Il "vuoto" della politica fra etica ed economia

di Maurizio Giancarlo Malvestito ? "C?è un?altra Italia"

Il contesto socio-economico
che ha caratterizzato la storia degli ultimi quarant'anni è
stato scenario di un processo evolutivo che ha interessato
il ruolo svolto dalle imprese, con particolare riguardo agli
effetti che l'attività produttiva esercitava sull'ambiente
esterno. La concezione neoclassica secondo cui la
massimizzazione dell'utilità degli shareholders, intesa come
distribuzione dei dividendi e incremento di valore del
capitale investito, recava vantaggio anche alla
collettività, viene recepita come riduttiva da quelle
correnti di pensiero riconducibili al filone anglo-americano
della Corporate Social Responsibility (anni '50-'60) e della
Business Ethics (anni '80), che alla massimizzazione del
profitto affiancavano nuove responsabilità e funzioni
sociali alle imprese.

In questo quadro, si inserisce la questione
dell'allargamento dei possibili portatori di interesse nei
confronti dell'attività aziendale, cioè individui (stakeholders)
ben identificabili capaci di influenzare od essere
influenzati dall'attività dell'organizzazione, in termini di
prodotti, politiche e processi lavorativi. L'ampliamento
della base degli interlocutori e degli interessi spinge
verso l'acquisizione di nuove responsabilità, soprattutto
nel momento in cui vengono coinvolte le sfere del sociale e
dell'ambiente che caratterizzano il contesto operativo.

Questa nuova visione introduce il concetto di responsabilità
sociale, intesa come la presa di coscienza da parte
dell'impresa che il proprio operare produce delle
esternalità di vario tipo, positive e negative. In questo
caso essa manifesta la propria attenzione verso gli effetti
che riversa sui propri stakeholders, cercando un
bilanciamento dei differenti interessi coinvolti. Dati
questi presupposti nasce, in un contesto di crescente
cambiamento culturale, il problema di come intervenire per
esprimere l'intenzione di agire seguendo un comportamento
etico, quindi socialmente responsabile ed attento ai bisogni
della eterogenea compagine di stakeholders aziendali.Un
primo forte impatto di tutto ciò, lo si ha proprio nei
confronti della concezione della strategia d'impresa.
L'appellativo strategico che prima veniva riferito
esclusivamente alle attività economiche si estende, per
riconoscere ed accogliere il ruolo sociale dell'impresa,
esercitato da un soggetto economico allargato. L'attenzione
rivolta alle strategie come processo anziché come contenuto
comporta un graduale spostamento della matrice culturale che
ha caratterizzato gli studi strategici in passato.

L'impresa oggi non può essere semplicemente considerata come
mezzo per la realizzazione di progetti consapevoli e
deliberati, se alla base di tutto ciò non vi è forte
consapevolezza di cosa ciò comporti nei confronti della
persona e dell'ambiente. Per comprendere più a fondo il
senso di questa riflessione si osservi, a titolo
esemplificativo, quanto è accaduto nel nostro paese negli
ultimi dieci anni in relazione al comportamento
imprenditoriale ed alla conseguente pratica manageriale
progressivamente diffusasi nella gestione degli affari.
L'indebolimento della concezione etica in economia ha
favorito l'allargamento di modelli comportamentali più
attenti alla valorizzazione del reddito da capitale,
rispetto quello da lavoro. Ciò ha prodotto una spinta allo
sfruttamento delle risorse umane (viste come costo da
ridurre) e delle risorse naturali (percepite come occasioni
di business), che ha alimentato pericolosi circoli viziosi
di crescita con degrado. Nel settore finanziario, ad
esempio, lo sviluppo delle attività finanziarie non
produttive a scapito di quelle produttive in termini reali
ha provocato un pericoloso fenomeno di disintermediazione
bancaria e di finanziarizzazione dell'economia. In questo
quadro, la maggiore complessità dei mercati unitamente
all'accresciuta difficoltà competitiva hanno elevato il
fronte delle scelte opportunistiche a basso grado di
responsabilità sociale, sicchè comportamenti decisionali
alimentati da pure dinamiche di potere hanno sovente avuto
il sopravvento.

E' evidente che orientamenti di questa natura possono
spingere i soggetti a compiere scelte egoistiche, che
risultano anche deboli sotto il profilo etico in quanto
prive di un adeguato orizzonte di senso. Da qui la necessità
che vengano ridefinite le più generali linee di condotta e,
nell'immediato futuro, è auspicabile che ciò avvenga
attraverso l'adozione e la contemporanea diffusione di
modelli di comportamento imprenditoriali e di pratica
manageriale capaci di sviluppare la catena pensiero-azione
in un sistema che si qualifica per maggiore umanizzazione
dell'economia e più estesa responsabilità sociale
dell'impresa.
Maurizio Giancarlo Malvestito – "C’è
un’altra Italia"


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Maurizio Giancarlo Malvestito – "C’è un’altra Italia"
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