Berlusconi a Strasburgo: autogol per se stesso e per l’Italia

di A.F.


IL PRECEDENTE
DI NAPOLI

Quando fu recapitato al
Presidente Berlusconi, impegnato con i Grandi del mondo nel
g7 di Napoli, un avviso di garanzia il nostro commento fu
durissimo. Nel giornale, diffusissimo, che allora chi scrive
dirigeva pubblicammo il tricolore scrivendo che così agendo
si era fatto un gran male al Paese. Era chiaro a tutti che
non c’era nessuna ragione d’urgenza per consegnare quell’avviso
la domenica e che non sarebbe cambiato nulla se la consegna
fosse avvenuta quando l’ultimo dei Capi di Stato presenti
avesse decollato da Capodichino. Da aggiungere l’avvenuta
pubblicazione, domenica mattina, sul “Corriere della Sera”
della notizia, nota a una ristretta cerchia di persone.

Scrivemmo allora, e anche in seguito riprendendo quel
pessimo evento, con perfetta obiettività.


Altrettanta
obiettività


Con altrettanta obiettività commentiamo l’autogol del
Presidente Berlusconi a Strasburgo, un autogol che ha nesso
in dubbio la credibilità non solo dell’on. Berlusconi ma
anche del nostro Paese, costituendo dunque un doppio
autogol.

Non vale l’argomento della provocazione, quella indiretta di
ambienti e giornali europei nei giorni precedenti e quella
diretta dell’on. Martin Schultz, Vicepresidente tedesco del
Gruppo socialista del Parlamento Europeo. Provocazione
ammessa dallo stesso parlamentare peraltro già noto alle
cronache per la sua aggressività, anzi provocazioni come può
verificare chiunque voglia leggersi il testo integrale del
suo intervento. Chi è investito di alta responsabilità per
la funzione che riveste deve saper volare alto, anche nei
momenti topici, con un senso della misura che non impedisce,
anzi lo rafforza, qualsiasi momento dialettico. Andreotti
docet.

Nel replicare, rivolto all’on. Schultz, l’on. Berlusconi è
vero – come dirà poi – che stava manifestatamene facendo
dell’ironia mentre di fatto stava dando del “Kapò” al suo
critico, ma la realtà è che c’è ironia e ironia – anche qui:
Andreotti docet – e soprattutto ci sono momenti e situazioni
per esercitarla e soprattutto modi e contenuti.


"Kapò"
uguale a...


Basta pensare che cosa vuol dire “Kapò”. Riportiamo la
definizione che ne dà il sito dei deportati, di coloro cioè
che hanno provato di persona. Ebbene “kapò” è, secondo loro,
<Acronimo di "Kameraden Polizei" ("polizia di compagni [di
prigionia]"); prigioniero con funzioni di responsabilità di
una squadra di lavoro o di sorveglianza in generale. In
alcuni Lager come Auschwitz i Kapo portavano un bracciale
con la scritta "Kapo" e potevano avere un'autorità analoga a
quella del "Lagerälteste". I Kapo erano scelti tra i
"triangoli verdi" (delinquenti comuni) e molti di loro si
distinguevano per crudeltà e sadismo. Le organizzazioni
clandestine di resistenza dei deportati riuscirono
parzialmente a sostituirli in alcuni campi con "triangoli
rossi" (politici)>.


La
dichiarazione dell'on. Fini


Per indicare la gravità del misfatto basta la dichiarazione
resa dal Vicepresidente del Consiglio Fini, presente a
Strasburgo, dichiarazione, detto per inciso, sintetizzata a
sfumata nei vari telegiornali della sera al contrario di
quelli precedenti che l’avevano data integralmente,
quantomeno nella parte essenziale. “Belusconi è stato
gravemente provocato” – ha dichiarato l’on. Fini –
“dall’onorevole Schultz. Purtroppo è caduto nella trappola.
Nessuna accusa, per quanto faziosa può giustificare
l’epiteto di kapò nazista per una avversario politico.
Umanamente capisco ma non condivido l’ostinazione con cui il
Presidente Berlusconi ha difeso le sue parole che certamente
volevano essere ironiche. Era molto meglio chiedere scusa”.
E poi un’aggiunta sibillina, ma implicitamente pesantissima
e sfuggita ai più, commentatori illustri compresi: “Ho detto
al Presidente del Consiglio quello che penso e sto valutando
l’opportunità o meno di dire alla pubblica opinione quello
che ho detto al Presidente del Consiglio”.

Evidente la profondità del dissenso e si arguisce che
nell’incontro a due non c’è stato soltanto un piccolo
buffetto sulla guancia ma molto di più. All’on. Fini va
riconosciuto di sapere benissimo esprimersi, in ogni
circostanza, anche le più difficili e sempre con senso della
misura. L’avere sottolineato di stare valutando se rendere
pubblico quanto detto a quattr’occhi è un indice della
gravità di quanto detto per cui la lettura non si presta a
molte ipotesi. L’unica logica è quella di avere messo sul
piatto la Vicepresidenza del Consiglio.


Il
Quirinale. Schoeder.


Il resto è noto. La convocazione al Quirinale da cui è
trapelata la posizione inevitabilmente dura del Presidente
Ciampi – del resto confermata dalla sua telefonata subito
fatta al Presidente della Repubblica tedesco – e la
telefonata, dopo un’anticamera di alcune ore mascherata da
non ben precisati “impegni” del Cancelliere, a Schroeder che
ha formalmente ma non sostanzialmente chiuso la vicenda.
“Non basta quella telefonata. Deve venire a scusarsi in
Parlamento” ha subito dichiarato il Presidente Pat Cox. Ma
la sostanza va ben oltre e recuperare non sarà facile.


La stampa
estera


Abbiamo voluto, venerdì scorso 4 luglio, sincerarsi di
persona e non attraverso le sintesi apparse sulla stampa
italiana, sui commenti della stampa estera, parte della
quale già abitualmente astiosa – per non dire altro – quando
si parla dell’Italia

Uno sfacelo.

Indipendentemente dalla collocazione dei diversi quotidiani,
e quindi non solo quelli abitualmente prevenuti, un coro
pressoché unanime come quasi unanime la scelta della prima
pagina. Coro unanime dei commentatori e, sia pure con
diverse caratterizzazioni, dei personaggi politici, fra i
quali lo stesso Presidente del Gruppo del Partito Popolare
Europeo, quello di cui fa anche parte Forza Italia,
interpellati dai vari giornali. Solo due o tre in tutto le
posizioni un po’ più moderate, salvo un esponente tedesco,
l’unico, che lapidariamente dichiara che è l’on. Schultz a
dover chiedere scusa.

Il guaio è che tra le righe compare diffusamente lo
scetticismo – e peggio – non solo nei confronti dell’on.
Berlusconi Presidente “europeo” di turno per sei mesi, ma
anche per il nostro Paese.

Sbagliano quegli oppositori interni che gioiscono per la
gaffe, e conseguente precipitosa caduta di prestigio di
Berlusconi. Ne va del nostro Paese e tutti hanno
l’interesse, a questo punto, che il Presidente del Consiglio
riesca a risalire la china e a recuperare credibilità per se
stesso e per l’Italia.


Un’ultima
annotazione


Un’ultima annotazione.

Quanto successo a Strasburgo ha una ragione alle spalle: le
troppe urla della politica qui in Italia, e non solo da
parte del Presidente del Consiglio. Troppo spesso i giudizi
sugli avversari sono trincianti, le dichiarazioni al
fulmicotone, le battute pesanti. Poi capita che si va fuori
casa e si continui nello stesso modo. Picchiando la testa
contro il muro.

Ci vorrebbe maggior rispetto per le persone, avversari
politici compresi….
A.F.


GdS 8 VII 03  www.gazzettadisondrio.it

A.F.
Politica