CORTINA: TANTA VOGLIA DI AUTONOMIA PER UNA LOCALITÀ MONTANA SIMILE ALLE NOSTRE

In questi giorni, a poche settimane dal voto amministrativo di rinnovo dell’amministrazione comunale, è stata pesantemente riproposta la questione del referendum che la nota località dolomitica di Cortina vuole proporre ai suoi quasi seimila abitanti e cioè di passare dalla regione Veneto a quella autonoma del Trentino Alto Adige. Cortina come tutti ben sappiamo è una nota località di villeggiatura dolomitica conosciuta sia per le sue piste da sci che per le sue splendide montagne su cui in estate si possono compiere dalle passeggiate tra i boschi, alle vie ferrate sino alle difficili arrampicate su roccia. Attualmente Cortina, che è in provincia di Belluno ed ha quasi 6000 abitanti (5954 per la precisione), è governata da una maggioranza di Centro Destra (Casa delle Libertà) è balzata agli onori della cronaca non tanto per la sua notorietà indiscussa di meta montana tra le più esclusive e note al mondo, frequentata da vip nazionali ed internazionali ma per questa sua voglia di autonomia o meglio per la sua esplicita richiesta alla Regione Veneto di poter godere degli stessi benefici di cui usufruiscono le località nelle vicine e confinanti province di Trento e Bolzano. Tali località oggettivamente meno blasonate, cominciano ad essere concorrenti agguerriti ed a preoccupare la “regina delle Dolomiti”. Da questa notizia non possono non sorgere alcune riflessioni in merito alle questioni sull’autonomia e sulla potestà amministrativa, soprattutto dal punto di vista finanziario ed erariale degli Enti locali minori: Province e Comuni. Durante il mio lavoro Parlamentare nel corso della passata Legislatura la XIV^, anche sulla spinta di un documento di intenti firmato dai Presidenti delle province di Sondrio, Belluno e Verbania, avevamo proposto (il sottoscritto e due altri Deputati del Gruppo Parlamentare di Forza Italia) al Governo Berlusconi un ordine del giorno che è stato recepito impegnando il Governo alla concessione della massima autonomia possibile per queste tre province accomunate dalle proprie peculiarità montane. Antecedentemente avevamo ottenuto che il Governo per la prima volta riconoscesse formale il concetto giuridico di Provincia Montana. Anche se pare poco non è mai esistito nel nostro ordinamento giuridico il concetto di Provincia Montana; esistevano i Comuni montani ma mai si era parlato di Province Montane. Oggi sono definite tali quelle Province con almeno il 90% dei propri Comuni riconosciuti Montani. Orbene a distanza di un paio d’anni la più prestigiosa località della provincia di Belluno chiede esattamente quello che si era richiesto per l’intera Provincia, in questo caso di Belluno. A questo punto mi chiedo cosa faranno gli altri Comuni della Provincia di Belluno? Io credo che siano sulla stessa lunghezza d’onda e parimenti ritengo che le richieste di Cortina non siano un mero “tranello politico” nei confronti della Regione essendo l’ Amministrazione di Cortina in sintonia con quella della regione Veneto (pure governata dalla Casa delle Libertà). In altre parole se Cortina chiede maggior autonomia figuriamoci le altre località della Provincia di Belluno che oggettivamente sono meno note e credo economicamente più deboli. Svolgendo ulteriormente questo ragionamento la nostra richiesta al Governo Berlusconi, che ricordo supportata da un documento di intenti firmato dalle uniche tre province interamente montane che non godono di regime speciale, ha oggi un senso ancor più preciso ed attuale. Mi chiedo anche qual è la differenza tra le nostre S. Caterina, Bormio, Aprica, Chiesa Caspoggio Madesimo Gerola etc….( tralascio solo la splendida Livigno perché mi si direbbe subito che è zona franca) e Cortina? Se località come Cortina iniziano a sollevare pesantemente la questione dell’autonomia correlata alle risorse che dovremmo dire noi Valtellinesi e Valchiavennaschi? Allora la via tracciata da quell’ordine del giorno e ripeto da quel documento di intenti dei Presidenti delle 3 Province va nel verso giusto ed è più che mai attuale evitando altresì rivendicazioni a macchia di leopardo sui territori delle citate Province. Quante volte i nostri imprenditori ( albergatori, commercianti, impiantisti operatori di diversi settori) si ritrovano a fare i conti con la concorrenza al limite dello sleale delle vicine località che godono di benefici straordinariamente maggiori?. E che dire per chi lavora “gomito a gomito” sul confine dove da un lato avviene una cosa e dall’altro ci si comporta diversamente. Da una parte vengono finanziati in conto capitale anche i fiori sui balconi o le coperture dei tetti in materiale tipico (scandole o piode) e molto altro ancora e dall’altra molto ma molto meno……..! Non credo sia così difficile motivare il perché è stata concessa l’autonomia dai padri costituenti anche alle realtà montane con l’esclusione purtroppo delle 3 citate Province ( o meglio 2 perché una non esisteva ancora). Sono certo che la via da percorrere è questa, arrivarci sono pienamente convinto non sia semplice ma è una partita che deve essere giocata e i tempi sono più che mai maturi. Non credo come qualcuno sostiene che sia troppo tardi, non è mai troppo tardi per imboccare una strada migliorativa del sistema costituzionale e straordinariamente importante per gli abitanti di un territorio che è oggettivamente svantaggiato o quantomeno sui generis per conformazione e per situazione geoclimatica. E’ inutile e pesante affrontare la questione da un punto di vista strettamente giuridico; si rischia di arrovellarsi su tecnicismi che tutto sommato sono la mera teoria. E’ un po’ come se si volesse applicare la scienza e la razionalità nel realizzare una opera d’arte. Per quest’ultima servono l’estro e soprattutto il cuore e non le formule matematiche ed ingenieristiche di dosaggio del colore; non è un progetto. Sono convinto che la strada per un miglioramento ed un potenziamento dell’autonomia finanziaria dei territori montani sia percorribile se vi è una volontà reale. Se gli abitanti fanno sentire la propria voce ma non in senso negativo ( non mi piace l’Italia dei no ) ma in senso propositivo e di dignità di chi vi abita. Qualcuno potrebbe accusarci di essere ingrati nei confronti degli Enti superiori: Unione Europea, Stato e Regione che in molte occasioni si sono dimostrate solidali e molto sensibili alle questioni montane. Anzi hanno permesso lo svolgimento di manifestazioni prestigiose accollandosene gli oneri. Non è questo il problema. Tutti intendono che questa è una partita che trascende la sensibilità di questo o quel Governo Centrale o da quella del singolo Governatore. E’ una questione che va ben oltre in quell’ottica di sussidiarietà federalista che le Regioni stesse hanno giustamente rivendicato nei confronti dello Stato Italiano. Un federalismo quindi che tenga conto delle peculiarità che sono indubbie di taluni territori tra i quali sicuramente quelli montani come il nostro. Molto ci sarebbe ancora da scrivere ma mi fermo con in testa quel detto che la frase migliore è quella non scritta, da intendersi non in modo omertoso ma con un senso riflessivo e cioè che quello che manca venga completato da ognuno con il suo proprio pensiero.

Gianpietro Scherini (x)

(c) Deputato nella scorsa Legislatura

Gianpietro Scherini
Politica