Le elezioni in Irak. Positivo l’afflusso al voto, almeno a Bagdad ma bisognerà vedere chi deterrà il potere reale. Molti i rischi.
Qualche dubbio sui
votanti,
ma risultato inequivocabile
Otto milioni di irakeni, in base
alle comunicazioni ufficiali, sono
andati a votare in 5200 seggi. Mediamente vuol dire che in ogni
seggio avrebbero votato 1538 elettori. In realtà molti di più
considerando, ad esempio, che nelle zone sunnite praticamente
nessuno é andato a votare.
Questo dato statistico ha fatto dubitare a qualcuno di casa
nostra, versante ultrasinistro, visto e considerato quello che é
successo alle penultime elezioni in Italia, con la votazione in
un giorno solo - come in Irak - e i seggi risotti per
risparmiare, accrescendo il numero di elettori per ogni seggio -
comunque molti meno che in Irak -. Per concludere questa parte
da aggiungere infine che se dobbiamo andare a vedere la
complessità del voto, quindi motivo di intralcio e di tempi, era
più complessa la scheda irakena rispetto alla nostra.
Sta ad ogni modo il fatto che ove anche non ci fossero stati
proprio otto milioni di votanti non c'é dubbio che almeno nelle
principali città l'afflusso é stato molto consistente nonostante
la minaccia di attentati e massacri.
Però é bene
approfondire
Fermo restando questo punto, giusta la soddisfazione
diffusissima in tutto il mondo occidentale per l'esito,
considerato comunque un passo avanti appare più che opportuno
approfondire l'argomento.
Cominciamo a dire che se il forte afflusso é stato una sorpresa
per quasi tutti, lo é stata molto meno per chi cerca di guardare
alle cose dell'Irak ricordandosi che il metro di giudizio laggiù
é molto diverso da quello che si usa in Occidente. E vediamo
proprio l'esempio del voto.
Nei vari Paesi occidentali si va a votare come scelta
individuale.
In Irak si va a votare "per plotoni". I Sunniti,
che comandavano e che ora, comunque vadano le cose, sono
condannati a fare la minoranza perpetua nonostante qualche
palliativo che gli USA imporranno, hanno deciso "per plotoni". E
cosa? Di non andare a votare. Diversamente gli Sciti,
maggioranza nel Paese ma sinora minoranza nel Palazzo, e così
pure i Curdi, sono andati a votare "per plotoni". Per inciso con
molti religiosi a dare gli ordini.
Sintomatico che il Partito del Capo del Governo- che non aveva i
"plotoni" etnici ma solo qualcuno di quelli del potere, si sia
fermato a poco più del 10&, un "signor messaggio" agli
americani.
Ultima onsiderazione: non si votava per il Parlamento e quindi
anche per il futuro Governo. Si votava per eleggere una sorta di
Assemblea Costituente con il compito di dare una Costituzione al
Paese, la regola delle regole. Sulla base, di fatto, non della
loro cultura ma della nostra.
Non riusciamo a vedere un facile sbocco.
E intanto il Governo filo-USA continua, ovviamente e senza
possibilità alternative, a governare. Con l'11% dei voti.
Non c'erano
alternative
A scanso di equivoci: non c'erano alternative.
Neppure sul piano militare sul quale anche coloro che
sostenevano a spada tratta che gli americani, e noi, dovevano
lasciare il passo alle Forze dell'ONU dovrebbero prender atto di
cosa ha sostenuto il Segretario Generale dell'ONU. Due cose:
d'un lato che senza la presenza militare in Irak sarebbe il caos
eretto all'estrema potenza. Non solo sul piano interno, ma di
area e più in là, o meglio, in qua, ancora. Altro che Saddam e
il suo regime! Dall'altro che l'ONU di soldati non ne può
mettere in campo. Eravamo in molti d'accordo nel dire che ci
sarebbero volute truppe più "affini", per religione o ceppo, a
pattugliare strade e infrastrutture. Non possiamo fare come gli
struzzi ma dobbiamo registrare che domina incontrastato il
famoso detto "Armiamoci e partite". In Irak ci vadano gli altri.
Di fronte a questa generalizzata posizione il Segretario
dell'ONU ha invitato chi c'é a restare. Quindi, appunto, non
c'erano e non ci sono alternative.
a.f.
GdS 10 e 20 e 28 III 2005 - www.gazzettadisondrio.it