***

La difficile situazione di Blair in Gran Bretagna è la
conseguenza di quelle che in molti considerano ormai “le
bugie sulla guerra”, ovvero le famose armi di distruzione di
massa con le quali Saddam poteva minacciare il mondo. I
sondaggi attestano come gli inglesi non perdonino al loro
leader, prima al culmine della popolarità, di essere entrato
in guerra con un pretesto, atto a giustificarla ma oggi
rivelatosi un bluff., tanto fa far dire a Rumsfeld che forse
Saddam le aveva distrutte prima. Tanto poi da non fidarsi
neppure a mettere in azione i Servizi Segreti per farne
trovare almeno qualcuna appositamente fabbricata. La notizia
pubblicata dal Washington Post, secondo cui il
Vicepresidente USA Dick Cheney e il suo staff avrebbero
fatto fortissime pressioni sui Servizi per avere dei
risultati, é però sintomatica.

I commentatori precisano che gli inglesi possono digerire, e
conseguentemente perdonare, il loro leader per un mare di
cose ma non per avere contato loro una cosa per un’altra.
Sintomo della situazione il fatto che Blair ha dovuto
accettare un’indagine parlamentare sull’operato del Governo
decisa lo scorso 4 giugno

Chi ha seguito i nostri articoli, e comunque chi volesse
leggerli andando a vedere nelle date precedenti alla guerra,
può verificare come si fosse visto giusto e in tante cose.

Gli angloamericani hanno vinto la guerra – e chi ne
dubitava? – impantanandosi nel dopoguerra, con un controllo
del territorio che non c’è, salvo intorno alle quattro
grandi basi militari, con un’Amministrazione civile
evanescente (il generale Garner mandato a casa, e sostituito
da Bremen, dopo un mese,
quando non aveva ancora potuto entrare in azione, è il
simbolo del dilettantismo con cui si è prefigurato il dopo-Saddam), con gli esuli irakeni sui quali oltre
Atlantico si puntava per la ricostruzione politica del Paese
e di una classe dirigente, dimostratisi, come gran parte di
noi andava scrivendo, un bluff, privi di credibilità e di
seguito., con una situazione sociale che rischia di divenire
paurosa perché oltre a non esserci il lavoro a breve non ci
sarà più il cibo, prima della guerra distribuito per avere
una scorta di mesi.

Gli angloamericani hanno vinto la guerra ma la pace
rischiano di vincerla i fondamentalisti islamici che
sornionamente aspettano sulle rive del fiume.

Gli angloamericani hanno vinto la guerra ma hanno perso
spaventosamente credibilità nel mondo. Persino in Paesi come
le Filippine ove la popolazione era in modo amplissimo
filo-americana i sondaggi registrano clamorose inversioni di
tendenza per il crollo della fiducia.

E qui si chiude il cerchio di Blair.

In diverse occasioni – gli articoli sono presenti nel
giornale e possono essere letti andando negli indici –
abbiamo attribuito grossa responsabilità agli inglesi che,
voltando le spalle all’Europa di cui su questi temi si sono
del tutto dimenticati, hanno condiviso in toto la linea dura
USA. Non ci fosse stato questo atteggiamento degli inglesi
suggerimenti e ammonimenti della saggezza europea avrebbero
portato a ben maggiore prudenza. Forse il conflitto sarebbe
stato inevitabile per la pervicacia di Saddam ma in tal caso
l’egida dell’ONU avrebbe consentito due cose: la limitazione
dell’irritazione del mondo islamico e la pianificazione del
dopo-Saddam.

Di qui la principale responsabilità di Blair che, stando
così le cose, è giusto che paghi, anche se forse riuscirà a
superare l’impasse, sia pure indebolito, vista in definitiva
la gracilità della sua attuale opposizione politica esterna
– che poi è quella che gli ha dato il sostegno per la
guerra! – capeggiata da Jan Duncan Smith e la condizione
minoritaria di quella interna con gli ex Ministri Robin Cook
e Clare Short dimessisi proprio per i contrasti sulla
guerra.
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GdS 18 VI 03  www.gazzettadisondrio.it

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