IRAK: PERCHE' ERO CONTRARIO ALLA GUERRA
Alcuni mi hanno rimproverato per l’atteggiamento che ho
tenuto allo scoppio della guerra in Iraq. Espressi
perplessità sulla decisione di Bush, sottolineai il valore
politico oltre che morale della posizione del Papa, sostenni
la necessità dell’intervento internazionale, con l’avallo
dell’ONU e dell’Europa, ed il pericolo di un’avventura
esclusivamente americana.
A tutti gli amici che mi hanno rimproverato voglio
sottolineare che i fatti mi danno ragione.
Lo dico con amarezza perché avrei voluto sbagliare. Ma, ogni
giorno, i fatti ci dicono che gli Stati Uniti si sono messi
in un’avventura terribile, in un tunnel sempre più buio.
Ma proprio ora che la situazione è più pesante voglio dire a
chiare lettere che una sconfitta americana sarebbe un dramma
per tutti noi, che la vittoria del terrorismo sarebbe una
sconfitta per tutto il mondo civile con ripercussioni
drammatiche. E questo va detto con forza a chi nella
sinistra si rallegra dei guai americani. Chi fa ciò è cieco
come altrettanto cieco è stato chi si è limitato ad
applaudire Bush nelle sue frettolose decisioni.
Abbiamo un solo modo per uscirne: che tutto il mondo
occidentale, coinvolgendo l’ONU e l’Europa, affronti il
problema medio orientale.
Gli americani cominciano a capire che da soli non ce la
fanno, abbiamo fatto male a non dirglielo prima, ma faremo
altrettanto male, oggi che lo stanno capendo, a lasciarli
soli.
Mario Segni
GdS 28 VIII 03 www.gazzettadisondrio.it