DA SEGNI A RUTELLI: RIPENSACI, CARO FRANCESCO

Il cosidetto sistema tedesco significa ritorno alla proporzionale, cioè ai governi fatti e disfatti in Parlamento, alla politica delle mani libere, al principio che ciascuno può mangiare il pane da vari forni: cioè fai le elezioni, prendi un pò di vo

Non so se sul Corriere della Sera di lunedì hai letto l'intervista a Rutelli. Il titolo era "Scegliamo subito il sistema tedesco, non c'è più tempo." L'ho letta attentamente come merita un'intervista di un leader importante su un tema fondamentale, e l'impressione che mi ha fatto è stata di una grande tristezza.

Puoi facilmente immaginare che cosa ha detto: la Germania è un grande paese, quel sistema ha permesso stabilità e progresso, facciamolo anche da noi, c'è un sacco di gente, da D'Alema a Casini a Maroni, che è favorevole, si tratta solo di convincere Berlusconi e forse Fini, ma per favore non stiamoci a pensare e facciamo in fretta.

Rutelli è troppo intelligente per non sapere che dietro a questa spolverata di tedesco c'è solo il ritorno sfacciato alla prima repubblica, anzi per meglio dire al peggio della prima repubblica, perchè il meglio non tornerà di certo. Il cosidetto sistema tedesco significa ritorno alla proporzionale, cioè ai governi fatti e disfatti in Parlamento, alla politica delle mani libere, al principio che ciascuno può mangiare il pane da vari forni: cioè fai le elezioni, prendi un pò di voti e poi ti allei con chi vuoi.

Ma che c'entra la tristezza con tutto questo? C'entra, perchè io mi ricordo bene il Rutelli degli anni 90. Fu uno dei più convinti, dei più determinati sostenitori dei referendum e della rivoluzione maggiori taria. Nel 93, alla vigilia del referendum decisivo, Rutelli non esita a spaccare i Verdi e a schierarsi a favore del referendum. Poco dopo, col nostro aiuto, diventa sindaco di Roma, e fu un buon sindaco. E sempre, anche nelle vicende successive, rimase fedele alle battaglie che aveva fatto con noi, e di cui del resto, da sindaco della prima città d'Italia, aveva sperimentato la validità (altrimenti non sarebbe diventato sindaco e non avrebbe potuto fare quello che ha

fatto).

Oggi Rutelli è schierato con tutti quelli, e sono molti, che vogliono cancellare tutto questo, annullare le nostre battaglie, riportarci al paese in cui il governo lo fanno i partiti alle spalle degli elettori, come avveniva regolarmente prima dei nostri referendum.

Che triste parabola! Che compagnie si è scelto. Che malinconia, caro Francesco. E' stata la carica di presidente del partito che ti ha fatto cambiare idea? E' stata la speranza di giocare un ruolo nel futuro grande cent ro che, se cambia la legge, cercherai di fare con Casini, mettendo assieme D'Alema da una parte e Berlusconi dall'altra?

Ripensaci, caro Francesco. L'Italia dei sindaci è l'unica che funziona. cerchiamo di portarla a Roma, invece di portare in tutta Italia il caos di Roma.

Mario Segni

Mario Segni
Politica