ABBIAMO SCOPERTO PERCHÉ PRODI HA SCELTO LA REGGIA DI CASERTA PER IL SUMMIT. E PERCHÉ MAI L’UNDICI GENNAIO?

Abbiamo fatto centro – Intanto perché l’undici gennaio – Undici gennaio. Ma è San Leucio! – Patrimonio dell’umanità – E che vicenda! – Incredibili principi-base – Prodotti di grande qualità – Clienti prestigiosi – I Borboni. L’i

ABBIAMO FATTO CENTRO

Ma perché mai Prodi ha deciso di andarsene a conclave nella Reggia di Caserta e proprio l’undici gennaio? Hanno fatto flanella anche i nostri inviati speciali: Come quelli di tutti gli organi di informazione non hanno cavato un ragno dal buco, salvo Radio Radicale. Qui però solo per via della furbata di Pannella che, presente al summit come partner di maggioranza, ha usato il telefonino per far sapere a tutti, tramite la radio, quel che capitava là dentro. E per un po’ di minuti c’è anche riuscito.

Le spiegazioni che sono state date da diversi osservatori si sono dimostrate di fatto inconsistenti al punto da far dubitare che nemmeno Prodi sapesse perché sono state fatte quelle scelte. Ci voleva “La Gazzetta di Sondrio” per spiegare l’arcano. Messi alla stanga il campano puro sangue, il nostro storico, quella che pare sappia tutto o quantomeno sappia dove trovare le notizie, e infine il topo di biblioteca abbiamo ottenuto il risultato.

INTANTO PERCHÉ L’UNDICI GENNAIO

- Che sia per via della Lega? L’on. Maroni aveva annunciato la sua attenzione per il summit, in particolare per quanto sarebbe emerso in fatto di federalismo.

Quale migliore data - qualcuno pensa che abbia pensato Prodi – per dare risposte in questo senso e in cambio ottenere un atteggiamento diverso rispetto al Governo, zoppicante al Senato? Ricorre infatti in questo giorno l’anniversario dell’ottenimento dell'autonomia da parte della Catalogna e della regione basca (1980), una situazione quindi di riferimento.

Ipotesi che non sta in piedi. Prodi, o meglio qualche Prodiano, vedrebbe con favore la cosa ma ci sono forze politiche nella maggioranza che non ne vogliono sapere, ma lo stesso Bossi non darebbe il suo assenso.

- Che sia per il ricordo della decisione del Congresso americano che l’11 gennaio del 1991 autorizzò l'intervento militare contro l'Iraq per liberare il Kuwait? La Guerra del Golfo fu infatti ben diversa in quanto formalmente dell’ONU e per la liberazione di un Paese invaso. Inoltre per il passaggio, realizzato il primo obiettivo, dalle armi alla politica (che poi fece flanella ma questo è un altro discorso).

- Che sia perché Il Ministro delle infrastrutture Di Pietro volesse dimostrare come ci si deve comportare per evitare tempi da Matusalemme che occorrono oggi per realizzare strade, ferrovie e via dicendo? La Reggia di Caserta è infatti esempio da imitare. Il 28 agosto del 1750, Carlo di Borbone, re delle Due Sicilie da 16 anni, acquista dalla famiglia Caetani Acquaviva tutto il territorio pianeggiante, ai piedi dei Monti Tifatini, per una cifra colossale, 489.343 ducati. Incarico della progettazione di un’opera così imponente e, incredibile persino oggi, già l’anno seguente il progetto viene presentato al re che approva. Il 20 gennaio del 1752 posa della prima pietra! Dall’acquisto del terreno sono passati in tutto 510 giorni. Di Pietro avrebbe tutte le ragioni di assumere ad esempio questa velocità di esecuzione per la TAV, per la rete stradale, per il Mose, per i porti e magari anche per il ponte sullo Stretto che potrebbe essere solo rinviato. Non è neppure questo che ha determinato la scelta.

- Che sia per altre ipotesi avanzate è spiegazione da scartare. C’è infatti quella che taglia la testa al toro, la nostra. Una ricostruzione che meriterebbe di essere presa sul serio.

UNDICI GENNAIO, MA È SAN LEUCIO!

Ma nel giorno del Battesimo di Gesù, 11 gennaio appunto, la Chiesa non ricorda forse San Leucio, vissuto nel II secolo e primo vescovo di Brindisi?

R questo che c’entra?

C’entra.

PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

Si deve sapere – e pochi lo sanno – che in una frazione di Caserta, a Casertavecchia sulla collina, c’è l’ex Palazzo Reale poi trasformato nella Filanda di San Leucio (prende il nome da una chiesetta longobarda situata sulla sommità del omonimo colle) che insieme con la Reggia di Caserta è riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’umanità.

E CHE VICENDA!

Ci piacerebbe pensare che la scelta di Prodi, o di qualcuno per lui, fosse legata alla vicenda di questa singolare e avveniristica Filanda di San Leucio. Non è così ma facciamo finta che lo sia perché si tratta di una cosa che andrebbe conosciuta e valorizzata al massimo grado.

Ferdinando IV di Borbone regnò per sessantacinque anni Era chiamato "Re Lazzarone" ma non in senso dispregiativo, anzi! L’epiteto veniva da “Lazzari” o “Lazzaroni”, i popolani che nel 1799 si batterono strenuamente contro i soldati napoleonici e i repubblicani giacobini in difesa di re, monarchia e Chiesa. Un re benvoluto dal popolo col quale, parlando solo il dialetto, si mischiava frequentemente, persino andando a vendere il pesce al mercato, criticato nei salotti per questo suo modo di fare ma in compenso popolarissimo. Numerosa la famiglia: diciotto figli.

Siamo prima della rivoluzione francese. Al re seguace degli studi di Gaetano Filangieri e Bernardo Tanucci, viene l'idea di trasformare l'antico casino di caccia in reggia-filanda chiamando gli artigiani della seta con le loro macchine rumorose a fianco degli alloggiamenti reali.. La sala delle feste diventa chiesa. Si costruiscono la scuola, le abitazioni per operai e maestre, le stanze per la trattura, filatura, tintura della seta. Una rivoluzione economica, giuridica, urbanistica.

Ripetiamo: prima della Rivoluzione francese.

INCREDIBILI PRINCIPI-BASE

In sintesi i principi-base della comunità di San Leucio scritti di pugno dal re:

Diritto al lavoro

Diritto alla casa (entro la filanda)

Diritto all’istruzione

Inoltre per la dote delle donne ci pensa il re se sposano uno del sito.

ALTRO CHE RIVOLUZIONE FRANCESE!

I pilastri della Costituzione erano dunque l'educazione che veniva considerata l'origine della pubblica tranquillità; la buona fede come la prima delle virtù sociali; e il merito la sola distinzione tra gli individui. Vietato il lusso. Uguaglianza, senza distinzioni di condizioni, di grado, di vestiti. La scuola obbligatoria, a partire dai sei anni. Obbligatoria la vaccinazione contro il vaiolo. I Matrimonio per libera scelta, senza chiedere permesso ai genitori. Le mogli non erano tenute a portare la dote: a tutto provvedeva lo Stato, che s'impegnava a fornire la casa arredata e quello che poteva servire agli sposi. Aboliti i testamenti: i figli ereditavano dai genitori, i genitori dai figli, quindi i collaterali di primo grado e basta. Alle vedove l'usufrutto. Se non c'erano eredi, tutto al Monte degli Orfani. Nella successione maschi e femmine avevano pari diritti. I funerali si celebravano senza distinzioni di classe. I capifamiglia eleggevano gli anziani, i magistrati (che restavano in carica un anno), e i giudici civili. Ogni manifatturiere, ovvero ogni dipendente delle manifatture della seta, era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.

Uguaglianza, solidarietà, assistenza, previdenza sociale, diritti umani. Prima della Rivoluzione francese Centotrentuno gli abitanti all’inizio.

PRODOTTI DI GRANDE QUALITÀ

La filanda, con macchinari all’avanguardia, produceva stoffe per abbigliamento e per parati, rasi, broccati, velluti. Nei primi decenni dell'Ottocento, con l'introduzione della tessitura Jacquard, la produzione si arricchì di stoffe broccate di seta, d'oro e d'argento, scialli, fazzoletti, corpetti, merletti. Anche prodotti locali, i gros de Naples e un tessuto per abbigliamento chiamato Leuceide.

CLIENTI PRESTIGIOSI

Clienti prestigiosi. Ancora oggi infatti le sete di San Leucio si possono ritrovare nel Vaticano, al Quirinale, nella Sala Ovale della Casa Bianca, nonché le bandiere di quest'ultima insieme a quelle di Buckingham Palace sono fatte con il famoso materiale.

I BORBONI. L’INGANNO DELLA STORIA

I Borboni. Quando si parla di qualcosa di spregiativo spesso si definisce come “borbonico”. Un inganno della storia. La prima ferrovia italiana è la Napoli-Portici. La seconda flotta d’Europa era quella napoletana. La cultura. L’arte. L’architettura. E anche i bagni, perché no? Un senso dell’igiene valido ancor oggi, l’acqua calda e fredda, e questo in un tempo in cui i cugini francesi si davano alla magnificenza costruendo Versailles, residenza splendida prina però di toilettes. Eccetera, eccetera. I Savoia – la cui fortuna è stata quella di avere Cavour e la Contessa di Castiglione - tutto questo manco se lo sognavano. E l’Italia ha sofferto la morte prematura di Camillo Benso Conte di Cavour. Molti dei guai che sono venuti dopo vengono dall’inadeguatezza della dinastia dei Savoia nel capire e nel governare l’Italia dalle Alpi al Lilibeo.

Se comunque quanto detto prima non bastasse San Leucio parla da sé. Tanti citano ad ogni piè sospinto la Rivoluzione francese. Ma da una parte San Leucio, dall’altra, in grande, la Serenissima Repubblica di San Marco, ai francesi danno la baia.

Peccato che la scelta non sia avvenuta per questa ragione

TORNIAMO AL GOVERNO: MA I VICE?

In redazione qualcuno osserva che ci stiamo dimenticando che non c’è solo Prodi ma che ci sono anche, rappresentanti dell’asse della coalizione, D’Alema e Rutelli. Osservazione giusta tanto più che troviamo una gustosa citazione.

RUTELLI. Il vice Francesco Rutelli infatti è nato in un giorno che ha qualche legame con la situazione del Governo, il 14 agosto. Nella vigilia di Ferragosto infatti si ricorda il grande scrittore umoristico inglese Jerome K. Jerome (morto, lo stesso giorno, 20 anni prima della venuta al mondo dell’ex Sindaco di Roma). Cosa c’entra questo accostamento? C’entra, c’entra… Jerome è infatti l’autore di due famosissimi romanzi. Il primo si adatta al Trio Prodi, D’Alema, Rutelli al summit di Caserta: “Tre uomini a zonzo”.

Il secondo invece si adatta a loro ma con riferimento all’azione di Governo, viste le rinunce che l’assenza di intese nella maggioranza ha determinato e il sostanziale flop del vertice (giudizio dall’interno della maggioranza): “Tre uomini in barca – per tacer del cane”. Ognuno cerchi di capire chi possa assumere la funzione, in senso positivo naturalmente, di “cane”. Per parte nostra, se si tratta di un cane mastino, potremmo vedere Di Pietro, attento a evitare porcherie come il famoso comma della Finanziaria, se segugio il Ministro dell’Interno Amato, se schnauzer il Ministro della Difesa Parisi, eccetera. Ai lettori altre scelte anche se è doveroso precisare in ogni caso che ci si deve riferire sempre solo a cani di razza, non a meticci o bastardi.

D’ALEMA. Il vice Massimo D’Alema, in giro per le capitali più importanti e, dal 1 gennaio, anche all’ONU visto che l’Italia è ora, sia pure a tempo, nel Consiglio di Sicurezza, ha accostamenti indubbi con la sua funzione di Ministro degli Esteri, acquisiti fin dalla nascita. Lui a suo tempo ha deciso di lasciare la madre e venire al mondo il 20 aprile. Mica un giorno qualunque. Intanto la vigilia del Natale di Roma, fino al 1945 festa nazionale. Prima D’Alema in definitiva e poi Roma. Non c’è però solo questo, c’è la compagnia illustre che festeggiava il compleanno, appunto, il giorno del suo genetliaco. Intanto un anticipo di società multietnica con Maometto (571) e il “nostro” martire Nicolò Rusca, sulla via della santità (1563). Poi la politica estera, alla grande. In questo giorno fatidico nascono infatti Napoleone III (1808) e, udite udite, Adolf Hitler, (1889). Per la cronaca lo stesso 20 aprile, e in un anno speciale come quello della scoperta dell’America (1492) era nato anche Pietro Aretino, letterato toscano (quello sulla cui tomba avrebbe dovuto essere inciso l’epitaffio dettata da Paolo Giovio vescovo di Nocera e storico pontificio. . Senonché, ennesima “Aretinata” la notizia della sua scomparsa era falsa, morto non era. Quando poi lo fu veramente – dicono per un’altra “Aretinata” e cioè per un eccesso di risa che determinò un colpo apoplettico – chi lo seppellì si dimenticò di quell’epitaffio assente in cimitero ma rimasto in letteratura.

FINE DI UN SOGNO: ARRIVANO I SAVOIA

Quando finisce la bella storia di San Leucio? Forse quando non ci furono più le sussurrate “scappatelle” del sovrano con le operaie? Calunnie di oppositori. In realtà il re non aveva bisogno della Filanda di San Leucio per le sue divagazioni extraconiugali, peraltro impegnative visti i 18 figli, avendo, se avesse voluto, di che scegliere fra la gente di Napoli alla quale si mischiava e che impazziva per lui, in primis le donne, giovani e no.

Finì invece nel 1861: annessione al Piemonte. filanda ai privati, Statuto nel cestino. Sembra di rivivere un “regalo” simile dei Savoia ai Lampedusani o l’altro agli stessi contadini valtellinesi.

DA MEDITARE

La storia la scrive chi vince. E così generazioni e generazioni sono cresciute nel mito dei Savoia e nella convinzione che i Borboni fossero la quintessenza dell’arretratezza e della cattiva amministrazione al punto da coniare un termine “borbonico”, in senso spregiativo, come detto dianzi.

Quelli che sono andati a Caserta e anche quelli che non ci sono andati dovrebbero studiarsi questo spicchio di storia, riflettere su San Leucio così come su quella Repubblica Serenissima di San Marco che per pari reato puniva molto più severamente il nobile rispetto al non nobile. E magari anche fare un pensierino sulla velocità di realizzazione della reggia, come a Venezia della fenice dopo l’incendio del sec, XIX, o come da noi per la strada dello Stelvio.

Dimenticando naturalmente il vertice che, come d’altronde altri vertici di altri governi, non ha certo lasciato traccia. Non certo nella storia, ma neppure nella cronaca, salvo le solite code polemiche perché “chi voleva la fase due” (Fassino & C.) e chi voleva “la cabina di regia” (Rutelli) se le sono sentite da Prodi che non ha potuto forzare a sinistra. E’ vero che così il Governo si presenta sempre più di sinistra-centro che non di centro-sinistra, e sempre meno riformista ma, probabilmente pensa Prodi, intanto così andiamo avanti…

GdS

PS Sappiamo bene che a Caserta c’è la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e D’Alema ha sostenuto che è questa la ragione della scelta. Struttura statale e quindi nessuna spesa. Ma, onestamente, non si è andati lì per questo motivo visto che a Roma, volendo, c’era solo l’imbarazzo della scelta, sempre di strutture statali dove non si spendeva nulla.

GdS
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