LA CADUTA DI FIDEL CASTRO

di Gianni Toffali

Il Che (l'icona
del pacifismo) è caduto (mentre imbracciava un fucile) da un
quarantennio, il Muro da un venticinquennio, Fidel Castro, da
pochi giorni. Come la storia dimostra, il redde rationem, il
giudizio finale, prima o poi, inesorabile arriva per tutti. Chi
ama la libertà, non può non sperare che il capitombolo di uno
degli ultimi dittatori del ventunesimo secolo, sia
"propedeutico" alla definitiva caduta del comunismo. Un regime,
un'aberrante sistema ideologico, che giova ricordarlo (purtroppo
i testi di storia usati nella scuola pubblica sono ancora
infetti di storiografia marxista), ha provocato nel nome della
giustizia sociale, ottanta milioni di morti. Eppure parte della
folla che ha assistito al profetico incidente, è scoppiata a
piangere. Alcune obbligate lacrime sono state versate anche dai
comunisti italiani. Certo, un galateo politicamente corretto
impone umana solidarietà ai malcapitati di qualunque colore. Ma
nella fattispecie, versare lacrime di coccodrillo, è un peccato
d'ipocrisia, o forse un dovere?
Gianni Toffali

Gianni.Toffali@inwind.it

Tra Allende e Pinochet, scrivevamo a quei
tempi, si impone una terza via, che peraltro il Cardinale Da
Silva e Frey in quel tempo perseguivano. Il marxismo é stata una
grande truffa per e della umanità. E non ci sono solo i morti ma
le condizioni di vita che ha imposto a larga parte della
popolazione mondiale. Dobbiamo però anche dire, e certamente non
mettendo tutto nello stesso piatto date le enormi differenze,
che non é affatto rosea la situazione attuale con il potere
acquisito dalle multinazionali e dai centri finanziari, e con la
politica che é schiacciata dall'economia. Un serissimo problema
questo, perché l'economia vede il particolare, nel recinto di
interesse e forzatamente in tempi ristretti, mentre é la
politica che deve fare sintesi e prefigurare scenari non solo di
breve ma anche, almeno, di medio periodo. Ci fermiamo qui. (NdD)



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Gianni Toffali
Politica