“DOPO DI NOI IL DILUVIO”, RISPOSTA ALL’ON. SCHERINI (E NOSTRA NOTA IN PROPOSITO)

A proposito delle conseguenze per la provincia della mancanza di rappresentanza in Parlamento e in Consiglio Regionale

Caro direttore,

Ho letto con una certa curiosità la lettera dell’ex onorevole Giampietro Scherini pubblicata il 21 maggio 2006 su un quotidiano locale, la quale mi ha suscitato un sentimento di grande tenerezza. Eh si, preferisco esprimere questo sentimento nobile, piuttosto che scagliarmi contro le dichiarazioni denigratorie che Lui ha riservato alla neoeletta nuova maggioranza. Da parte Sua, un poco di prudenza prima di giudicare il loro operato, consiglierebbe di attendere qualche mese, altrimenti si tratta di pregiudizi. Sentimento sconsigliato per chi intende dettare lezioni di democrazia, sia da destra che da sinistra. Dopo di loro non ci sarà il diluvio!.

Tornando però al futuro della Valtellina, che il sig. Scherini prevede buio e incerto perché sia a Roma che a Milano si ritrova senza rappresentanti istituzionali direttamente eletti in loco, vorrei ricordare che, storicamente, la provincia di Sondrio è sempre stata rappresentata da un congruo numero di parlamentari: quattro, cinque, financo sei, tra democristiani, socialisti, socialdemocratici e comunisti. E tutti costoro furono eletti democraticamente in virtù di leggi elettorali rispettose, delle prerogative e necessità rappresentative delle popolazioni dei territori molto compositi della Repubblica e di quelli marginali come la provincia di Sondrio.

Allo stato dei fatti purtroppo, in virtù di leggi elettorali che non hanno più ritenuto di connettersi con le esigenze e bisogni delle popolazioni locali, ma di considerare altri fattori di interesse più particolare, più affini a logiche di potere, anche personale, i risultati sono stati quelli che tutti noi vediamo. Che la gente comune lamenta purtroppo a fatti ormai avvenuti: la Valtellina e Valchiavenna non hanno più rappresentanti diretti nelle massime istituzioni parlamentari.

Questa è la ragione per cui l’ex onorevole Scherini mi fa tenerezza. Perché Lui, poveretto, ligio al dovere (e agli ordini ricevuti) ha votato quelle leggi e oggi si straccia piagnucoloso le vesti perché, anche con il suo voto, si ritrova escluso (cosa poco grave) dalla rielezione e in più (cosa molto grave) ha fatto si che la provincia di Sondrio fosse esclusa dal diritto di avere una rappresentanza istituzionale, sia nel governo centrale che in quello regionale.

Mi fa tenerezza perché assomiglia molto a quel ragazzino che divertendosi a tirare sassi sulle vetrate, si mette poi a piangere perché ha rotto i vetri. Ma tant’é.

Archiviato il sentimento nobile, desidero chiedere al ex onorevole Scherini quali sarebbero le “grandi tematiche strategiche per le nostre valli” sulle quali si è profuso con grande impegno il precedente governo Berlusconi. A dire la verità io non ne ho avuto nessun sentore. Non mi pare di avere osservato cambiamenti strategici che in qualche modo abbiano colpito l’attenzione e la sensibilità delle comunità locali.

Forse qualche legge fiscale, come la Tremonti, ha senz’altro favorito qualcuno; questi, però, per ripagare il governo del beneficio ricevuto, non hanno pensato di meglio che fare scempio del territorio e del paesaggio delle nostre valli. Bella strategia!!

Io sono più di quarant’anni che quasi quotidianamente percorro la strada Morbegno – Sondrio e l’unica vera trasformazione che vedo, e che ho visto svilupparsi col trascorrere degli anni, è l’ignobile e dissennata occupazione del territorio di fondo valle con “scatoloni di cemento armato” che hanno trasformato la valle in un immenso deposito di materiali.

Per converso, il governo ha fatto meno di nulla per incentivare le persone a rimanere nei loro paesi di mezza costa, al fine di arrestare lo spopolamento della montagna che, come risaputo, se privata del presidio umano è inevitabilmente destinata al degrado e alla compromissione dell’equilibrio ecomorfologico.

Come ho ricordato sopra, la provincia di Sondrio ha avuto sempre diversi rappresentanti nelle massime istituzioni, ma questi hanno potuto giocare un ruolo attivo, dignitoso e produttivo (ad eccezione del periodo in cui al governo c’èra il compianto Ministro Vanoni), solo in presenza di una forte mobilitazione delle forze sociali, politiche e istituzionali locali. Da quando i politici e rappresentanti istituzionali hanno pomposamente e molto stupidamente ritenuto di “fare da sé” , tenendo fuori dalla porta le forze sociali e produttive, la provincia di Sondrio ha conosciuto solo un progressivo isolamento ed emarginazione.

Concludendo, io considero lodevole il proposito dell’ex onorevole Scherini di volersi prestare, a tutela degli elettori del centro destra, ad esercitare la dovuta vigilanza onde rintuzzare gli eventuali sgarri della nuova maggioranza. Ma più lodevole ancora sarebbe che lui spendesse il suo tempo a far capire ai cittadini valtellinesi e valchiavennaschi che il loro futuro e quello dei loro figli non lo assicurano delegando ad altri le sorti del proprio destino, ma facendosene garanti in proprio, spendendosi ciascuno personalmente. Rifletta su questo modesto consiglio.

Valerio Dalle Grave

L’amico Valerio Dalle Grave, di solito abbastanza obiettivo, questa volta non lo è stato molto, forse perché preso da una certa foga polemica, sia pure “nobile” nei confronti dell’on. Scherini.

1) La legge elettorale regionale non è cambiata. E’ sempre la stessa. Sono cambiate le condizioni politiche e soprattutto si sono aggiunte altre province. Per quanto riguarda il Parlamento poi non siamo del tutto orfani visto che c’è l’on. Uggé e, forse, il sen. Dioli.

2) Sarebbe ingiusto dimenticare due significativi eventi di questi ultimi anni. Da un lato il ritorno dei sovracanoni, in valore reale, al livello originario del 1953 dopo che erano piombati molto in basso per l’inflazione e l’opposizione netta dell’ENEL. Dall’altro il finanziamento della Statale 38 sul quale non avremmo scommesso una lira, anzi un €uro, visti i chiari di luna economici con l’ANAS in braghe di tela e le opere concorrenti, caratterizzate alcune da livelli di traffico 5/6 volte superiori al nostro.

3) Non c’entrano le leggi, nazionali o regionali, sulla sequenza di capannoni appiccicati al lato della statale 38. C’entra il colpevolissimo omicidio della Comunità unica di Valtellina, avversato da non molti fra cui in primissima fila chi scrive, e auspicato da tanti – abbia pazienza, Valerio – fra cui il Sindacato. Con ampio concorso e vastissimo consenso era stato infatti predisposto il Piano urbanistico della C.M. di Valtellina. Era quanto di meglio prodotto in Italia sin allora, con aspetti innovativi e soprattutto con un equilibrio fra tutela e sviluppo. Per stare ai capannoni avrebbero dovuto andare in otto aree in tutto fra l’Alta Valle e il Lario. E quel che conta quel piano avrebbe fornito concretamente la possibilità di governo del territorio, in un modo da allora non più possibile nel contesto legislativo. Con il furore distruttivo della C.M. unica in quel di Milano e con la masochistica spinta locale alla suddivisione, la frittata si completò, il piano restò nei cassetti di un anonimo funzionario regionale. In compenso vennero, come funghi, i capannoni.

4) A margine: in provincia c’è anche qualcuno che dice, dimenticandosi di collegare la bocca al cervello prima di parlare, che essere orfani di rappresentanti non conta niente. E’ proprio vero che il mondo è bello perché è vario…

Nota del direttore

Valerio Dalle Grave
Politica