CASO SIRCANA: DIECI MISTERI

Partiamo dal caso Sircana, ormai passato, quasi, nel dimenticatoio. al caso Casini in attesa del caso Vattelapesca che, subentrando, manderà in archivio il precedente.

Dopo tangentopoli e calciopoli arriva, dicono loro, Vallettopoli. Noi preferiamo dire “fotopoli” visto che apprendiamo la notizia di tariffe stratosferiche per qualche fotografia scattata a questo/a o quello, a very important person, gente dello spettacolo, degli affari, dello sport, della politica che paga senza colpo ferire, a stare a quanto pubblicato, cifre che a noi basterebbero a far stampare tantissime migliaia di fotocolor.. Misteri su misteri, si fa per dire.

Mistero primo.

Il Presidente Prodi se ne va in Cina. Una visita che durerà dal 13 al 18 settembre. Il suo Capo Ufficio Stampa, on. Silvio Sircana viene fotografato prima al ristorante con una signora e poi in un viale di Roma quando, sceso dalla sua auto, è vicino ad un transessuale. Dalle intercettazioni pubblicate salta fuori che lo scoop dovrebbe essere assai fruttuoso. Primo mistero: cotanto scoop sparisce. Perché, e come mai?

Mistero secondo

Il fotografo autore degli scatti, nonostante l’intercettazione telefonica, negherà l’esistenza delle foto. Solo di fronte all’evidenza confermerà. Perché, e come mai?

Mistero terzo

Che il paparazzo avesse vecchie attrezzature bisognose di settimane per arrivare al risultato? Solo a novembre le foto ricompaiono. Un’agenzia fotografica milanese le vende al direttore di Oggi Pino Belleri, del Gruppo Rizzoli (RCS) che dichiarerà di averle comprate – una dozzina ma tre o quattro valide – per 25.000 €uro. Sarebbe già una cifra fuori di testa ma a quanto pubblicato poi si tratterebbe non di 25 ma di 100.000 €uro. Cifra pazzesca. Un perché: perché il direttore ha detto 25? Un secondo perché, più pregnante: come mai una cifra così spropositata? Un terzo perché: come può il direttore di un giornale, pur importante, decidere da solo di spendere una cifra del genere quando poi, essendo un settimanale e non essere pressato dal tempo come sarebbe stato, ad esempio, per il quotidiano della stessa RCS, Corriere della Sera,, e quindi in condizioni di valutare con calma.

Mistero quarto

Tant’é. Le foto vengono comprate, due mesi dopo gli scatti, ma non pubblicate. Il direttore di Oggi dà le sue spiegazioni che non riportiamo perché, siamo in democrazia e ognuno è libero di esprimere la sua opinione, non ci appaiono affatto convincenti. Gli occhi vengono puntati sull’amministratore delegato di RCS Perricone, vicino a Prodi al punto da essere stato il suo candidato per la direzione della RAI. Lui smentisce e dice, facendone il nome, che l’OK all’acquisto l’ha dato una certa funzionaria di RCS che solo dopo lo ha informato. Anche il Presidente ammette di aver saputo ma di non aver parlato con nessuno. Tutti zitti. Brillantissima operazione: comprare per 100.000 €uro, quasi 200 milioni di vecchie lire, alcune foto e poi chiuderle in cassaforte. Una bella notizia per l’assemblea della società con qualche azionista disponibile a rivolgersi ai Sindaci e agli altri soci presenti, magari chiedendo che la cifra sia rimborsata alla società. Non a caso, resa pubblica la cosa, le foto, guarda un po’, sono tornate indietro e così pure i soldi. L’azionista chiederà se tutti, provvigione d’agenzia compresa?

Mistero quinto

Il 14 marzo nel silenzio generale della stampa solo Il Giornale fa il nome dei “politici” di cui si parlava da qualche giorno nel contesto dell’indagine di Potenza sulle intercettazioni . L’on. Maroni ci ride sopra, non ha e non risulta nessun scheletro nell’armadio, ed esce dalla vicenda e dai pettegolezzi. Non così per il portavoce di Prodi, on. Silvio Vercana. Il direttore de “Il Giornale” se ne sente per i beati padri. Viene persino aperto un procedimento dall’Ordine dei Giornalisti. Per taluni, come il Corriere, addirittura le foto non esistono. Piccolo mistero anche qui perché le foto erano nel santa santorum di cui fa parte anche il Corriere. Passi il primo giorno ma dal secondo in poi… Nessuno ha avvisato il direttore Mieli che stava prendendo una cantonata? Fosse così RCS dovrebbe cacciare via chi sapeva ed è stato così “bambo” da non fare la cosa più elementare di questo mondo.. Facciamo una ipotesi, puramente teorica naturalmente. E se qualcuno avesse pensato, come a novembre, di riuscire a far credere veramente che le foto non esistevano?

Mistero sesto

L’on. Sircana il giorno della pubblicazione finisce in ospedale. Per una colica diranno. Va bè. Che il primo giorno quindi non parli prendiamolo per buono. Resta un mistero perché il giorno dopo non abbia detto le due cose che dirà nei giorni successivi. La prima che si era trattato di una stupida curiosità del momento. Una risposta di questo genere poteva essere data subito. La seconda che Il Giornale aveva ragione, le foto c’erano, e che le pubblicassero pure.

Ci sembra doveroso in ogni caso riferire anche la posizione dell’on. Siriana. Dalla lettera, parte finale, inviata alla Stampa di Torino dall’in. Siriana: “Ho vissuto con fastidio - quindi - il fatto che decisioni prese sull’argomento dalle autorità competenti siano state messe in relazione con la vicenda che mi ha riguardato. Voglio essere chiaro ed esplicito: nonostante il dolore profondo e non lenibile che questa vicenda mi ha procurato non posso condividere questo provvedimento e tantomeno la sua tempistica. Credo - questo sì - a un’etica dell’informazione che dovrebbe essere il faro, la guida del comportamento di quanti nell’informazione operano. Un’etica che dovrebbe spingere a non colpire le persone - tutte le persone - usando le notizie come pistole puntate alla tempia di alcuno per qualsiasi fine. Ma, detto questo, non si può impedire alla stampa di fare inchieste, di raccogliere informazioni, di pubblicare fotografie. Sta agli operatori del settore decidere, secondo la loro coscienza, quali siano i limiti da non superare. Su questo fronte - credo sia opinione condivisa - c’è ancora molto da fare. Ma ritengo altresì che su queste, che sono le regole non scritte della deontologia e del comportamento, debbano essere gli addetti del settore a interrogarsi, a dibattere, a trovare soluzioni. Comunque, questo è certo, finire in vicende come questa fa male, molto male. E so di non essere il solo ad aver sperimentato un simile trattamento, definito efficacemente dal Presidente Berlusconi come una «gogna mediatica». Da questa storia ci sono molti insegnamenti da trarre. Quelli del valore degli affetti veri, quelli delle stupidità da evitare e, per chi come me ha responsabilità forti, la necessità di lavorare sodo perché l’informazione sia sempre più libera e autorevole grazie al rispetto di regole che non sono scritte ma sono racchiuse in una sola parola: civiltà”.

Mistero settimo

Le foto pubblicate, e pare siano le migliori (!), del tutto deludenti. E si va a pagare 100.000 €uro questa robetta? Così fosse follia del pagatore. Verrebbe alla mente un quesito: per pagarle così tanto non è per caso che ci fossero altre fotografie oltre quelle emerse da quello che si cercava di accreditare che fosse il nulla?

Mistero ottavo

In tanti vorrebbero sapere a chi è venuto in mente di provvedere a grande velocità, il giorno dopo la pubblicazione sul Giornale, a varare una sorta di diktat del Garante per la protezione dei dati personali dal titolo “Diffusione di dati personali concernenti una attività di indagine in corso presso gli uffici giudiziari di Potenza - 15 marzo 2007”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 63 del 16 marzo 2007. Questo non senza ricordare che il Presidente dell’Authority Federico Pizzetti è, guarda caso, anche lui buon amico del Presidente prodi. Un diktat che non ha trovato difensori ma solo critici. Basta leggerne il dispositivo:

IL DIKTAT

a) ai sensi degli artt. 139, comma 5, 143, comma 1, lett. c) e 154, comma 1, lett. d) del Codice in materia di protezione dei dati personali, VIETA con effetto immediato a tutti i titolari del trattamento in ambito giornalistico, in relazione alla vicenda oggetto della presente decisione, di diffondere dati personali in violazione del provvedimento del Garante del 21 giugno 2006 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 27 giugno 2006, n. 147, pag. 86, in particolare del richiamato nono capoverso, lettere da a) ad e), allorché:

• si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico, oppure

• riguardino notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all'essenzialità dell'informazione

o, ancora,

• attengano a particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale;

b) dà atto che la violazione del presente provvedimento costituisce reato perseguibile d'ufficio, punito con la reclusione da tre mesi a due anni (art. 170 del Codice) ed è fonte di responsabilità risarcitoria per danno (art. 15 del Codice);

c) stabilisce che ciascuna violazione venga denunciata senza ritardo dal Garante alla competente autorità giudiziaria (art. 154, comma 1, lett. i), del Codice);

d) dispone la pubblicazione del presente provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, nonché l'invio di copia della presente decisione al Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti.

Roma, 15 marzo 2007 - IL PRESIDENTE Pizzetti

Mistero nono

Per Telecom grana 1 per Prodi con il suo consigliere economico che deve fare le valigie.

Per le foto settembrine grana 2 per Prodi con la bufera sul suo consigliere per l’informazione.

Per le foto in RCS tirato in ballo il suo amico AD del Gruppo

Per il diktat tirato in ballo il suo amico Presidente dell’Autority.

Coincidenze? Casualità?

Mistero decimo

In una nota il Consiglio superiore della Magistratura ha commentato la fuga di notizie nell'inchiesta di Potenza su vallettopoli definendola "un evidente tentativo di depotenziare la sua azione e minare la fiducia dei magistrati nei confronti dello stesso". Due giorni prima "Il Giornale" aveva pubblicato stralci dell'audizione del procuratore generale Tufano in cui avrebbe attaccato alcuni magistrati potentini.

Sensazionale: il CSM che parla di fuga di notizie! Perché questa ironia? Lo sport più praticato nei pressi dei palazzi di Giustizia è la violazione del segreto istruttorio. Ci hanno detto e ripetuto alla noia che in Italia l’azione penale è obbligatoria. Ci si spieghi allora questo mistero, il vero elemento motore di tutto il resto: perché ad ogni violazione del segreto istruttorio non si apre un fascicolo, non sii procede secondo legge e secondo Codice?

GdS

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